Lo scultore Antonio Canova nei primi anni dell’Ottocento, ebbe rapporti di committenza anche con Napoleone Bonaparte , che frattanto in Italia e a Napoli aveva instaurato il proprio potere a partire dal 1798. Tralasciando le più note opere come la “Paolina Bonaparte” oppure il “Monumento equestre di Carlo III” , ascrivibili a questo stesso periodo, poniamo l’accento su altre opere napoletane dello scultore, con qualche accenno critico e museografico. È in primis, Leopoldo Cicognara, nella sua Storia della scultura del 1817 , a fornirci una descrizione di queste opere e a proposito del “Ritratto di Letizia Ramolino Bonaparte” esprime un giudizio favorevole, per la resa compositiva attuata dal Canova, <<adagiata sulla sedia, come una giovanissima e nobil matrona, la madre di Napoleone>>. La critica non fu altrettanto concorde perché nel marmo a Chatsworth ( Dovenshire Colletion), notava una troppo stretta somiglianza all’ “Agrippina seduta” dei Musei Capitolini, quanto ,invece, per il diverso movimento delle braccia la si potrebbe paragonare all'”Agrippina Farnese”, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il cui gesso è presso il Museo di Capodimonte.
Per il Canova si rendeva sempre necessaria una libera rilettura del prototipo antico, mirante ad una sottile idealizzazione; per tal motivo che l’artista spesso venne frainteso. Congiunta a quest’opera è anche il “Napoleone come Marte Pacificatore”.
Poi nel 1807 lo scultore proponeva al Ministro dell’interno l’acquisto di alcuni gessi antichi, tra qui proprio la statua colossale dell’Imperatore, purtroppo l’originale dell’opera è attualmente disperso. Il gesso, invece, conservato a Napoli presso il Museo Archeologico Nazionale, deriva da un marmo oggi a Londra. L’anno successivo Canova ancora scriveva al Ministro dell’interno, proponendo di acquistare la statua in gesso di Madama Madre di Napoleone, incoraggiato dal favore che l’opera aveva ricevuto a Parigi. Da un documento ufficiale si evince che nel 1810 i due gessi, del Napoleone e di Letizia Ramolino , sono posti insieme sulla stessa base all’interno del Real Museo Borbonico. La terza statua che per vicende museografiche si ricollega alle prime due è : il “Ferdinando IV di Borbone”, il re, rappresentato alla maniera delle statue imperiali romane, è avvolto in un mantello bordato con il motivo dei gigli borbonici e ha il capo coperto dall’elmo di Minerva. Varie difficoltà legate al trasporto del marmo da Roma a Napoli ritardarono la realizzazione dell’opera, in un clima politico anche poco favorevole. Tuttavia Canova vi riprese a lavorare allorché il sovrano si apprestò a ritornare a Napoli.
Ad opera conclusa si decise di sistemarla nell’emiciclo che forma la sala principale del Real Museo Borbonico. Sia la collocazione così centrale che l’epigramma posto alla base della statua hanno un chiaro intento celebrativo del sovrano, il quale aveva consacrato l’edificio Palladi et Musis. L’inaugurazione della statua avvenne il 7 febbraio del 1822, stesso anno di morte del Canova, che si spegnerà 13 ottobre. Il clima postunitario imporrà poi la volontà di tener nascosti sia il “Ferdinando IV” che i due gessi, i quali solo nel 1886 potranno ricomparire insieme, in una sala al pian terreno del Museo Archeologico Nazionale, detta Sala del Canova. La scultura di Letizia Ramolino fu trasferita a Capodimonte nel 1957, mentre, le altre due sono tuttora nel Museo Archeologico di Napoli.
Fonti museografiche : Civiltà dell’Ottocento, dai Borbone ai Savoia, catalogo della mostra tenuta a Napoli e Caserta
nel 1997-1998, Electa Napoli, 1997
Per ulteriori informazioni : http:// : campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale/
Rossella Mercurio