Accanto alla meravigliosa Piazza del Plebiscito, e vicino al Palazzo reale, a Piazza Trieste e Trento si erge alto, maestoso e imponente il teatro più conosciuto di Napoli e del mondo intero, nonché il teatro d’opera più antico del mondo: il Teatro di San Carlo.
Il Teatro di San Carlo fu voluto da Carlo III di Borbone e l’arduo compito di costruirlo fu allora affidato a Giovanni Antonio Medrano e a Angelo Carasele. La struttura fu edificata per essere poi inaugurata il 4 novembre 1737, giorno dell’onomastico del sovrano borbonico. In linea con gli altri edifici lussuosi costruiti nel XVIII secolo, il Teatro San Carlo contribuì a rendere Napoli una capitale europea al pari di Londra e Parigi.
Primo teatro dell’opera, il San Carlo è diventato nel corso dei secoli un vero e proprio tempio lirico: in esso c’è un incontro di tutte le arti che dilettano il pubblico. Opera, melodramma, danza, recitazione e tanto altro, lo rendono simbolo di una Napoli attiva culturalmente.
La prima opera ad andare in scena fu Achille in Sciro con musiche di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio. All’inizio, andavano in scena solo le opere serie, mentre invece gli spettacoli buffi avevano sede negli altri teatri di Napoli. A calcare il palcoscenico più famoso d’Europa erano gli attori della scuola napoletana e i musicisti della scuola di musica napoletana.
L’attività del San Carlo fu presto apprezzata dal popolo partenopeo e dagli stranieri, che riconoscevano in esso una maestria e una tecnica organizzativa e rappresentativa senza eguali: la sua magnificenza architettonica, le decorazioni in oro, gli addobbi sontuosi, imponevano una tappa fissa a tutti coloro che visitavano Partenope.
Ma nel 1816 un incendio distrusse il San Carlo: il nuovo monarca Ferdinando fece ricostruire la struttura, in quanto credeva fermamente che l’attività culturale del teatro era fondamentale per Napoli. E fu proprio nel XIX secolo che si registrò la presenza e il lavoro dei più famosi librettisti e musicisti: basti pensare all’attività svolta in qualità di direttore artistico dapprima da Gioacchino Rossini, seguito poi da Gaetano Donizetti e infine da Giuseppe Verdi.
Nel XX secolo, parallelamente al secondo conflitto mondiale, il San Carlo fu nuovamente distrutto: fu però il ricavato del concerti delle Forze Armate a pagare i danni inflitti alla struttura. A partire dal secondo dopoguerra a oggi, sono stati molteplici gli artisti che hanno invaso con la loro musica, con la loro voce e con la loro danza l’intero teatro: tra i nomi più famosi spiccano Luciano Pavarotti, Roberto Bolle, Maria Callas, Placido Domingo, Carla Fracci.
Maestoso, imponente, importante: il San Carlo vanta una platea che può contenere 1386 spettatori, un arco di cinque palchi disposti a ferro di cavallo, un ampio palcoscenico e un loggione. In tal modo è stato modello per i successivi teatri italiani e europei. È decorato in oro e con lunghi e lisci tappeti rossi che andavano a contrastare i colori dello stemma sabaudo. Ma questo fu sostituito nel 1980 dallo stemma del Regno delle Due Sicilie: attualmente resta questo lo stemma del San Carlo.
E in conclusione, ancora oggi chi ammira il teatro di Napoli resta stupefatto. E allora tornano in mente le parole che Stendhal aveva pronunciato il 12 gennaio 1817 alla vista della sala teatrale:
” … Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita …”.
Arianna Spezzaferro