Verso metà marzo lo psichiatra Piero Cipriano si rese disponibile alla nostra richiesta di intervista sullo stato di salute mentale, i limiti e i rischi che le persone devono fronteggiare in questo periodo di quarantena. La seguente intervista, invece, affronta l’iniquità delle condizioni a cui sottopone la quarantena, il malessere dei bambini e il forte rischio che le organizzazioni criminali possano dominare nel sociale, arrivando prima dello Stato.
La circolare del Viminale del 31 marzo chiarisce che i bambini possono passeggiare con uno dei genitori in prossimità della propria abitazione, salvo poi escludere questa possibilità. Tuttavia, alcune Regioni impongono un regime di restrizioni maggiore: difatti in Campania non è data l’opportunità di passeggiare in prossimità delle abitazioni. In quanto psichiatra, non ritiene che per tanti bambini tali misure possano risultare eccessive e deleterie? Se sì, in che termini? E soprattutto, ci sono bambini che potrebbero soffrirne maggiormente?
I bambini sono stati completamente dimenticati da questo Governo. Vi è stata, una decina di giorni fa circa, una comunicazione da parte del Presidente del Consiglio da cui si evinceva che i bambini potessero finalmente uscire, con un genitore. Immediatamente vi è stata la protesta, soprattutto da parte di chi non ha bambini. Il grido, l’ingiunzione di restare-a-casa è stata assordante, al punto che il giorno dopo il Governo ha corretto il tiro: contrordine, ci eravamo espressi male, i bambini non possono uscire. Avranno tempo per uscire. Avranno tutta la vita per uscire. In questo momento i bambini hanno meno diritti dei cani. Perché? Perché, come sostiene il virologo-vate Burioni in un suo tweet “i figli sono gioie felicità eccetera ma anche maligni amplificatori biologici che si infettano con virus per loro quasi innocui… e li trasmettono con atroci conseguenze per l’organismo di un adulto”, e quanto è terroristica questa comunicazione? Maligni (così scrive, maligni). È chiaro che con messaggi così le persone si spaventano, non rompessero le scatole i bambini, e stessero a casa. Ma non c’è bisogno che lo dica io, lo sanno tutti, le famiglie, quelle numerose con bambini e con casa piccola e senza uno spazio esterno stanno esplodendo. Facile dire restate a casa quando si ha casa enorme con giardino. Ora Conte si è dotato di un gruppo più variegato di esperti, che potrà integrare i suggerimenti degli igienisti / infettivologi / contagisti. Tra questi ripongo molta fiducia in Fabrizio Starace, (peraltro mio amico e un basagliano) che penso sia il migliore psichiatra capace di svolgere questo ruolo. Basterebbe già solo suggerire che è più sensato chiudere le librerie e aprire i parchi. Basterebbe questo, guardi, a dare respiro alle persone.
La pandemia ha in poco tempo stanato le più grandi debolezze del nostro Paese, e se vogliamo di tutto il mondo. L’Italia vive un’emergenza sanitaria che abbiamo iniziato a toccare quando l’eccellenza lombarda si è trovata in ginocchio; ma c’è un’altra emergenza, riguarda il mondo del lavoro. Stando ai dati del Sole 24 ore, sono circa 3,7 milioni i lavoratori a nero, cioè privi di una qualsiasi tutela contrattuale, fiscale e contribuiva, e questo numero pesa un macigno. Gli esperti del settore economico li chiamano gli “invisibili”, perché normalmente nessuno ha traccia delle loro attività. È più di un mese che questi invisibili non ricevono reddito, si parla di un Reddito di Quarantena che tarda ad arrivare e, al di là di come la si pensi sui vari ammortizzatori sociali a lungo o a breve termine, si stima che la povertà assoluta in questo periodo di quarantena possa aumentare. Qual è la sua più grande preoccupazione in quanto psichiatra dinanzi a un tale scenario e in che modo lo Stato dovrebbe rispondere?
