La Groenlandia è un’isola situata tra il Canada a sud-ovest, l’Islanda a sud-est e il Mar Glaciale Artico a nord; nonostante la sua posizione rientra sotto il governo del Regno della Danimarca. L’isola ha un clima polare, ma a causa della sua vastità ci sono delle differenze climatiche tra la parte meridionale e quella settentrionale: a sud le temperature sono più miti, mentre nelle zone interne e a nord le temperature possono raggiungere anche i -60 gradi Celsius.
La calotta glaciale della Groenlandia è la seconda più importante dopo quella antartica, ed entrambe sono anche le ultime due rimaste al mondo. Il ghiaccio che la forma è così spesso che in alcuni punti raggiunge anche i 3 km di spessore: tanto dovrebbe far intuire quanto difficile sia da sciogliere; nonostante ciò il riscaldamento globale ha fatto perdere finora a quest’isola più di 220 dei suoi ghiacciai. Questi sono i dati ottenuti dalla NASA, che attraverso una missione di monitoraggio raccoglie informazioni da sei anni. La velocità con cui lo scioglimento sta avvenendo è circa 6/7 volte maggiore oggi di quanto lo era 25 anni fa, un dato che preoccupa ancora di più se teniamo in considerazione che lo scioglimento di tutti i ghiacciai della Groenlandia produrrebbe un innalzamento del livello del mare di 7,4 metri.
Le cause
La principale causa dello scioglimento dei ghiacciai è, appunto, il riscaldamento globale: nel decennio 2011-2020 la temperatura mondiale registrata è risultata 1,09 gradi superiore a quella dell’età preindustriale, ma l’allarme degli scienziati è che essa possa superare nei prossimi vent’anni il limite di 1,5 gradi, soglia oltre la quale si intensificheranno le ondate di calore e vi saranno conseguenze estreme.
Il riscaldamento globale è un processo naturale che dipende dalle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Essi sono il risultato di sistemi naturali, come ad esempio il vapore acqueo e il metano, ma anche di processi artificiali come i gas fluorati. Il principale gas serra è l’anidride carbonica, la cui produzione è aumentata drasticamente dall’età industriale e da sola ora rappresenta oltre il 75% delle emissioni causate dall’uomo.
L’aumento esponenziale della temperatura globale è un problema che ha generato un’escalation di eventi drammatici: lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione dei mari, la desertificazione e altri eventi climatici estremi ne sono gli esempi più evidenti.
Un’ulteriore causa che intensifica lo scioglimento della calotta glaciale è la frattura di laghi di superficie posti sopra al ghiacciaio. Essi rilasciano acqua salata che, mescolandosi con quella oceanica, raggiunge la base della distesa ghiacciata e va ad aumentare il fenomeno di scioglimento. I meccanismi alla base del fenomeno sono tuttora sconosciuti, ma si ipotizza che possa dipendere dai vicini moulin systems, condotti verticali che uniscono la base della calotta con la superficie.
Le conseguenze
La principale conseguenza dello scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia, oltre all’innalzamento del livello del mare che potrebbe portare nel corso degli anni alla sommersione di isole vicine, è lo scioglimento del permafrost.
Esso è uno strato di ghiaccio presente da così tanti anni che al suo interno ha intrappolati batteri “antichi” contro cui il nostro sistema immunitario non ha difese. Lo scioglimento di questo ghiaccio potrebbe rappresentare non solo un rischio per la salute globale, ma continuerebbe ad alimentare il riscaldamento globale perché anch’esso è fonte di rilascio di anidride carbonica.
Si è visto inoltre, come riportato da uno studio su Nature, che il continuo scioglimento dei ghiacciai della regione artica può modificare la distribuzione del virus della malaria in Africa: la rapidità con cui avviene questo fenomeno induce un cambio della cintura di piogge africana, diminuendo il rischio di diffusione della malaria nell’Africa occidentale e aumentandolo nell’Africa meridionale. Ciò rappresenterebbe un pericolo per la popolazione di quelle zone, non essendo stata esposta al virus nelle ultime decadi.
Ciò che dovrebbe far riflettere di più sui danni devastanti che stiamo recando al nostro pianeta sono le conseguenze che apparentemente noi non vediamo, ma che impattano enormemente sulle risorse naturali e la gente che vive di quelle. La crisi climatica è prima di tutto una questione politica: rappresenta la punta di un iceberg enorme, dove alla base vi è il colonialismo occidentale; tutto intorno, le prime macerie che si vedono sono quelle della povertà.
Miriana Di Gloria