NAPOLI – La giornata dell’11 Settembre 2015, è la giornata di marcia delle donne e degli uomini scalzi. In 60 città italiane, da  Venezia a Palermo, migliaia sono le persone che hanno scelto di stare al fianco dei migranti e oggi sono scesi per le strade delle proprie città a dimostrarlo.

La marcia è partita quasi contemporaneamente in tutte le città che vi hanno aderito, e in tutte lo scopo ero lo stesso: schierarsi dalla parte di coloro che scappano da fame, povertà, persecuzioni religiose e guerre per cercare qui un po’ di fortuna. Stare con chi si incammina in viaggi della speranza, in cui alte sono le probabilità di non sopravvivere, per rincorrere e conquistare una vita migliore, più serena, al sicuro. A piedi attraversando il deserto, in barconi in mezzo al mare, nascosti in spazi terribilmente angusti in macchine o tir, uomini, donne e bambini sfidano la sorte e la vita per cercare riparo; ma non sempre nei nostri paesi hanno trovato ospitalità, generosità, gentilezza o anche solo rispetto. Per cui, artisti, giornalisti, associazioni varie e politici hanno organizzato una giornata di mobilità nazionale per dimostrare a questi popoli che l’Italia, o meglio il popolo italiano, è pronto ad ospitarli. Un inno di civiltà e umanità, a cui i partecipanti simbolicamente hanno aderito a piedi scalzi: per sottolineare l’appoggio verso i migranti che mettono in pericolo il loro corpo per raggiungere le “terre promesse”, sperando, ma senza poterlo sapere, di arrivare sani e salvi.

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Per preservare il carattere solidale della marcia è stato chiesto ai manifestanti di non portare nessuno striscione per essere sicuri di non dare nessun colore politico alla manifestazione. Nessuno apparteneva a nessuna associazione, gruppo o partito; c’erano solo uomini, donne e bambini delle più diverse nazionalità e origini, che gli uni accanto agli altri sfilavano dietro un unico  slogan: REFUGEES WELCOME” .

Quattro sono le richieste e le necessità che gli “scalzi” volevano sottolineare con la marcia:

  1. che ci siano corridoi umanitari sicuri per coloro che scappano da guerre, catastrofi e dittature;
  2. che un’accoglienza degna venga riservata a tutti;
  3. che vengano chiusi  tutti i luoghi di detenzione dei migranti;
  4. che venga creato un sistema unico di asilo in Europa.

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A Napoli in tantissimi hanno partecipato alla marcia: bambini incuriositi da quelle migliaia di piedi nudi che attraversavano le vie della città; mamme intente a spiegare il profondo significato ai loro figli di ciò che vedevano; giovani, adulti e persino anziani, che non hanno esitato a metter via scarpe e calzini per solidarietà. Tutti “armati” di colorati fiori che, arrivati sul lungomare, sono stati gettati in acqua dedicando un pensiero, una preghiera, un momento a tutti coloro che di quei viaggi non hanno visto la destinazione. E dopo la commozione di un momento tanto inteso, la marcia è continuata in un clima di festa, pace e integrazione: a suon di bongo e tromba i manifestanti si sono lasciati trasportare da canti e balli ai piedi del Castel dell’Ovo.

Oggi ha avuto inizio un nuovo cammino di civiltà, che continuerà nei giorni a seguire in altre città Europee per diffondere il medesimo messaggio e sprono di umanità. 

Lucia Ciruzzi

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