È sabato mattina e l’appuntamento è fisso. Passi in una di quelle videoteche a noleggio poco distante da casa tua. Magari ci vai con le idee precise e in una decina di minuti hai già il tuo VHS sotto mano e puoi dedicarti alle altre commissioni. Forse sei combattuto e sfogli il catalogo di lunghi titoli e spulci le varie trame, giusto per essere sicuro di prendere la giusta decisione. Perché mica è semplice, mica come oggi, che quando i primi 10 minuti di un film non ti convincono, torni indietro per sceglierne un altro e metti un pollice in giù. Così Netflix aggiorna il suo algoritmo ed evita di proporti contenuti simili in futuro.

Eh no, in quei sabato mattina in videoteca la decisione doveva essere ponderata e pesata, pena una fallimentare domenica sera passata sul divano con una storia poco accattivante. Scegliere quale VHS noleggiare era tipo un terno a lotto, prendevi a scatola chiusa e pagavi un contenuto che potenzialmente poteva anche non piacerti. Però c’era il noleggio, e questo era ottimo, perché questa formula riduceva notevolmente i costi; stipulavi un contratto di uso temporaneo, ma questo comportava un tempo massimo in cui usufruire di quel contenuto.

Fatto sta che la cifra distintiva delle videoteche era proprio il noleggio e ciò ne ha permesso il successo; anche perché poi a dare un’affermazione al mercato ci ha pensato la pornografia, ma quella è un’altra storia.

Col tempo le videoteche furono affiancate da nuovi tipi di negozi che si occupavano della vendita e del noleggio dei film. Qualche tempo dopo nacquero i “distributori automatici” di VHS. Poi l’arrivo di internet, e la nascita delle videoteche online che recapitavano i film a domicilio; in America c’era una promettente società che solo qualche anno più tardi sarebbe diventata un caso senza precedenti: parliamo ovviamente di Netflix.

È poi il momento dei video on demand, grazie alle pay tv e dello streaming. Le nuove pratiche di fruizione si affermano e contemporaneamente fanno calare il giro d’affari delle videoteche: viene data la colpa alla pirateria su internet, ma forse i motivi sono ben più complessi.

Se consideriamo che dal 2007 al 2009 oltre 1000 videoteche chiudono in Italia ci si rende conto che la situazione è più articolata. Ad oggi ben poche sono le videoteche ancora aperte e quelle che sopravvivono fanno introiti bassi o comunque la maggior parte del giro d’affari è dovuto alla vendita di videogiochi, piuttosto che di contenuti cinematografici.

«Ho aperto questa attività per passione una quindicina d’anni fa. Ho ancora qualche VHS a scaffale, ma ormai non si vendono più, solo qualcuno le acquista per collezione. Certo, qualche DVD, Blu-ray ancora si vende, ma è chiaro che c’è stato un forte calo nelle vendite e sugli introiti».

Netflix videoteche noleggio

Viviamo nell’epoca 2.0: il market è online, siti come Amazon altro non sono che potenti centri nevralgici di aggregazione per lo shopping; il nostro iPhone X o Huawey P20 (per gli haters degli apple addicted) è un piccolo universo di opportunità e ci basta averne uno tra le mani per sentirci “connessi” al mondo.

Nell’epoca dei social, poi, siamo tutti giornalisti: l’agorà democratica della home page di Facebook diventa il luogo in cui chiunque può esprimere la propria opinione.

E poi parliamoci chiaro, perché acquistare o noleggiare un contenuto in VHS o DVD quando ci sono le varie pratiche di fruizione su internet? Che non solo abbassano i costi, ma permettono di gestire più agevolmente il palinsesto. Tu sei padrone del tuo tempo, decidi quando vedere un contenuto e dove vederlo. E questo ha dato una sferzata anche alla vecchia e cara tv così come siamo abituati a conoscerla. Non sei più costretto ad aspettare la prima serata per guardare quel film di cui tanto hai sentito parlare: lo cerchi su internet ed il gioco è fatto.

E poi c’è Netflx, che ti permette di avere con circa 10 euro al mese l’accesso ad una galleria ben fornita di contenuti.

Ma come nasce Netflix?

