Sono passati ormai dieci giorni da quando (il 3 aprile) le dimissioni di Joseph Polimeni da commissario di governo della sanità campana sono diventate operative: sarebbe dunque il momento giusto per fare il punto sul nuovo corso della gestione della salute nella Regione. Sarebbe, appunto, se solo un nuovo corso ci fosse davvero.
Invece, la soluzione della crisi, che è cominciata ben prima delle dimissioni del funzionario toscano da una posizione amministrativa diventata troppo scomoda, a causa delle incompatibilità politiche col Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e delle oggettive deficienze operative di un piano di risanamento della sanità che non è mai del tutto decollato, è ben lontana dall’arrivare. I protagonisti dell’incertezza, a dir la verità, sono a Roma, dove il Ministero della Salute arranca per trovare una nuova sistemazione al vertice dei quadri sanitari regionali.
Sì, perché, in realtà, volendo semplificare al massimo la prospettiva locale, se c’è uno che ha le idee chiare sul post Polimeni è proprio De Luca. Convinto che la soluzione definitiva alla questione sanità sia il ritorno nelle mani di Palazzo Santa Lucia delle attribuzioni in materia di salute pubblica che metterebbe fine a sprechi di compensi (gonfiati fino a 400.000 euro annui) e di energie gestionali causati da funzionari “forestieri” e non ancorati alla realtà del territorio, il Presidente della Regione non fa mistero della sua determinazione ad usufruire della recente legge (con emendamento) che consente ai Governatori di assumere incarichi di commissariamento nelle Regioni presiedute.
Il problema, da questo punto di vista, è quindi ancora a Roma. Il Ministro della Salute Lorenzin, infatti, pur riconoscendo che i commissariamenti si siano rivelati per lo più inefficaci, è restia a concedere il punto a De Luca: preferirebbe un altro tipo di soluzione, soprattutto svincolata dalle implicazioni politiche che potrebbero risultare dal consegnare del tutto la Campania e il giudizio (positivo o negativo, a seconda dei risultati della nuova gestione commissariale) dell’opinione pubblica dell’operato del Governo, su un tema così delicato come la sanità, nelle mani di un solo uomo; un personaggio che, per di più, talvolta si è rivelato anche fortemente controverso.
Perciò, l’unica arma per cercare di guadagnare altro tempo, in attesa di risolvere positivamente la situazione per tutti (ma un po’ di più per l’esecutivo nazionale) è quella di continuare a denunciare l’insostenibilità della crisi che attraversa ormai da anni la sanità in Campania, allo scopo di sottolineare come sia necessario ponderare bene sulla giusta soluzione, prima di lanciarsi in decisioni affrettate.
Sono di qualche giorno fa le dichiarazioni brucianti del Ministro sull’insufficienza drammatica della Regione nella prestazione di servizi sanitari, che nemmeno si avvicinano alle soglie minime previste dalla legge per i Livelli di Assistenza (i famigerati LEA). Secondo uno studio presentato alla fine di marzo, infatti, la Campania si attesterebbe come ultima tra le Regione commissariate, con un risultato pari a 99 (dove il minimo considerato accettabile è 160).
A De Luca non sfugge l’occasione per giocare a rimpiattino con la Lorenzin. I dati, secondo il Presidente, sarebbero vecchi di almeno due anni (cioè del 2015): nel frattempo, si sarebbero fatti comunque dei passi avanti. «Dobbiamo continuare così. Su ogni punto noi stiamo andando avanti in maniera straordinaria», è il parere dell’inquilino di Palazzo Santa Lucia.
Sul piede di guerra contro il Ministro si è nel frattempo posta tutta la compagine politica che sostiene la Giunta in Consiglio Regionale. Le dichiarazioni più recenti sono quelle del Presidente del gruppo consiliare Campania Libera, Psi e Davvero Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che è anche componente della Commissione sanità: secondo Borrelli, «c’è la necessità di rimettere in sesto la sanità campana e non si può fare molto se perdura l’incertezza legata al commissariato esterno che, tra l’altro, è ulteriormente indebolito dalle dimissioni di Polimeni diventate effettive dal 3 aprile e dal doppio incarico del suo vice (…) Ci chiediamo cosa aspetti il ministro Lorenzin ad applicare la legge e a far uscire la Campania dall’incertezza di un commissariamento esterno che costa alla collettività oltre 400.000 euro all’anno di stipendi».
Sul disegno politico che ci sarebbe dietro all’immobilismo del Governo sulla questione sanità, Borrelli sembra avere le idee chiare: a parer suo, si continua «a perdere tempo pur di non affidare il ruolo di commissario a De Luca per interessi politici che nulla hanno a che fare con quelli dei campani ad avere garantiti almeno quei livelli essenziali di assistenza che, come ha detto la stessa Lorenzin, non hanno». La «mancata nomina di De Luca» è tanto più incomprensibile perché la «prescrive la legge (…) come è accaduto con i suoi predecessori Bassolino e Caldoro». La soluzione interna, prosegue, è comunque da preferire alla scelta di commissari che non hanno altro interesse, secondo Borrelli, che percepire i 400.000 euro di stipendio, senza riguardo per il territorio. L’allusione al voltafaccia dell’inefficace, secondo il giudizio del politico locale, Joseph Polimeni è piuttosto chiara.
Tra gli scandali di corruzione e le eterne attese, i posti letto promessi che non ci sono o che diminuiscono senza un perché (come nel caso dell’Ospedale del Mare, che apre con 100 posti in meno del previsto e praticamente senza personale né macchinari all’avanguardia) la sanità campana resta ancora in attesa del suo deus ex machina, bloccato a metà strada tra Roma e Napoli.
Ludovico Maremonti
Complimenti.molto lucido.mi permetto di aggiungere che la sventurata più importante Asl della campnia la Napoli 1centro e’al momento senza direttore generale in quanto agli arresti e continuamente coinvolta in ulteriori indagini come si legge dai quotidiani di oggi(provveditrice).ti saluto
La ringrazio per il suo commento e la precisazione doverosa e ricambio i cortesi saluti. Continueremo a seguire l’evoluzione della questione commissario nelle prossime settimane.