La pistola elettrica, detta Taser dall’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle, è un dispositivo che sfrutta l’elettricità per inibire le funzioni motorie del soggetto colpito. Il Testo Unico della legge di pubblica sicurezza la classifica tra le “armi proprie”, mentre per Onu e Amnesty International si tratta di “strumenti di tortura”. Dal 5 settembre scorso il Taser è in dotazione in Italia per 70 agenti delle forze dell’ordine a Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Genova, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi.
Il personale di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza adibito al controllo del territorio sperimenterà per 3 mesi (prorogabili di altri 3) il modello X2 del Taser, prodotto dalla Axon Enterprise Inc. Questa società fino al 2017 si chiamava proprio Taser International: Angelino Alfano nel 2014 firmò la sperimentazione della pistola elettrica indicandone la marca invece del prodotto; dunque, i modelli di altri produttori non sono stati per nulla presi in considerazione. Esistono ad esempio modelli in grado di far partire 5 cariche consecutive invece di due, e la minima differenza di prezzo non giustifica la scelta di un modello più datato. Il Ministero dell’Interno ha scelto tramite procedura diretta, come tale contraria alla legge. È possibile quindi che vi saranno cause contro lo Stato per violazione del Codice europeo degli appalti e della concorrenza.
Come funziona il Taser?
Il modello Taser X2 utilizza impulsi elettrici con proiezione da 3 a 7 metri di due dardi, che restano collegati all’arma tramite fili conduttori. Trasmette una scarica elettrica di 63 microcoulomb che dura 5 secondi. La carica effettiva però può variare a seconda di cosa colpiscono i dardi (direttamente la pelle o prima gli indumenti). Ha una doppia cartuccia che consente di ripetere il colpo.
Il Taser ha inoltre una “scatola nera”, che fornisce informazioni su data, ora e numero di colpi sparati. È possibile aggiungere una telecamera con registrazione automatica, ma questa non è in dotazione, dunque non è oggetto della sperimentazione. Eppure sarebbe molto utile per ricostruire quanto realmente accade. Il ministro dell’interno Matteo Salvini, firmando il decreto che dà il via alla sperimentazione, ha definito il Taser “un’arma di dissuasione non letale”.
Gli effetti del Taser sul corpo umano
Gli effetti sul corpo non si conoscono perfettamente, anche perché mancano studi indipendenti. Secondo James Brophy, professore della McGill University, «i Taser sono più sicuri delle pallottole, ma non sono neppure innocui. Sarebbe da evitare laddove ci siano condizioni cardiache preesistenti, anche se è impossibile saperlo al momento del suo utilizzo. Eviterei shock ripetuti e spari al torace perché sembrerebbero incrementare il rischio di mortalità».
Nelle linee guida emesse dal Dipartimento della Pubblica sicurezza si leggono numerose precauzioni, tutte piuttosto aleatorie. Il Taser è alternativo all’arma da fuoco, nei casi in cui sia necessario immobilizzare temporaneamente il soggetto. Va mostrato per far desistere dalla condotta, e se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre considerare i rischi associati alla caduta della persona. Bisogna inoltre fare attenzione all’ambiente circostante per evitare incendi o esplosioni e considerare la “visibile condizione di vulnerabilità del soggetto, come evidente stato di gravidanza o disabilità motoria”.
Quindi, cosa succede se la situazione non è “evidente” ed il Taser viene utilizzato su un donna incinta da soli 2 mesi? Oppure su un soggetto di cui non si conoscono le condizioni di salute? Il taser è mortale per il feto e per le persone con problemi neurologici o cardiaci.
Axon ha fornito alla polizia americana precauzioni circa l’uso nei confronti di donne incinte, bambini, anziani, persone particolarmente fragili, persone sotto l’effetto di sostanze, soggetti con problemi cardiaci. Di tutte queste categorie a rischio però (ad eccezione di donne “in evidente stato di gravidanza”) non si fa riferimento nelle citate linee guida.
Al riguardo, Liberi e Uguali ha già presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministeri dell’Interno e della Salute chiedendo se abbia svolto o intenda svolgere un’indagine in relazione alla sperimentazione del Taser, che risulta potenzialmente mortale.
I precedenti: negli USA non è andata molto bene
Sull’utilizzo del Taser negli USA c’è un’interessante inchiesta pubblicata da Reuters, effettuata attraverso l’analisi di numerosi certificati autoptici dal 2000 al 2017. Sarebbero oltre 1.000 le persone decedute a seguito di immobilizzazione con Taser; di queste, 153 sarebbero morte per conseguenze dirette della scarica elettrica ricevuta. Secondo Reuters, un quarto delle persone colpite da Taser soffriva di disturbi psichici o neurologici e nove su dieci erano disarmate. Dunque per la polizia americana il Taser non è un’alternativa alla pistola a proiettile, bensì un’alternativa potenzialmente letale a strumenti di immobilizzazione come le mani o le manette.
Se gli agenti italiani seguiranno l’esempio americano (invece delle nostre linee guida), utilizzeranno il Taser non contro il rapinatore, bensì verso persone affette da disturbi mentali o che manifestano in piazza. Sul punto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone sottolinea che «laddove sono usate, le pistole elettriche non sono alternative alla pistola tradizionale, ma al manganello. L’uso di questi strumenti si presta facilmente ad abusi e finisce per essere alternativo a pratiche normali di ordine pubblico». Se nel nostro Paese, con le ferite della Diaz ancora aperte, si utilizzasse il Taser nei confronti di chi pacificamente esprime le proprie opinioni, dovremmo ritenere che il Ministero dell’Interno persegua una lotta ai diritti invece che alla criminalità.
Clara Vincelli