Si è conclusa qualche giorno fa la campagna elettorale più sanguinosa di sempre in Messico. Lo scorso 2 giugno circa 100 milioni di messicani si sono recati alle urne per eleggere la prima Presidentessa della Repubblica, Claudia Sheinbaum, e circa 20.700 cariche governative tra cui il sindaco di Città del Messico e governatori di diversi stati tra cui quello di Guanajuato, Jalisco, Veracruz e Yucatán. Si tratta delle elezioni più sostanziose dal punto di vista dei numeri e forse le più importanti che il Messico abbia mai sostenuto finora ma, purtroppo, questa tornata elettorale verrà ricordata anche come la più violenta della storia del paese.
Messico, elezioni insanguinate
Dall’inizio della campagna elettorale ad oggi, circa 35 candidati sono stati uccisi da sicari narcos. Ma il numero delle vittime sale se contiamo anche gli agenti delle scorte, i familiari e i colleghi degli obiettivi principali degli attentatori.
Tra i casi più recenti di omicidio in questa campagna elettorale c’è stata la sindaca di Cojita Yolanda Sanchez Figueroa. Avvocata e consulente legale in diritto civile, Sanchez è stata uccisa lo scorso martedì, a sole 24 ore dalla notizia della vittoria di Sheinbaum come Presidente della Repubblica, in un attacco armato in una zona periferica della città. Insieme a lei, anche un uomo della sua scorta è rimasto ucciso nella sparatoria. La sindaca, entrata in carica nel settembre 2021, fu già vittima di un attacco criminale nel 2023 quando venne sequestrata da tre uomini appartenenti al cartello di Jalisco mentre si trovava nella cittadina di Zapopan.
Un altro caso recente si è registrato giovedì 16 maggio a La Concordia, nella regione di Chiapas. La 28enne candidata sindaca Lucero López Maza ha perso la vita durante una manifestazione elettorale quando sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco provenienti dalla folla. Insieme a lei hanno perso la vita altre cinque persone, tra cui una bambina. Questi sono soltanto due tra i molteplici omicidi che si sono compiuti durante la campagna elettorale di quest’anno.
Il pericolo di recarsi al seggio
Se da un lato l’elettorato passivo ha fatto fatica ad arrivare sano e salvo (letteralmente) al giorno del voto, dall’altra parte c’è stato un elettorato attivo che si è visto ostacolato nella libertà di potersi recare alle urne a votare. Ben 222 seggi in tutto il Messico non hanno potuto aprire il giorno delle votazioni per motivi di sicurezza: incendi ai plichi elettorali, sparatorie e altri episodi di violenza hanno impedito a circa 120mila persone di esercitare il proprio diritto al voto tranquillamente.
Nella regione del Chiapas, nella parte sud del paese a confine con il Guatemala, sono rimasti inattivi 108 seggi. A Michoacàn, invece, ne sono rimasti chiusi 84. Inoltre, una giornata così pericolosa come questa ha visto impegnati più di 27mila persone tra soldati e membri della Guardia Nazionale.
Un paese complesso
Le elezioni in Messico non spiegano però un tasso di omicidi, inclusi quelli politici, così estremamente elevato. La causa è da ricercarsi nella presenza capillare della criminalità organizzata legata al narcotraffico, particolarmente diffusa nelle aree più povere del paese, e nelle sue continue lotte per l’egemonia. In particolare nella regione di Chiapas, roccaforte del cartello di Sinaloa, dal 2021 è in atto una guerra contro il cartello di Jalisco per l’egemonia della zona.
La regione in questione, infatti, è molto contesa tra le due organizzazioni per via della sua posizione strategica al confine con il Guatemala e permette alla criminalità organizzata di fare affari sia con il traffico di droga che con l’immigrazione clandestina verso gli Stati Uniti. Nell’ultimo ultimi lustro, il numero di omicidi ha superato i 30.000 ogni anno, corrispondenti a 23 omicidi ogni 100.000 abitanti. Per rendere l’idea, questo dato è 40 volte superiore rispetto all’Italia, dove il tasso è di circa 0,5 omicidi ogni 100.000 abitanti.
Benedetta Gravina