“Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono“, cantava Giorgio Gaber. In pochi, oggi, possono dire di sentirsi orgogliosi di essere italiani. Soprattutto chi, nato a Palermo e cresciuto a Brescia, deve ancora vedersi accusare di non esserlo completamente. Questo è il caso di Mario Balotelli, calciatore ormai noto alle cronache – sportive e non – per le sue bravate dentro e fuori dal campo.
Ultimamente, però, il suo nome è tornato sulle prime pagine dei giornali non per aver segnato un goal o per ragioni di calciomercato, bensì per essere stato vittima dell’ennesimo episodio di razzismo negli stadi. Situazioni che sono ormai il pane quotidiano di chi frequenta abitualmente un qualsiasi campo di calcio, dalla terza categoria alla Serie A. Tutti hanno sentito almeno una volta cori e offese rivolte a un giocatore solo perché di colore. Stavolta, però, la questione è tornata d’attualità per la reazione che Super Mario ha avuto, fermando l’azione di gioco e calciando furiosamente il pallone verso la curva dei tifosi dell’Hellas Verona.
Ma a far discutere, su tutto, sono stati i commenti dei protagonisti, che da subito hanno sminuito la faccenda. A partire da Ivan Juric, allenatore degli Scaligeri, il quale ha prontamente smentito l’ipotesi di discriminazione razziale, parlando di “bugie” contro i sostenitori della sua squadra. Volendo negare l’innegabile, tuttavia, il tecnico croato non ha fatto altro che aggravare la posizione degli autori di un gesto che definire esecrabile è poco.
Una situazione certamente fomentata dal clima politico
I tifosi del Verona, dal canto loro, non hanno fatto nulla per dare anche solo l’impressione di essere innocenti. Anzi, ogni dichiarazione ha contribuito a peggiorare la situazione, di per sé già gravissima. Ad esempio, sono state clamorose le parole di Luca Castellini, capo ultras della squadra veronese, che, nel tentativo di smentire le accuse di razzismo, ha precisato: “Ce l’abbiamo anche noi un negro in squadra”. Inoltre, Castellini ha voluto specificare che: “Balotelli non è del tutto italiano”, come se ciò potesse giustificare atti o insulti discriminatori nei suoi confronti. Un genio della comunicazione.
Certo, a dirla tutta, Balotelli non è proprio la persona più tranquilla e pacata del mondo (giusto questa estate ha fatto parlare di sé per una “scommessa” abbastanza particolare). Questo è infatti uno degli alibi di chi lo insulta. Tuttavia, quando la predica arriva da chi espone svastiche in curva, fa riferimenti a Hitler come esercizio goliardico ed è contemporaneamente esponente di Forza Nuova, un minimo di dubbio è lecito che ci sia. Non che il legame tra calcio e politica sorprenda. Basti pensare a episodi anche recentissimi, come i tifosi della Lazio che inneggiano a Mussolini e il saluto militare da parte dei giocatori turchi a Erdogan. È dunque chiaro come il mondo dello sport – in particolare quello del calcio – sia fortemente influenzato dal clima politico che si respira.
Balotelli tra operai dell’Ilva e “famiglie tradizionali”…
Quando un fatto diventa notizia, spesso si traduce in hashtag di tendenza. E quando si parla di ciò che va di moda su Twitter, non possono mancare le dichiarazioni di Matteo Salvini. Anche stavolta, infatti, il leader della Lega ha cavalcato l’onda social innescata dal caso Balotelli, e ha preso due piccioni con una fava associandolo (senza una logica apparente) a un altro abbastanza in voga: “Un operaio dell’Ilva vale dieci Balotelli”, ha sentenziato in meno di 240 caratteri l’ex vicepremier. Dichiarazioni dall’ampio spessore social, ma dalla scarsissima sostanza concreta e che non sono servite certo a delegittimare l’adozione di certi comportamenti negli stadi.
Sulla stessa linea si è posto Lorenzo Fontana, il quale non solo ha negato i cori razzisti, ma ha anche parlato di: “Gogna mediatica contro Verona e i suoi tifosi”. Insomma, ha rigirato le accuse di razzismo parlando di contro-razzismo. Non proprio la strategia migliore per chi si schiera in difesa di individui dalla colpevolezza già certificata. Ma è chiaro che l’ex ministro non possa esporsi più di tanto sul tema, visto il legame che lo unisce al già citato Castellini, fotografato al suo fianco in occasione del congresso di Verona di qualche mese fa. Un sostenitore della “famiglia tradizionale” che si macchia di episodi di razzismo: chi l’avrebbe mai detto?
Il caso Segre come specchio della situazione
Diciamo che, tra calcio e politica, gli italiani hanno visto sicuramente tempi migliori. Non è un caso che, quasi in concomitanza con il caso Balotelli, ci si sia trovati a parlare di quello relativo alla Senatrice Segre e all’astensione dei partiti di centrodestra in merito alle votazioni in senato sull’istituzione della Commissione straordinaria contro i fenomeni di odio e di discriminazione. Probabilmente lo specchio di una situazione generale abbastanza drammatica, che ci vede regredire a ideali di cent’anni fa invece che progredire. La stessa Liliana Segre, commentando gli episodi razzisti negli stadi, si è chiesta stupita: “Ancora guardano i colori delle persone?”. Forse lei, che ha vissuto il periodo più buio della storia contemporanea, non riesce proprio a spiegarsi come mai il mondo non sia andato avanti.
Noi tutti, invece, che certe fasi della storia non le abbiamo vissute, siamo consapevoli del fatto che sì, si guarda – eccome – al colore della pelle. E l’ultima testimonianza arriva da Torino, dove sempre i militanti di Forza Nuova (ai quali probabilmente piace sentirsi sotto i riflettori) hanno affisso uno striscione con su scritto: “Mario hai ragione, sei africano”, in riferimento al fatto che Balotelli non abbia mai rinnegato le origini dei suoi genitori biologici. E magari, inconsapevolmente, hanno ragione pure loro: Balotelli non si sente italiano, ma per (s)fortuna lo è.
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Samuel Giuliani