Antifascismo, un valore nazionale che questo governo non può celebrare
Fonte: Wikimedia Commons

Dopo la fuorviante ricostruzione storica dell’attentato di Via Rasella fatta dal Presidente del Senato – secondo il quale l’attentato dei partigiani ai danni dei soldati nazifascisti rappresenta “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza” perché i partigiani non uccisero soldati fascisti e nazisti ma italiani innocenti, “una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS – e le dichiarazioni della Premier sulla strage delle Fosse ardeatine, continuano le azioni di governo volte a delegittimare la resistenza e l’antifascismo, un valore nazionale che questa maggioranza non vuole e non può riconoscere e celebrare. Perché farlo comporterebbe rinnegare l’ideologia fascista, mai dichiaratamente condannata dai partiti di governo e dalla stessa Prima ministra, che nel corso della sua carriera politica non ha mai pronunciato la parola antifascismo.

Sulla scia delle indegne dichiarazioni del senatore La Russa, Fabrizio Allevi, sindaco di Turbigo in quota FdI, ha negato la proposta presentata dall’ANPI di dedicare un monumento al partigiano Leopoldo Gasparotto, figlio dell’allora deputato dell’Assemblea costituente Luigi Gasparotto e comandante partigiano di Giustizia e Libertà, ucciso nel campo di concentramento di Fossoli dopo aver subìto indicibili torture. Al suo posto, però, la proposta di dedicare una strada ad Ezio Maria Gray, gerarca fascista sostenitore delle politiche razziali di Mussolini e Presidente dell’Istituto Luce durante gli ultimi anni del regime, condannato a 20 anni per collaborazionismo con il Regime.

Le parole del Presidente del Senato hanno suscitato lo sdegno delle opposizioni, dell’ANPI e di numerosi storici italiani ed europei. Tra questi Lutz Klinkhammer, vicedirettore dell’Istituto storico germanico, conosciuto per i suoi studi sull’occupazione tedesca in Italia. Lo studioso ha definito la ricostruzione storica di La Russa come “una mitologia priva di ogni fondamento storico affermando che non esiste dubbio alcuno sul fatto che quelli morti a Via Rasella fossero soldati del terzo battaglione Polizeiregiment, reggimento di polizia Bozen formalmente inquadrato nella gerarchia delle SS ed impegnato nell’apparato repressivo del Terzo Reich.

Gianfranco Pagliarulo, Presidente nazionale dell’ANPI, ha poi avvalorato la gravità delle parole di La Russa definendole “indegne per l’alta carica che ricopre e che rappresentano un ennesimo e gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza”.

Ora tocca al 25 Aprile

A pochi giorni dal 25 aprile, nell’agenda di governo non è prevista la partecipazione della Premier e di nessun rappresentante del suo governo alle celebrazioni per la festa nazionale di liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ad oggi l’unica commemorazione in agenda è la cerimonia del 2 giugno per la Festa della Repubblica con il capo dello Stato.

Sempre La Russa, in un’intervista rilasciata a La Stampa lo scorso 30 ottobre aveva dichiarato, con ben sei mesi di anticipo, la sua volontà di non partecipare alle celebrazioni del 25 Aprile: «Non celebro questo 25 aprile […]. Lì non si celebra una festa della libertà e della democrazia ma qualcosa appannaggio di una certa sinistra. […] Io sono ‘super partes’, in Italia serve pacificazione nazionale.» Quel che più conta, per lui, è superare fascismo e antifascismo. Come se si trattasse di due fenomeni politici simili.

L’antifascismo è un valore nazionale si cui si fonda la nostra Repubblica, coerentemente con la XII disposizione transitoria e finale contenuta nella Costituzione e le sue leggi attuative (art. 4 L. 645/1952).

Ogni singolo articolo della legge primaria dello Stato fu pensato e scritto dai Costituenti in antitesi con la teoria e la prassi del fascismo: un nesso inscindibile, quello tra Costituzione e antifascismo, riconosciuto e magistralmente spiegato da Piero Calamandrei nel suo celebre discorso ai giovani milanesi  «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.»

La giornata del 25 aprile celebra la resistenza partigiana, l’antifascismo e il sacrificio di quanti diedero la vita per la liberazione del nostro paese. È la festa di tutti coloro che ripudiano il fascismo e i suoi orrori, cosa che – alla luce degli avvenimenti descritti – questo governo non ha ancora dimostrato di voler fare esplicitamente.

Martina Pietrograzia

Martina Pietrograzia
Redattrice e speaker radiofonico. Da sempre affascinata dal mondo della politica e dell'informazione, ho orientato i miei studi in questi due settori disciplinari conseguendo una prima laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali e successivamente una laurea magistrale in Giornalismo, media a comunicazione digitale.

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