Napoli. Si terrà venerdì 16 Settembre presso il Maschio Angioino il convegno “LicenziaNO le opinioni”.  Un momento di dibattito sui cinque licenziati Fiat e più in generale, sarà l’occasione per costruire una riflessione pubblica sulla libertà di opinione dei lavoratori italiani e di tutti gli individui  che vogliono manifestare il proprio pensiero.

Al convegno saranno presenti, oltre i cinque licenziati fiat: Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Eleonora Forenza, Europarlamentare di L’Altra Europa con Tsipras, Gruppo GUE/NGL, Sergio Puglia, Senatore Movimento 5 Stelle, Elena Coccia, vicesindaca della città metropolitana di Napoli, Danilo Risi, Presidente Giuristi Democratici di Napoli, Enrico Panini, Assessore al lavoro del Comune di Napoli, Amarilys Gutierrez Graffe, Console Generale venezuelana, Guido Viale, saggista, Daniela Padoan, scrittrice, Moni Ovadia, attore teatrale, regista e scrittore, Francesca Fornario, giornalista satirica, Valeria Parrella, scrittrice, Annamaria Rivera, antropologa e docente universitaria, Lorenzo Marsili, dirigente “European Alternatives”, membro di DiEM25, Ascanio Celestini, attore teatrale, regista e scrittore, Giuseppe De Marzo, Coordinatore della campagna “Miseria Ladra” di Libera, Giuseppe Gambardella, parroco chiesa San Felice di Pomigliano, Pino Marziale, avvocato, Giovanni Russo Spena, dirigente nazionale PRC, Enrico Beniamino De Notaris, psichiatra, Mimmo Mignano, operaio Fiat licenziato, Alessandro Arienzo, Università Federico II, Andrea Vitale – docente e pubblicista, Franco Rossi, docente e pubblicista.

Facciamo qualche passo indietro e ripercorriamo la storia dei cinque licenziati fiat. “La nostra era una fabbrica che cercava di resistere. Dopo anni di lotta e numerosi scioperi  arriva Marchionne alla Fiat e tenta di rieducare la fabbrica.” – ci spiegano i cinque uomini  e continuano: “Viene costituito il polo logistico di Nola. Doveva essere all’avanguardia e rappresentare un passo in avanti per l’azienda. Quel polo non è mai andato in funzione.  Quel posto ospitava 316 operai per poche ore al mese. Veniva utilizzato come confine per i disobbedienti del regime Marchionne. Una terra di mezzo dove gli operai erano costretti ad una cassa integrazione di 0 ore con 600 euro al mese. Oltre all’aspetto strettamente economico, fondamentale era anche lo status mentale degli operai. Il malessere si insinuò in loro. In quel reparto ci sono stati 3 Suicidi e altrettanti tentativi disperati. L’ultimo è stato quello di Maria Baratto” – continuano il racconto i cinque licenziati fiat: “ La morte di Maria ci aveva sconvolti. Noi abbiamo utilizzato spesso la satira come mezzo di denuncia. Pensammo di inscenare l’impichaggione di Marchionne fuori dai luoghi di produzione e fuori l’orario di lavoro.  Alla base di questo gesto vi era una forte rabbia e sensibilità. Volevamo che Marchionne prendesse atto della nostra denuncia e di quelle morti. 10 Giorni dopo l’inscenata impichaggione partì il licenziamento. Negare la libertà di satira significa venir meno alla costituzione Italiana”.

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