“Workplaces matter. And they tell stories too. In these ancient behaviours of recounting and listening, of offering words – whether image or written testimony – and of wanting to conserve them because they are unique and communicate them because they are precious, in all this resides one of the highest values of a firm that has made the Whole world its horizon”. (Alessandro Magnoni, Whirlpool)
Così Alessandro Magnoni, Direttore di Relazioni Comunicative e Governative della Whirlpool ci introduce la sua azienda, che ha offerto al fotografo Alessandro Imbriaco e alla giornalista Laura Leonelli materiali preziosi per l’allestimento della loro mostra “#Placesthatmatter. I luoghi contano. E raccontano” che avrà luogo dal 5 al 18 giugno a Palazzo Reale.
Tema principale della mostra sono i luoghi di lavoro, di incontro, di condivisione e di vita dei dipendenti della nota azienda sopracitata: luoghi che conservano dentro di sé la storia dell’azienda e di tutti coloro che in maniera minore o maggiore hanno avuto a che fare con essa, luoghi che raccolgono aspirazioni e desideri che donne e uomini vi depositano e luoghi che assistono giorno dopo giorno alla nascita di nuovi legami ed amicizie.
Il progetto #Placesthatmatter mira a coniugare i valori comuni e condivisi che trascendono le distanze spaziali tra i vari stabilimenti sparsi per il mondo e le realtà storiche di ogni singolo impianto: attraverso un percorso distribuito in due grandi sale, il progetto prende vita grazie a pannelli fotografici accompagnati da didascalie composte dai racconti dei dipendenti dell’azienda intervistati.
Whirlpool: dal 1911 ad oggi
L’azienda venne fondata più di 100 anni fa dai fratelli Louis, Emory e Frederick Upton nel Michigan, ma solo nel 1950 lancerà il suo primo prodotto. Nei decenni successivi l’azienda subirà un’espansione a livello internazionale fino a superare nel 2006 la Electrolux diventando il maggior produttore mondiale di elettrodomestici.
Come ci racconta la mostra, i suoi stabilimenti hanno “invaso” nel tempo l’intera superficie terrestre: da Wroclaw in Polonia, a Libetsk in Russia, dai numerosissimi stabilimenti nelle città italiane a Isithebe in Sudafrica.
“Ayikwo inkono yobuthongo” in lingua zulu “per raggiungere buoni risultati si deve sudare”
Tra i tanti pannelli si esalta la presentazione dello stabilimento di Isithebe per l’impatto sociale che la Whirlpool ha avuto in tale paese. Fin dal 1975 l’azienda produce elettrodomestici in questa importante città sudafricana e dal 1994 (anno di abolizione dell’apartheid, durante in quale gran parte dei suoi operai non aveva nemmeno l’elettricità in casa) molte cose da un punto di vista culturale e sociale sono cambiate e in tale cambiamento vedono la Whirlpool in prima linea.
L’integrazione dell’azienda nella società africana risulta evidente nel 2016 quando essa è arrivata tra i finalisti dei KwaZulu-Natal Productivity Awards: è stato proprio grazie alla realizzazione di un centro di formazione e di un presidio sanitario all’interno della fabbrica stessa e al conseguente riconoscimento da parte di essa di salute e lavoro come diritti primari di ogni uomo che ha permesso alla Whirlpool di ottenere questo risultato inaspettato e incredibile.
Cristina Barbero