Siamo i primi a sostenere che determinate connotazioni attinenti alla sfera personale, come il sesso o la religione, non abbiano alcuna rilevanza nella valutazione di un individuo tanto nella politica come nella vita. Eppure questa volta non si può fare a meno di notare come la persona che gli elettori londinesi hanno scelto come loro nuovo sindaco, che risponde al nome di Sadiq Khan, sia di religione musulmana.

Non si può neanche fare finta che la cosa, dall’esterno, non possa sembrare un tantino singolare, visti i rapporti non proprio idilliaci di quella parte integralista del mondo islamico – Al Qaeda e Isis su tutti – con la coalizione occidentale, di cui proprio l’Inghilterra fa parte, recitando peraltro, all’interno di essa, un ruolo di leadership insieme con gli Stati Uniti.

Tutti questi elementi avrebbero potuto remare contro l’elezione di un 45enne musulmano figlio di immigrati pachistani, che ha vinto la sua corsa contro il conservatore Zac Goldsmith, ottenendo il 57 per centro delle preferenze contro il 44 del suo avversario.

Pur essendo già stato ministro dei Trasporti nel governo di Gordon Brown, Sadiq Khan ha una storia personale molto particolare, provenendo da una famiglia lavoratrice ma tutt’altro che agiata: la sua infanzia è trascorsa, infatti, in una casa popolare di tre stanze, che doveva ospitare i genitori e i suoi sette fratelli. Poi gli studi in legge brillantemente conclusi e l’apertura di uno studio legale a suo nome.

Prima dell’avventura politica, fino al 2005 Sadiq Khan è stato infatti un avvocato difensore dei diritti umani, in aperto contrasto alle discriminazioni della società inglese contro gli stranieri.

Il nome di Kahn è diventato più noto al pubblico inglese all’indomani degli attacchi terroristici di Londra, avvenuti proprio nell’anno in cui è entrato in politica. In quell’occasione, tenne un discorso particolarmente toccante sulla necessità e l’importanza di conservare e rispettare, quel giorno più che mai, i valori della tolleranza e dell’inclusione sociale, che hanno reso Londra e il Regno Unito un autentico modello di integrazione.

Pur essendo un musulmano praticante, Sadiq Khan è anche un sostenitore della laicità nelle relazioni interculturali, prova ne è che, nel corso della prima uscita ufficiale, la moglie Saadiya Khan si è presentata al pubblico priva di velo.

Di grande valenza simbolica anche il fatto che la cerimonia di insediamento abbia avuto luogo in una cattedrale cristiana, la chiesa gotica di Southwark.

Il multiculturalismo che anima l’ideologia del nuovo sindaco di Londra va inevitabilmente di pari passo con il suo europeismo, un segnale incoraggiante – e tutt’altro che scontato – soprattutto in un periodo in cui i valori dell’Europa unita sono messi a dura prova dai dissapori esistenti fra i diversi leader del continente.

Adesso è arrivato il momento di mettersi al lavoro, e il nuovo mayor sembra avere le idee chiare in merito, avendo già dichiarato che punterà sul risparmio energetico, il rispetto dell’ambiente e l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Da qualsiasi punto la si guardi, si tratta comunque di un’elezione storica, l’unica che, per molti versi, possa assomigliare all’ascesa di Obama negli Stati Uniti nel 2008.

L’insegnamento da trarne è che in un’epoca di grande diffidenza nei confronti del diverso e di reviviscenza degli estremismi xenofobi più beceri e incolti, esiste una parte dell’elettorato in grado di superare certe barriere, che nascono prima nella mente di ognuno di noi e solo successivamente al confine degli Stati, dove oggi vengono edificati muri di cemento e filo spinato, i primi veri nemici dell’integrazione.

Carlo Rombolà

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