AVERSA – L’evento “Case Matte” è approdato nella città dei manicomi, nei giorni 9 – 10 – 11 Ottobre, per riportare alla luce sia la memoria storica di tutti gli internati considerati “pazzi” nel ventennio scorso, che il lavoro di recupero degli spazi dimenticati ed inutilizzati. L’idea, nata grazie all’Associazione culturare Teatro Periferico e la collaborazione della compagnia teatrale Chille De La Balanza, era già stata sperimentata presso le strutture manicomiali di Genova, Reggio Emilia, L’Aquila, Roma, Volterra e Firenze.
“Tre giorni di arte alla Maddalena”, per rappresentare attraverso spettacoli teatrali, monologhi e brevi documentari il ricordo di testimonianze, che soffrivano la disuguaglianza fra ricchi e poveri, l’angoscia e la solitudine dovute in gran parte alla precarietà sociale, e allo stato di incomprensione individuale cui erano costretti fino alla follia, tutti gli internati dell’ex Ospedale Psichiatrico ‘la Maddalena’, a volte per un’idea, altre volte per un ideale.
Per esempio, significativa la scena dello spettacolo tratta da “Mombello. Voci da dentro il manicomio”: un gruppo di matti, reclusi nell’ospedale psichiatrico di Limbiate, decidono di rivoltarsi agli infermieri ed occupare uno stabile della struttura, quella che ospitava gli anarchici.
Perché, d’altronde, chi decide quali sono i matti?
Essi hanno avuto spesso e ingiustamente il volto dei disobbedienti, dei diversi, dei ribelli ed anticonformisti; con la colpa d’esser scomodi in una società predicante la morale e intollerante nei confronti dei più deboli.
E dei deboli, delle fragilità dell’uomo, se n’è discusso grazie al reading letterario di Gigi Gherzi, autore del libro “Atlante della città fragile”: i precari, i disoccupati, gli studenti, gli esclusi di oggi, emarginati dai contesti politici ed economici, che quotidianamente soffrono dell’individualismo in un contesto storico in cui si è soli e passivi di fronte alla repressione stessa, in forma inerme, senza cercare l’alternativa del liberarsi dalle catene dell’oppressione.
Dopo la ‘Legge Basaglia’ e a seguito della dismissione effettiva dei manicomi, è risaputo che le Istituzioni non si sono curate di valorizzare tali strutture, lasciate all’incuria e all’abbandono, nonché sottratte alla popolazione e quindi nascoste dal poter essere rivendicati come luoghi di liberazione da tale oppressione. Per questo il Laboratorio Politico ISKRA, che quotidianamente supporta la lotta dei più deboli, da tempo è in occupazione permanente in uno degli stabili situati nel complesso: come atto di rivendicazione dei tanti partigiani rinchiusi e torturati tra le mura dell’ex manicomio di Aversa, come atto di protesta dinanzi a nuove forme di fascismo che irrompono sempre più drasticamente sui territori martoriati dalla devastazione ambientale, dalla precarietà che forgia la miseria e dallo sfruttamento di risorse umane per il profitto di pochi.
È proprio presso l’ex Falegnameria della Maddalena, area riqualificata e autogestita, dove l’evento si è concluso col calore di un pubblico sensibile, in un atmosfera spettrale e profumata di candele: “Voci al di qua del muro. Sussurri e Grida dalla Maddalena”, lo spettacolo teatrale riadattato all’ottica del tema della follia, dell’isolamento e dell’incomprensione di donne, rubate alla propria esistenza e in cerca di contatto col mondo reale. Ottima rappresentazione per chi, oggi, fa sua la necessità di dare sfogo alle proprie emozioni e di sentire empaticamente le esperienze altrui.
Alessandra Mincone