È da due giorni che il popolo partenopeo vede il Vesuvio andare a fuoco per colpa di incendi dolosi che stanno devastando l’ambiente.

La procura di Torre Annunziata ha aperto le indagini per comprendere quali siano state le reali cause dell’incendio che divampa e attanaglia il Vesuvio. Presumibilmente, sono otto gli inneschi utilizzati dai piromani per dar vita a un tale scempio, posizionati in luoghi difficili da raggiungere.

Vesuvio gatti piromani
Vesuvio in fiamme

Sono numerose le notizie che stanno circolando sulle “tecniche” utilizzate dai piromani per riuscire a distruggere l’intero ambiente vesuviano. Molti giornali e siti internet, in particolare, hanno riportato una notizia che è risultata molto più agghiacciante del semplice incendio doloso: sarebbero stati utilizzati gatti vivi, cosparsi di benzina, per permettere agli incendi di propagarsi più velocemente.

“Chi ha agito conosce bene quella montagna, s’è inoltrato nei boschi e per rendere più difficile l’intervento dei vigili del fuoco, ha utilizzato animali, probabilmente gatti, povere vittime da sacrificare: cosparsi di benzina e dati alle fiamme, nelle loro disperata e inutile fuga hanno raggiunto la boscaglia più fitta dov’è impossibile intervenire con rapidità quando scoppia un incendio.” scriveva Il Messaggero.

Vesuvio gatti piromani
Vesuvio

Come spesso accade quando si tratta di diffondere contenuti potenzialmente virali, però, nessuno si è preoccupato di verificare l’attendibilità della notizia, che si è così diffusa molto più velocemente dell’incendio, provocando la rabbia e lo sgomento del pubblico di internet.

Ma la notizia è stata smentita dal Corpo Forestale, raggiunto telefonicamente, che ha però confermato la natura dolosa di questi incendi. Impossibile definire con certezza le modalità di innesco dei roghi, tantomeno utilizzare i corpi carbonizzati degli animali come prova certa.

Le fiamme, lo ricordiamo, propagandosi per tutto il Vesuvio hanno spinto molte persone a fuggire di casa, hanno portato alla chiusura di ristoranti e attività commerciali e hanno impedito ai turisti di visitare uno dei paesaggi più belli che Napoli ha da offrire.

I carabinieri forestali stimano circa 50 ettari di terra bruciata, ma purtroppo queste sono solo stime iniziali destinate a crescere col trascorrere inesorabile del tempo. Tenendo conto che il fronte dell’incendio è lungo più di un chilometro, ci si aspetta un numero elevato di danni, non solo all’ambiente, ma anche alle strutture lì situate.

Andrea Chiara Petrone

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