Stupri e femmicidi non si fermano: il fallimento di un'intera società
Stupri e femmicidi non si fermano: il fallimento di un'intera società

In Italia gli episodi di violenza, tra stupri e femminicidi, sembrano non arrestarsi, dimostrando così il fallimento di un’intera società. Risale a pochi mesi fa l’ennesimo caso di cronaca di una ragazza di 19 anni vittima di uno stupro di gruppo: «Falla bere, poi ci pensiamo noi» avrebbero detto al barman. Gli effetti dell’alcool non tardano ad arrivare e i sette ragazzi la conducono in strada, ridendo. È l’una di notte, la città è deserta, insieme si dirigono verso il Foro Italico dove si consumerà la violenza. «Mi sono accasciata per tre volte. Io non volevo avere rapporti sessuali, non mi muovevo, ho gridato, sono caduta a terra battendo anche la testa, ma non si fermavano e Angelo rideva. Ho iniziato a ripetere “basta, basta”, ma i ragazzi hanno continuato, scambiandosi di posto. (…) Sono caduta una seconda volta e ho preso il mio telefono e ho chiamato il mio ragazzo perché chiamasse un’ambulanza. I ragazzi mi hanno preso il telefono e chiuso la chiamata. Poi mi hanno rivestita, mi hanno presa sottobraccio e accompagnato in strada e si sono allontanati». Rimasta sola, distesa su un muretto, è stata avvicinata da due ragazze alle quali ha chiesto di chiamare il suo fidanzato.

Nel frattempo, uno dei membri del branco, l’unico che la 19enne conosceva e che ha ripreso l’intera violenza, all’indomani scrive ad altri amici: «Ieri sera se ci penso un po’ mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, ma però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro vero dopo che si è sentita pure male si toccava là sotto, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio». Parole raccapriccianti che lasciano intendere la brutalità delle azioni commesse al Foro Italico. C’è chi prova ad avvertirlo: «Stai attento a questi video… non è che spunta che l’avete stuprata».

La giovane ha avuto il coraggio di denunciare la violenza subìta, di raccontare i dettagli di quella notte, di sottoporsi a visite mediche che hanno confermato lo stupro. La Polizia ha preso visione dei video di sorveglianza delle telecamere presenti lungo il tragitto ed ha così potuto individuare ed arrestare i colpevoli, di cui uno ancora minorenne al momento dell’accaduto. Oggi, i sette giovani sono in carcere mentre la ragazza, che viveva da sola dopo la morte della mamma, da qualche settimana è stata allontanata da Palermo e portata in una comunità protetta: «Ci sono donne che dopo aver denunciato vengono uccise o sfregiate e di certo nessuno vuole rischiare tutto ciò. Se ci fosse più tutela e una legge più incisiva, gli uomini stessi ci penserebbero due volte prima di fare una cosa simile. Molto spesso per loro è un semplice sfogo, ma se si parlasse di ergastolo o comunque di tanti di anni di carcere, ci penserebbero due volte anzi 20 prima di toccare una donna. (…) A volte ci si spaventa per ripercussioni da parte di parenti e amici degli stupratori come è successo a me, che sono stata inondata di minacce. Se ci fosse una protezione completa molte più donne sarebbero disposte a denunciare». Prima dell’arresto, i colpevoli hanno continuato ad esercitare violenza nei confronti della vittima. Uno di loro ha espresso la volontà di “punirla” per aver denunciato e, ad avvalorare tale presunzione, una madre consigliava al figlio di descrivere la ragazza come una “poco di buono”, quasi a voler giustificare e rendere lecito lo stupro commesso.

Secondo i dati Istat, il 24,7% delle donne ha subìto violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner, il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute; il 12,3%, invece, ha subìto minacce. Allo stesso modo, non si placano gli episodi di femminicidio: 34 morti da inizio 2023. A gennaio una ragazza di 23 anni è stata uccisa dall’ex compagno 32enne, che non accettava la fine della relazione. Lo stesso movente ha spinto Safayou Sow ad uccidere la sua ex compagna Danjela Neza lo scorso maggio. Solo qualche settimana più tardi veniva ritrovato il cadavere di Giulia Tramontano, la 29enne al settimo mese di gravidanza, uccisa per mano del suo convivente dal quale aveva deciso di separarsi dopo aver scoperto ch il compagno conduceva una vita parallela. A settembre è Angelo Reina a togliere la vita alla sua ex compagna Marisa Leo.

Credit: Pixabay.com

Come fermare stupri e femminicidi?

Una proposta avanzata nelle ultime settimane al fine di contrastare il fenomeno delle violenze sessuali riguarda la castrazione chimica. La castrazione chimica prevede l’utilizzo di farmaci che, riducendo la libido, interferisce temporaneamente con la funzionalità sessuale. In alcuni Paesi – Israele, Polonia, Stati Uniti – è esercitata nei contesti riabilitativi in quanto nasce come misura preventiva a fenomeni recidivi di stupro e pedofilia. Tuttavia, alcuni studiosi hanno precisato come non vi sia nessuna correlazione tra la castrazione chimica e l’inibizione del comportamento sessuale poiché non sempre la riduzione dei livelli di testosterone risultano sufficienti, tanto da non registrare una diminuzione dei casi di stupro. In Italia, invece, è vietata dalla Costituzione, che non ammette alcuna forma di restrizione della libertà, e dalla dottrina cattolica, che respinge amputazioni, mutilazioni e sterilizzazioni.

Una delle strade che il Governo sta dunque pensando di percorrere riguarda il processo di rieducazione di stalker, uomini violenti, e stupratori. Il 26 maggio 2022 è stato approvato un piano che prevede lo stanziamento di 9 milioni di euro per la creazione di centri di rieducazione per uomini che si sono resi autori di una qualsiasi forma di violenza. Questa proposta, tuttavia, non convince le vittime. In una lettera, la 19enne di Palermo scrive: «Ho sentito parlare di rieducazione per gli stupratori, ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza?». Un altro provvedimento riguarda il divieto, per i minori, di accedere ai siti per adulti. Anna Maria Bernini, Ministra dell’Università e della Ricerca, preferirebbe invece evitare la censura e privilegiare un’azione di “protezione per i minori” a cui devono congiuntamente partecipare tutte le “agenzie di senso” – il Governo, la famiglia, la scuola – in modo tale da “mettere i minori in condizione di assistere agli spettacoli che sono compatibili con la loro età“.

A questi percorsi, potrebbe affiancarsi l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, con lezioni sulla parità di genere, sull’importanza del rispetto e dell’empatia, su come riconoscere i campanelli d’allarme. L’obiettivo è invertire la rotta: a un aumento di denunce deve corrispondere un severo inasprimento delle pene che possa col tempo scontrarsi con quel senso di onnipotenza che caratterizza ancora oggi molti uomini. Uno stupro cambia il modo di percepire la realtà, il modo di vestire e di relazionarsi col prossimo, cambia il metro di giudizio della pericolosità di una situazione, cambia le abitudini e la quotidianità.

Aurora Molinari

1 commento

  1. Intanto bisogna identificare la radice del problema che risiede nella definizione.
    Non capisco perchè si continua a parlare di violenza patriarcale. Un padre che fa violenza contro le sue donne non è un padre vero, ma un padrone delle loro vite.
    NON PIU’ VIOLENZA PATRIARCALE, MA VIOLENZA PADRONALE.
    Padronale è l’aggettivo chiave per capire il vero problema. E’ lo scoglio che la destra non ammetterà mai. Per favore smettete tutti di chiamare patriarcale ciò che è padronale.

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