Haiti
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Nel luglio del 2021 l’allora presidente di Haiti Jovenel Moïse venne assassinato da un’organizzazione para-militare mista composta da ex membri dell’esercito colombiano e militari dalla doppia cittadinanza Haitiana e Statunitense. Non è il primo episodio del genere vissuto dal Paese ma è da allora che questo è precipitato in un’acuta fase di caos e tensione politica.

In particolare queste sono peggiorate nell’ultimo mese e ancora di più negli ultimi giorni in seguito ad una visita da parte del Primo Ministro Henry in Kenya dove sarebbe giunto per firmare un accordo con l’esercito Kenyota e del Bangladesh, Barbados, Benin e Chad al fine di contrastare le bande armate che esercitano un’influenza enorme nel proprio Paese. Ciò tuttavia ha scaturito la forte reazione di queste ultime che hanno letteralmente messo al ferro e fuoco tutto il territorio, invocando le dimissioni del presidente. Nel frattempo si registrano più di 4 mila detenuti evasi, diversi poliziotti e membri delle gang uccisi.

Numeri che si aggiungono ai già alle oltre 1000 persone uccise, ferite o rapite nel solo gennaio del 2024. Jimmy Chérizier, capo dell’unione delle bande armate dichiara “Se Haiti non diventerà un paradiso, si trasformerà in un inferno”. Se il presidente non si dimetterà sarà guerra civile. Ma come si è arrivati a tutto ciò?

Haiti, una storia di ferite

Questo piccolo stato di soli 27km2 (all’incirca l’estensione della Sicilia) si estende sull’isola di Hispaniola che condivide con la Repubblica Dominicana. Scoperta nel 1492, fu utilizzata come base per i commerci della compagnia delle Indie occidentali francese e nel 1697 annessa all’impero. Da quel momento in poi il territorio di Haiti venne utilizzato prevalentemente per coltivare caffè e canna da zucchero in modo intensivo ai fini di smerciarlo in Europa, alimentando di conseguenza la tratta e lo sfruttamento degli schiavi d’Africa e la distruzione della biodiversità del territorio.

Nel 1804,su ispirazione della rivoluzione Francese, una rivolta di schiavi guidata dal generale Toussaint Louverture rese Haiti la prima nazione indipendente di tutta l’America Latina e dei Caraibi e la prima al mondo ad abolire la schiavitù. Seguirono quasi 100 anni di instabilità politica e il pagamento di un’onerosa indennità alla Francia. Infatti, sotto la minaccia di un’invasione militare, la Francia costrinse il neonato stato a pagare un’indennità di 150.000 Franchi, che avrebbe consentito un rimborso di quanto perso dalla Francia dal lasciare i propri possedimenti sull’isola. Per recuperare tale cifra enorme, il governo haitiano fu obbligato a chiedere un prestito alle stesse banche francesi, innescando un circolo vizioso che ha portato il paese sulla strada della dipendenza estera e povertà.

L’instabilità creatasi fu fra le cause che fecero si che tra 1911 e il 1915, una serie di omicidi politici e di esili forzati fece cambiare la presidenza di Haiti per ben sei volte. Fu allora che gli Stati Uniti, preoccupati che potenze straniere potessero prendere il controllo del Paese decisero di invadere l’isola mantenendone la dominazione fino al 1934.

Se il controllo statunitense portò una relativa tranquillità questa fu destinata ad interrompersi rapidamente con l’avvento di François Duvalier conosciuto come Papa Doc. Il suo mandato durato dal 1957 fino al 1971, anno della sua morte, è ricordato per un periodo di terrore e crimini. Attraverso l’espulsione, l’esecuzione pubblica di nemici di stato, l’uso della superstizione e del vudu per erigersi a una figura che veniva percepita al confine fra dittatore e divinità.

Ciò ebbe inizio a partire dal maggio del 1959 quando, dopo essersi ripreso da un breve episodio di coma causato dal diabete, Duvalier emerse trasformato: proclamò di essere la personificazione della divinità vudù Baron Samedi e cominciò a presentarsi alla sua gente vestendo gli abiti tipici della divinità (un cappello a cilindro e una marsina nera). Alla sua morte gli successe il figlio Jean-Claude Duvalier “Baby Doc” che dopo un primo periodo di apertura democratica iniziò a seguire le stesse orme e pratiche del padre.

Anche le disgrazie naturali non sono state impietose con Haiti. In particolare nell’ultimo ventennio il Paese è stato colpito da un terremoto nel 2010 che ha causato più di 100.000 vittime, da un’epidemia di colera che ha colpito l’isola nei mesi successivi, e da un uragano che nel 2016 ha ucciso 3.000 persone e ha fatto ingenti danni alle infrastrutture e ai raccolti.

Tutte queste concause hanno reso Haiti uno fra i Paesi più poveri del mondo. Nella classifica dei paesi più poveri al mondo stilata dalle Nazioni Unite si trova al 18° posto. È l’unico paese non africano a far parte delle prime venti posizioni insieme al Bangladesh 3°, Kiribati 19°, e Laos 20°. Questo contesto ha reso il Paese terreno fertile per la corruzione politica e per la proliferazione di bande criminali che di fatto giocano un ruolo centrale nel controllo informale del paese e che in questi giorni stanno mettendo a ferro e fuoco la già ferita e martoriata Repubblica di Haiti.

Giuseppe Alessio

Giuseppe Alessio
Appassionato di tutto ciò che è politica internazionale, fermamente convinto che in un mondo sempre più interconnesso anche ciò che avviene lontano ci riguardi da vicino. Ritengo che il viaggio sia uno strumento ideale per la conoscenza di sé stessi, ma che le proprie radici vanno coltivate e difese. Think Local. Act Global.

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