Situata nel nord della Siberia, oltre i circolo polare artico, Norilsk vanta il record (in negativo) dell’impianto industriale più inquinante al mondo. Nata come gulag nel 1935, nell’odierna città un tempo conosciuta col nome di Norillag, il destino dei quasi duecentomila abitanti corre sul filo del rasoio tra condizioni meteo estreme e un tasso di inquinamento in costante crescita. La città infernale della Russia settentrionale ospita infatti la Nornickel, una società russa di estrazione e fusione di nichel e palladio, responsabile di vari disastri ambientali tra cui la fuoriuscita di 21mila tonnellate di combustibile che, pochi giorni fa, hanno avvelenato il fiume Daldykan e migliaia di ettari di terreni.
L’agghiacciante storia di Norilsk
Correva l’anno 1921 quando un piccolo gruppo di prigionieri delle prime purghe staliniane si insediarono in un territorio a dir poco inospitale. Con una temperatura media di -10°C e un lungo inverno in cui tale temperatura può arrivare a -55°C, Norilsk è una delle città più settentrionale al mondo. Quattrocento chilometri separano il Circolo Polare Artico da quello che un tempo fu uno degli innumerevoli gulag dell’ex URSS e che a oggi è una “città bunker” quasi del tutto inaccessibile.
Città estrema, porta d’accesso alla selvaggia penisola del Taymir, dal 1935 al 1956 Norilsk (ex campo correttivo di Norillag) è stato il carcere per più di 500.000 prigionieri di oltre ventidue nazionalità diverse. Al Norillag apparteneva un altro campo di concentramento sovietico, il “campo speciale” di Gorlag, destinato esclusivamente ai prigionieri politici. Su tali campi vennero erette Norilsk e le miniere di nichel, palladio e rame che per decenni hanno rappresentato al contempo vita e morte dei cittadini/prigionieri di questa città proibita.
Lo stile architettonico sovietico, uno schiaffo alla bellezza che tenta di nascondersi tra i molteplici colori dei palazzoni, è l’inconfondibile marchio di un regime che per oltre vent’anni ha fatto di questo territorio un inferno sulla Terra. Con la caduta dell’Unione Sovietica nulla è cambiato: gli architetti incaricati di far diventare Norilsk la “città ideale” ampliarono le miniere e continuarono a costruire giganteschi e orrendi edifici, disponendoli in modo tale da ridurre il duro effetto dei venti che rendono il clima di questa città tra i più rigidi per la vita dell’uomo.
A Norilsk, tra il ghiaccio di una delle città più inquinate al mondo, vivono quasi 180 mila persone. L’accesso per i non residenti, qui dove l’inverno dura ben nove mesi, è soggetto a un permesso speciale rilasciato dal Governo russo o da qualche esperta agenzia di viaggi. Con un pò di fortuna i cittadini stranieri possono avere la possibilità di “godersi” la terribilmente affascinante città delle due milioni di tonnellate di neve all’anno e delle quasi quattro milioni di tonnellate di rame, piombo, cadmio, nichel, arsenico, zolfo e altre sostanze chimiche tossiche rilasciate nell’aria ogni dodici mesi.
Capitale di miniere e inquinamento
Miniere, metallurgia non ferrosa, energia, gas, trasporti, comunicazioni, industria delle costruzioni e alimentare, commercio, edilizia: il settore economico più importante di Norilsk è senz’altro quello industriale. A quasi 30 chilometri dalla città, dopo aver superato il fiume Noril’skaja, un altro aborto architettonico dell’uomo si erige in quella che una volta era tundra incontaminata. Fondato del 1960, il complesso di Talnakh è a oggi conosciuta come capitale mineraria della Russia. «La lunghezza totale delle miniere sotterranee di Talnakh è di circa tremila chilometri» si legge sul sito ufficiale della città di Norilsk.
