Fluon, la Resistenza con uno sguardo rivolto al futuro
Foto di Alex Giacomelli

Per arrivare a quelli che sono i Fluon, bisogna andare a ritroso nel tempo. Andy (Andrea Fumagalli) e Morgan (Marco Castoldi) si incontrano nei lontani anni Ottanta a Monza. Cominciano varie collaborazioni musicali tra i due: dagli Smoking Cocks, passando per i Golden Age, fino ai più rinomati Bluvertigo che, purtroppo, nel 2002 si sciolgono: ognuno va per la sua strada. Morgan verso album solisti e il talent show X Factor, Andy si dedica, reinventandosi con successo, all’arte pittorica e grafica, diventando un artista rinomato in tutto il mondo.

Ciononostante, non abbandona la musica e, inizialmente, insieme a Faber (Fabrizio Grigolo) e al chitarrista Fabio Mittino crea i Fluon, che hanno in attivo tre singoli (“Naked”, “Polvere”, “L’assassino e il maggiordomo”) e collaborazioni illustri come quella con Enrico Ruggeri.

Successivamente, all’eclettico trio fluorescente, si unisce Luca Urbani, uno dei più brillanti cantautori italiani. Trova il successo con i Soerba, prodotti dallo stesso Morgan, insieme a Gabriele D’Amora e prosegue, poi, la sua carriera come solista.

Una Monza negli anni Ottanta che pullulava di menti genialoidi e artisticamente promettenti. C’era fermento nell’aria, parole e note nuove, mescolate, ideate, copiate. Una specie di piccola esplosione, come quella che ha creato l’Universo, frammentandolo, poi, in tanti pianeti con caratteristiche differenti.

E da qui, da questi miscugli di creatività, seguendo le traiettorie planetarie e quelle storiche di corsi e ricorsi – o più semplicemente di amicizie agevolate dalla vicinanza dei rispettivi studi di registrazione e di arte – ecco i Fluon come sono adesso: Andy, Faber, Fabio e Luca.

I tempi, però, sono cambiati. Arrivano nuove tecnologie, bisogna trovare metodi alternativi per stare a galla. La concorrenza, oramai, è spietata per i Fluon: dai talent show all’era digitale, dove tutto è permesso, a tutti è concesso di farsi ascoltare e vedere, diventa più difficile non annegare.

È proprio attraverso questi ostacoli che si trae un grande insegnamento: la determinazione, il talento, la professionalità e la profonda unione di personalità, sia dal punto di vista umano che lavorativo, hanno fatto sì che, con ingegno, i Fluon trovassero un modo attuale per finanziare i loro primo album “Futura Resistenza”, stringendo un rapporto particolare con il pubblico.

Questa idea si chiama Music Raiser; il modo in cui i Fluon l’hanno messa in atto, adattandola a loro mondo e alla loro arte, è a dir poco entusiasmante. Come funziona? Andy, nell’intervista ai nostri microfoni, ci spiega il progetto. Il futuro senza passato non esisterebbe, il talento senza la costanza neppure.

Specialmente qui in Italia, Music Raiser è un’idea innovativa. Ci spiegate come, voi Fluon, ci siete arrivati e come funziona?

«Il mondo della discografia è cambiato radicalmente nel corso degli anni, nuove tecnologie e interessanti opportunità sono emerse: una di queste è Music Raiser, piattaforma di crowdfunding italiana dedicata esclusivamente al mondo della musica, che dà la possibilità a chi è interessato ad un particolare progetto artistico di permetterne la realizzazione, con offerte libere o preacquistando diverse ricompense ideate dagli stessi artisti. Si crea, così, un contatto diretto con il proprio pubblico, in un contesto di reciproco scambio. È un atto di fiducia: il pubblico preacquista il CD, coprendo parte dei costi di produzione dello stesso. Se non viene raggiunto il risultato sperato, non ci sarà nessun album; in questo caso, chi ha supportato il progetto non perderà neanche un centesimo.»

La creatività, marchio di fabbrica dei Fluon, non è mancata neanche in questa fase. Come avete deciso le ricompense?

«Abbiamo fatto leva sulle peculiarità di ognuno di noi, cercando una serie di ricompense che potessero incuriosire e coinvolgere chi ci ha seguito nella realizzazione del progetto. Una delle offerte più emblematiche è stata la realizzazione di un quadro, che rappresenta la nostra avventura nella produzione di questo disco. La tela è stata divisa in cento parti: ciascuna di esse, è parte integrante dell’edizione limitata dell’album.»

Consigliereste Music Raiser anche ad altri artisti?

«Indubbiamente. Permette di capire la propria potenzialità, inducendo ad instaurare un rapporto sincero e veritiero con il pubblico.»

Cosa significa per voi, “Futura Resistenza”?

«Mi piace immaginare “Futura Resistenza” come l’atto di ricerca verso nuove idee volte alla sopravvivenza, quelle intuizioni geniali che permettono a noi Fluon di sentirci presenti e attivi con il nostro tempo.»

A seguito di questa prova di reciproco amore, il rapporto tra i Fluon e il proprio pubblico si può dire rafforzatosi?

«Direi proprio di sì. Si è creata una nuova sinergia che ha segnato l’inizio di una nuova strada creativa. Luca passa notti intere a chattare: i fans si divertono, tutto avviene in maniera spontanea e naturale.»

Vincenzo Nicoletti

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