La storia di Netflix parte nell’agosto del 1997: l’ingegnere informatico Reed Hastings e Marc Randolph (che aveva lavorato come direttore marketing per la società di Hastings, Pure Atria), creano questo sistema online per il noleggio, chiamato NetFlix (con la F maiuscola).

Alle sue origini, Netflix altro non era che un servizio per il noleggio di DVD, VHS e videogiochi tramite posta: collegandosi al sito Internet, si sceglieva un film tra quelli disponibili e si attendeva via posta l’arrivo del prodotto; il tutto alla modica cifra di 6 $ (comprese spese di spedizione).

Quando Netflix entra sul mercato si scontra con l’enorme colosso Blockbuster: la leggenda vuole che Reed Hastings abbia deciso di dare il via all’azienda proprio dopo aver pagato 40 dollari di multa per aver restituito Apollo 13 in ritardo al suo Blockbuster di fiducia.

Ma la piattaforma è capace di essere sempre un passo avanti e punta, ad un certo punto, ad un ambizioso obiettivo: fidelizzare i clienti. Il tutto avviene grazie ad una formula di noleggio illimitato previo un pagamento forfettario mensile, che permetteva di scegliere fino a 3 titoli, riceverli via posta, restituirli e riceverne altri anche più volte nello stesso mese. E questo è il sistema che ne ha fatto il successo: nel 2005 spediva un milione di DVD al giorno, quattro anni dopo aveva circa 100.000 titoli su DVD e 10 milioni di abbonati.

Nel 2007 Netflix assume poi il volto con cui siamo abituati a riconoscerlo oggi; si trasforma, infatti, nella piattaforma di servizio video in streaming che conosciamo. Ad oggi Netflix conta circa 125 milioni di utenti abbonati in tutto il mondo (56,71 milioni negli Stati Uniti).

Qualche anno fa il camaleontico Netflix decide di darsi una nuova immagine e si trasforma addirittura in casa di produzione: nel febbraio 2013 fa il suo debutto sulla piattaforma la prima serie autoprodotta, a cui ne seguiranno altre di un discreto successo; parliamo ovviamente di House of Cards.

L’intera prima stagione viene rilasciata lo stesso giorno e questa sarà la formula vincente di Netlfix. Interfacciando con un’audience abituata a compulsivi binge watching, Netflix dà al suo pubblico ciò che cerca: un’abbuffata di episodi con cui fidelizzarlo. Una decisione potenzialmente rischiosa considerando che la serie tv è per antonomasia un prodotto seriale, che va assunto a piccole dosi, un episodio alla volta (così da avere il tempo di metabolizzarlo e commentarlo).

Ma anche in questo caso Netflix sembra averci visto giusto.

A pensarci bene Netflix altro non è che l’evoluzione 2.0 delle vecchie e care videoteche. Una rivoluzione senza precedenti, poiché la piattaforma è stata in grado sempre di innovarsi, di adattarsi alle nuove esigenze di mercato e rimanere al passo con i tempi. E poi ci sono quelle videoteche del passato costrette a chiudere per i bassi introiti; sono quelle che non sono state in grado di leggere i cambiamenti in atto, di adattarsi agli ultimi standard tecnologici e proporre soluzioni innovative e competitive. A quel punto Netflix, i siti di streaming e i video on demand hanno inferto solo il colpo di grazia, sferrato a suon di click.

Ma è inutile prendersi in giro: il mercato del lavoro è continuamente in evoluzione. Un mercato flessibile e incostante, che spinge al cambiamento, a rivoluzionarti e a saper leggere l’aria che tira.

E certo a quelli un po’ nostalgici mancheranno quei sabato mattina passati in videoteca a sfogliare i vari cataloghi per scegliere un film. Ma con i ritmi che si accelerano e il mondo che corre, qualcuno ha davvero una mattinata da perdere così?

Vanessa Vaia

Vanessa Vaia
Vanessa Vaia nasce a Santa Maria Capua Vetere il 20/07/93. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico, si iscrive a "Scienze e Tecnologie della comunicazione" all'università la Sapienza di Roma. Si laurea con una tesi sulle nuove pratiche di narrazione e fruizione delle serie televisive "Game of Series".

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