Questo fermo obbligatorio non è equo per i diversi cittadini. Così come vi è asimmetria nel tipo di casa in cui si è obbligati a restare (chi in 20 metri e chi in 200), vi sono persone (come me, per esempio, con stipendio fisso) che si trovano, data l’impossibilità di spendere altro che per il cibo, ad aver risparmiato. Altri, liberi professionisti o precari o lavoratori in nero, non sanno come comprarlo, il cibo, e se fanno mezzo chilometro in più per comprare il lievito per farsi la pizza o il pane e dunque poter risparmiare, il poliziotto gli fa pure la multa di centinaia di euro perché si è spostato dal suo quartiere. Anche qui, se il lockdown continua, e non si prevede un ammortizzatore economico che non sia il contentino, ci sarà l’assalto manzoniano ai forni, per bene che vada, oppure l’assalto delle mafie ai disperati. Leggevo l’intervista al procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho: avverte che le mafie sono agenzie di servizi più efficaci dello Stato, hanno moltissima liquidità, e se lo Stato non si muove, arriveranno prima. Già in Campania la camorra distribuisce beni alimentari alle famiglie in difficoltà, bruciando sul tempo la farraginosità dello Stato.
Come psichiatra lavora presso un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC): i suoi pazienti come stanno vivendo questa emergenza? Quali sono i pensieri e le preoccupazioni dominanti? E ancora, in quanto psichiatra, c’è qualche consiglio che vuole dare ai nostri lettori su come fronteggiare la paura di un ritorno alla normalità, alle scadenze, agli obiettivi? Se da una parte c’è l’ansia e la paura di contrarre il virus, lo stress di una vera e propria detenzione, c’è anche chi teme di guardare oltre il presente. Se ne parla poco, ma da questa quarantena potrebbero scaturire delle fobie sociali.
I pazienti non sono tutti uguali, non c’è il paziente, non c’è il disturbo unico onnicomprensivo. Ci sono persone. Ognuna reagisce a suo modo. Alcuni stanno in casa senza troppo sforzo, perché sono sempre stati volentieri in casa, prima il loro problema era il non voler uscire di casa, subivano ricoveri per il loro irremovibile stare in casa, ritiro sociale si diceva, ebbene essi in linea generale sono meno turbati dal fenomeno del lockdown, perché il lockdown è sempre stata la loro dimensione privilegiata. Sono quelli il cui stile esistenziale è incline all’idios kosmos, come diceva Eraclito, starsene nel proprio mondo privato, senza voler troppo andare incontro al koinos kosmos, al mondo della comunità, che per loro è faticoso da affrontare.
Altri pazienti invece (mettiamo un depresso, mettiamo un fobico) avrebbero un disperato bisogno di uscire, di essere nel mondo, di sapere che il mondo non è chiuso, non sta collassando, che la dimensione non è apocalittica come viene rappresentata, che il mondo non sta per finire. Ecco, un paziente del genere (ma vale lo stesso discorso per i bambini) deve poter uscire. Non solo deve essere un suo diritto, ma è proprio preventivo, ed è terapia al tempo stesso. Perché non è stato previsto tutto ciò? Dov’era l’esperto di salute mentale consulente del Governo?, mi chiedevo già nella precedente intervista. Infatti, non c’era un consulente per la salute mentale, finora il Governo ha pensato che tutto si giocasse sulla consulenza infettivologica e di igiene. Adesso ha nominato lo psichiatra Fabrizio Starace (speriamo possa dire la sua) perché forse ha compreso che il contagio, l’infezione, rischia di non essere solo polmonare ma anche psichica. E che le persone, compresse nella propria cella di quarantena domiciliare, a un certo punto esploderanno. Ma non dico le persone già con disturbi, esploderanno i cosiddetti “sani”. Ho sentito qualche giorno fa Massimo Cacciari che, in uno slancio parresiastico, diceva che la casa è un inferno. Aveva ragione. La casa è dolce casa se è il buon ritiro di chi il lavoro, il piacere, lo svago lo può esercitare altrove, in altri luoghi, ma se tutto si risolve lì, nell’arresto domiciliare domestico, ecco che la casa diventa istituzione totale. Cosa diceva Ervin Goffman in Asylums, a proposito delle istituzioni totali (carceri, manicomi, caserme, collegi)? Diceva che sono i luoghi dove non c’è alcuna separazione tra il dormire, il mangiare, il divertimento, il lavoro, il sesso, tutto è confinato lì. Stiamo facendo un assaggio globale di istituzione totale. E non è detto che, quando l’epidemia finisce, lo stato delle cose torni quello di prima.
Bruna Di Dio