Moni Ovadia è uomo di spettacolo a tutto tondo: attore teatrale, scrittore, cantante, drammaturgo, ma anche un fine intellettuale con una fruttuosa esperienza politica che lo condusse, all’indomani delle Europee 2014, ad essere eletto al Parlamento Europeo con la lista L’Altra Europa con Tsipras. Posto che poi lasciò a Curzio Maltese, come promesso fin dall’inizio.
Negli ultimi giorni, l’artista è stato ospite delle terre campane per una serie di iniziative, fra cui il lancio della campagna “Miseria Ladra”, occasione in cui abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di ottenere un’intervista esclusiva.
Siamo qui nella Domus Ars, che è la casa delle arti ma in un certo senso anche l’arte come casa, una sorta di tetto sotto cui ospitare un progetto di emancipazione morale ed intellettuale per tentare di contrastare i mali del paese come la criminalità, la corruzione, la povertà diffusa. Quanto crede sia possibile percorrere una strada del genere, ed in che modo?
Credo che sia assolutamente possibile, e questo dipende da ciascuno di noi. Il tempo della delega è finito, dobbiamo ritornare al pensiero marxista del socialismo in cui c’erano due parti: la prima era “a ciascuno secondo i suoi bisogni”, la seconda era “da ciascuno secondo le sue possibilità”. Dobbiamo riappropriarci di questa seconda parte, ed è un’idea che sta lanciando il professor Stefano Bonaga grande filosofo di Bologna e a cui anch’io aderisco. Noi dobbiamo ritornare a questo concetto: basta alla delega come deresponsabilizzazione. Vado a votare? Quello è solo un gesto che va riempito, altrimenti non serve a nulla.
L’esecutivo dovrebbe fare di più. Del resto, qui in Campania come altrove, ed anche grazie a Libera, stiamo portando avanti una campagna per l’introduzione del reddito minimo garantito. Crede che questo strumento potrebbe essere una forma di contrasto efficace alla povertà?
La forma non la conosco e non voglio deciderlo io, tuttavia questo Governo sta facendo non poco, pochissimo. Recentemente uno degli uomini più ricchi del mondo, un giovanotto di 31 anni, alla visione di sua figlia si è convinto a donare il 99% delle sue ricchezze (parla di Mark Zuckerberg, nda), allora perché lui sì e gli altri no? Perché non si trova una forma affinché il pubblico collabori per trasportare le ricchezze immense che ci sono verso chi non le ha? È un meccanismo di osmosi, ma si fa troppo poco, è una cosa che va risolta adesso, non domani: il Governo deve dire “il 2019 è l’anno della fine della povertà”. Come? I mezzi si trovano, intanto cambiando le leggi contro la corruzione e contro gli sprechi. Io per esempio abolirei la galera, la galera non serve a niente. Per me la giusta condanna del corrotto sarebbe dividere tutto come un povero, per il resto della sua vita.
Una brevissima incursione politica: come vede questo processo unitario che si sta provando ad avviare a sinistra, non senza vari ostacoli?
Quello politico? Non ci credo per niente.
Emanuele Tanzilli