Il Ponte sullo Stretto di Messina: l’opera più promessa dalle classi politiche, quella più maestosa da realizzare e senza dubbio la più discussa è stata approvata ed è già sotto inchiesta. Pd, Sinistra italiana e Verdi, infatti, hanno presentato un esposto nel quale chiedono chiarimenti in merito alla decisione della Stretto di Messina S.p.A. di non rendere pubblici documenti fondamentali per l’entità del progetto e le procedure. In sintesi, si parla di poca trasparenza in merito al progetto più costoso e complesso che in Italia abbiano mai provato a realizzare.
Excursus storico sull’opera più irrealizzata d’Italia
Secondo gli storici si è iniziato a parlare di questa opera già nel 250 a.C, seppur in Italia abbia iniziato ad essere discussa dal 1800. E’ proprio intorno alla fine del XIX secolo che arrivano due proposte concrete, ma non si andrà mai oltre le carte a causa del devastante terremoto che nel 1908 distrusse Messina e uccise più di 80.000 persone. Anni dopo anche Benito Mussolini arrivò ad esprimere pareri positivi sul Ponte sullo Stretto di Messina, senza mai però arrivare a finanziarlo.
Ulteriori passi avanti sono stati fatti con gli anni ’60. Nel 1969, infatti, ci si chiese concretamente se fosse possibile collegare Calabria e Sicilia vista la forte sismicità della zona, e si cercò di capirlo attraverso il “Concorso Internazionale delle Idee” da cui si svilupparono sei progetti ad hoc. Anche in questo caso non si riuscì ad andare oltre. Solo nel 1981 viene istituita la “Stretto di Messina S.p.A.” con il Governo Forlani, una società pubblica che si occupò di ulteriori studi e progetti che continuarono a svilupparsi negli anni, ma molto a rilento, fino ad arrivare al parere favorevole espresso dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nel 1997 a procedere.
Fu Silvio Berlusconi, durante la campagna elettorale del 2001, a riportare in auge il progetto per il Ponte. Proprio lui nel 2002 promise erroneamente «Il ponte di Messina questa volta si farà, lo garantiamo. Porremo la prima pietra nel 2004, e lo concluderemo entro il 2020». E fu proprio sotto il suo governo che, nel 2005, il consorzio Eurolink guidato da Pietro Salini, vinse il bando per realizzare l’opera, con tanto di piano finanziario. Tutto faceva sembrare che il progetto fosse sul punto di realizzarsi, quando il veto di Romano Prodi, in carica da due anni, nel 2008 bloccò tutto per l’ennesima volta. Nel 2011 Berlusconi ripresentò il suo cavallo di battaglia, in questo caso però bloccato dal Governo Monti in un momento storico molto complesso per le casse dello Stato.
Cinquant’anni di rimbalzi, promesse, disillusioni, progetti, rallentamenti, veti, e il Ponte sullo Stretto di Messina è sempre rimasto un mero progetto per le classi politiche che si sono succedute. Principalmente quelle di destra ma non solo. E arriviamo ad oggi.
La rivoluzione del Ponte sullo Stretto di Messina
Con la vittoria del Centrodestra alle elezioni del 2022, il Ponte sullo Stretto è tornato in auge. «È una rivoluzione economica, culturale, sociale, ambientale», con queste parole, il Ministro delle Infrastrutture e vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini descrive nel corso di una conferenza stampa dello scorso anno ciò che rappresenta il Ponte sullo Stretto di Messina, opera che lui stesso, fino a qualche anno fa definiva “inutile”. Un’opera maestosa che a suo dire creerà circa 100.000, stime non confermate da nessuno studio.
Lo scorso anno, infatti, è stata ricostituita la società Stretto di Messina S.p.A., e si è deciso di affidare i lavori sempre alla Eurolink, lo stesso consorzio a cui erano stati affidati i lavori quasi vent’anni fa. Un’altra importante caratteristica dell’opera sarebbe la sua vena green: lo stesso Salvini (nella stessa conferenza stampa del maggio 2023) ha parlato di un “risparmio di almeno 140 mila tonnellate di co2 nell’aria”, e di un canale di Sicilia “ripulito” grazie alla riduzione del traffico e della presenza di traghetti. Per quanto riguarda il rischio sismico, la struttura aerodinamica che caratterizzerebbe l’opera, la renderebbe stabile ai venti e alle scosse sismiche, fino a un grado di 7,1 magnitudo della scala Richter.
Quanto ci costerà?
Se anni fa i costi del Ponte sullo Stretto erano stati stimati intorno ai 4 miliardi di euro, oggi, anche a causa dell’inflazione dilagante, i costi sono quadruplicati, con una stima che si aggira intorno ai 13,5 miliardi di euro, più tutti i costi delle infrastrutture che andranno a collegarsi al ponte: raccordi ferroviari, stradali, metropolitane ecc.. Il tutto per costruire il ponte a campata unica più lungo del mondo. Sempre se mai verrà costruito.
E la domanda sorge spontanea: è un’opera che serve all’Italia o un (eventuale) successo che servirebbe a Salvini? No, perché tutto il Sud Italia meriterebbe di essere considerato a prescindere dalla possibilità di erigere un’opera che possa conferirci un vanto a livello internazionale. Invece sembra che solo con il Ponte sullo Stretto, siciliani e calabresi meritino una viabilità degna del ventunesimo secolo. Autostrade, sbocchi, mezzi più veloci. Più efficienti. Possibile infatti, che vengano stanziati 28 miliardi per migliorare le strade di Sicilia e Calabria solo adesso e solo “grazie” al Ponte sullo Stretto di Messina? E se per malaugurata sorte il progetto dovesse interrompersi, cosa rimarrà nelle mani dei meridionali? Non ci resta che aspettare e verificare se l’ennesima promessa elettorale verrà tradita.
Giulia Esposito