Intervista a Vincenzo Ferraro, Produttore Esecutivo del film “Nel nome del Padre” in uscita nella seconda metà del 2015. Dall’esperienza trentennale, vanta tantissime produzioni, lavori cinematografici e non solo, tra cui: il Cimarosa Europe Festival, il Premio Presepe Rai 1, La città della Fiaba, La luce dell’invisibile: lo sguardo altrove (di Mimmo Jodice), Rai Educational, I segni dell’uomo per conto dell’UNESCO, Rai Premium, la Play World Film Theatre di Roma, documentari sui siti letterari individuati dalla Comunità Europea trasmessi da Rai International e presentati ad innumerevoli Festival Internazionali.
Nel nome del Padre: intervista al Produttore Esecutivo
Quali conseguenze ha subito il mondo del cinema a seguito di una crisi nazionale generalizzata e non solo economica?
“Crediamo, e lo verifichiamo con il tempo, che la crisi del cinema è legata troppo spesso alla scarsa qualità degli elementi filmatici contenuti in essi, e dalla scarsa creatività dei soggetti. Si assiste spesso a tantissime imitazioni di un film, magari andato bene, ed ecco che scattano i meccanismi imitativi che a lungo andare scocciano le persone.”
Perché investire nella produzione di un film ambientato tra Napoli e Provincia?
“Più che un investimento, il nostro è una denuncia al malessere sociale dei nostri territori, fin troppo spesso abbandonati, ed utilizzati a tempo debito per scopi loschi a seconda delle circostanze politico/malavitose.”
“Nel nome del padre”, tua ultima produzione cinematografica, in uscita per la seconda metà del 2015, vuole dare di Napoli sempre un’immagine di città schiava delle sue problematiche?
“Nel nome del Padre è un Film che parla del pentimento di un camorrista, ed avviene anche e soprattutto attraverso la redenzione. Quindi con il nostro Film si vuole dare ai nostri territori un’immagine diversa da quella vista fino ad ora, evidenziandone le sue bellezze, la chiesa, gli imprenditori, le istituzioni, tutti che operano sinergicamente per la rivalutazione attiva del territorio.”
Quali sono state le difficoltà che hai affrontato per poter girare “Nel nome del padre” nell’hinterland napoletano?
“Dove fino ad oggi abbiamo scelto le location, la gente del posto e le amministrazioni ci hanno ricevuto con grande calore ed affezione. Ad Aversa, per esempio, il pubblico che assisteva è diventato parte integrante del film, ed alla fine di ogni scena applaudiva. Quindi fino ad adesso è andato tutto alla grande. Prima di girare le scene, le persone del posto volevano capire se il film fosse l’ennesima condanna del territorio, e quindi di immagini solo negative. Ma visto che Nel nome del padre è esattamente l’opposto, c’è stata molta partecipazione ed entusiasmo anche da parte dei non addetti ai lavori.”
Si è passati dal “Pizza, mandolino e tarantella” al “Droga, camorra e violenza”. Il film “Nel nome del padre” come si colloca tra questi due epiteti?
“Si colloca nel mezzo, in parte, di entrambi, perché comunque fanno parte della nostra tradizione e ci hanno resi famosi nel mondo sia in positivo che in negativo. Quindi senza ignorare queste ricchezze/brutture del territorio Napoletano, il nostro film ne accosta le immagini umane tra errori e grandi gesti.”
Quale consiglio ti senti di dare a tutti i giovani che cercano di intraprendere la carriera attoriale?
“Nel nostro cast abbiamo sempre tantissimi giovani che si sono accostati man mano al mondo del cinema; qualcuno ha iniziato addirittura anche la carriera artistica. Io dico loro di cercarci e di starci vicino, di informarsi, perché qualcosa, sicuramente di positivo, potrà accadervi. Tenacia e caparbietà sono gli elementi essenziali per poter intraprendere una carriera incentrata sulla recitazione, oltre al fatto, non meno importante, di affidarsi a registi professionali e di qualità come ad esempio Gabriele Gargiulo che ha diretto la regia di Nel Nome del Padre.”
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Fabio Palliola