Sessantamila residenti di questa città di ghiaccio, nata sul più grande giacimento di nichel e palladio al mondo, sono attualmente impiegati in uno dei più grandi centri industriali dell’intera Russia, la Nornickel. Basti pensare che un quinto del nichel utilizzato a livello globale viene estratto a Norilsk insieme ad altri elementi quali il rame, il cobalto e diversi metalli preziosi.
L’impatto sull’ambiente è devastante, non a caso questa città della Siberia è la più inquinata in Russia e tra le più inquinate al mondo. Le quasi quattro milioni di tonnellate all’anno di emissioni inquinanti rilasciate nell’aria dall’estrazioni degli elementi chimici provocano piogge acide che colorano di giallo o rosso lo strato di neve che ricopre la città. Nel raggio di circa trenta chilometri ai confini di Norilsk la vegetazione stenta a crescere e i prodotti agroalimentari presentano elevati livelli di tossicità. L’aspettativa di vita è inferiore di dieci anni alla media della Russia: qui infatti il popolo è esposto continuamente alle emissioni tossiche. Nella “città delle apocalissi” (così è stata soprannominata dai cittadini) il tasso dei tumori è il doppio rispetto al resto del Paese, l’aspettativa di vita per gli uomini è di 45 anni, per le donne si arriva a fatica a 50.
Nonostante un rapporto di Greenpeace secondo cui l’inquinamento da anidride solforosa (SO2) della Russia negli ultimi dieci anni è leggermente diminuito, nonostante le continue e poco credibili promesse ambientali della Nornickel, Norilsk sembra avere un destino segnato. Intervenendo sull’ennesimo disastro ecologico che ha colpito la città, provocato dalla fuoriuscita di ventimila tonnellate di petrolio da un serbatoio di carburante, Alexey Knizhnikov di Wwf Russia afferma che «È chiaro che senza una riconversione industriale radicale, tragedie come quella che si sta producendo in questi giorni si ripeteranno sempre».
Norilsk, come altre città nel mondo, è il lampante esempio di quanto la voglia di profitto possa spingere l’essere umano oltre qualunque limite ambientale, sociale e morale. La “città delle apocalissi” sembra essere destinata a una fine ormai certa: a causa del riscaldamento globale, il permafrost su cui si erige l’intero centro abitato si sta sciogliendo. Un rapporto di Greenpeace Russia afferma che entro il 2030 tale scongelamento aumenterà del 30-50% rispetto ai tassi del 2000. Tutto ciò si traduce in un quasi sicuro disastro ambientale di proporzioni epocali contro cui l’uomo non potrà fare nulla.
Nessun piano d’azione economico, nessuna strategia per l’aumento del tasso di occupazione basterà a giustificare lo stupro che consapevolmente i Governi di tutto il mondo stanno perpetrando nei confronti dell’ambiente. Molto presto la natura presenterà il conto. Molto presto la specie umana si ritroverà nella stessa mediocre condizione economica in cui versa oggi ma senza più possibilità di rimediare ai continui sbagli del passato, senza più possibilità di garantire alle future generazioni un diritto fondamentale, quello più importante: il diritto a una vita sana su un pianeta sano.
Marco Pisano
Gentile Marco Pisano, ho letto con molto interesse il suo articolo che ho trovato digitando Norilsk su Google in quanto volevo approfondire le cause che hanno prodotto il disastro ambientale, sia quelle dirette che quelle indirette di origine economica. Ciò che mi ha spinto a volerne sapere di più è stato un testo che compare sulla home page del sito theclimateroute.org “I DISASTRI AMBIENTALI DELLA SIBERIA”. Poichè collaboro a questo progetto, oltre a segnalarle il sito, mi permetto di invitarla ad una eventuale collaborazione.
Gentilissimo Marco Pirovano, grazie per il commento. Per quanto riguarda l’eventuale collaborazione le ho scritto privatamente via mail.
Buona giornata, Marco Pisano.