Sembra lontana dallo spegnersi la situazione esplosiva che a Napoli si è creata negli ultimi mesi. Esplosiva come la granata M75 di fabbricazione serba trovata in via dell’Epomeo (e subito fatta brillare dagli artificieri).
Perché se è vero che in queste settimane sono stati i vicoli del centro storico ad essere tristemente posti al centro della cronaca nera nazionale, a causa delle vittime delle faide tra i tanti clan perennemente in guerra tra loro, è anche vero che sembra essere la periferia a fare potenzialmente più paura.
Nei quartieri dove lo Stato non prova neanche ad entrare, la camorra è la prima e unica forza di governo. Amministra la vita cittadina, emana ed esegue leggi non scritte, punisce, estorce, esige, colloca al lavoro, crea lavoro. In quanto ad efficienza ha già battuto lo Stato su tutti i fronti. E proprio lo Stato sembra essere il principale imputato di questo processo che terminerà, inesorabilmente, senza un vincitore. Lo Stato debole e indifferente, che lo vedi solo per le tasse o quando mette qualche posto di blocco in più, dopo l’eclatante omicidio di turno.
A Soccavo ormai la gente deve convivere con questi “nuovi Masanielli”, così da definire con sarcasmo, che sfrecciano sui loro scooter 300 o su qualche moto di grossa cilindrata, i vestiti aderenti, i tatuaggi in bella mostra, le armi in pugno. Sfrecciano come degli invincibili cavalieri, intenti ad incantare la corte nell’ennesima giostra. Impunemente svuotano i caricatori delle loro 9×21 o addirittura dei Kalashnikov, accendendo la notte col loro piombo intriso d’onnipotenza.
E lo Stato, quello che si limita ad inviare cinquanta poliziotti per “risolvere il problema”, non capisce che questi camorristi non sparano semplicemente per affermare la loro supremazia sul territorio o per regolare qualche conto. Semplicemente fanno un po’ di casino nei territori dei loro avversari per vedervi accorrere qualche poliziotto in più. I posti di blocco fanno male (ma non così tanto in fondo) alle piazze di spaccio nemiche.
Sembra essere nell’aria una nuova guerra tra i nuovi “Masanielli” e i vecchi “Signori di banno”, i boss che hanno tenute ben salde le redini della malavita nei quartieri di periferia e nell’hinterland, e che adesso vedono vacillare i loro “regni abusivi”.
Ben più complicata e frammentaria appare invece la situazione del centro storico: tanti clan, tanti soldi, tanti morti. La guerra tra la paranza dei ragazzini e i vecchi boss ha portato di nuovo la gente del centro storico a vivere nel terrore. Gli spari nei vicoli, i morti, i poligoni di tiro improvvisati tra i tetti…tutti segnali inquietanti della mancanza di chi dovrebbe realmente garantire la sicurezza e dovrebbe creare prospettive di futuro.
La morte del giovane Genny Cesarano sembra essere stata uno schiaffo forte nella Sanità, il quartiere ha indubbiamente sentito il colpo. Non si può morire sotto casa mentre si è con gli amici. Il corteo partito da via Foria ed arrivato a piazza Cavour, è un segnale importante della presa di coscienza della gente comune: “Mentre eravamo nel Centro Sociale Carlo Giuliani ci è arrivata la notizia di questa manifestazione” – ci racconta Dario De Natale, del Centro Sociale Insurgencia – “È importante sottolineare che il corteo è nato in modo assolutamente spontaneo grazie alla gente comune, senza nessuna precedente organizzazione”.
Sabato ci saranno i funerali di Genny e ci si aspetta sicuramente una cerimonia/manifestazione di grande impatto contro la malavita: “Ci stiamo organizzando per questo” – continua ancora De Natale – “Attualmente ogni nostro pensiero è per realizzare qualcosa di incisivo nella giornata dei funerali”. “Non vogliamo fare le cose tanto per farle, giusto perché si devono fare. Qui lo Stato deve farsi vedere, creare prospettive di futuro. Evitare che la strada della malavita risulti la più semplice da percorrere e, tante volte, l’unica”.
Nel rione Sanità, uno dei più popolosi e antichi di Napoli, non c’è un asilo nido, né una scuola media. Esiste un istituto tecnico superiore, ma è il secondo in Italia per evasione scolastica. Non ci sono particolari aree ricreative (soprattutto all’aperto) e l’Ospedale San Gennaro dei Poveri (di fondamentale importanza per la vita del rione) è funestato dai tagli ed ha un pronto soccorso non più attivo.
Qualche mese fa queste strade sono state meta del pellegrinaggio politico di Matteo Renzi e Beppe Grillo. Tante furono le promesse fatte a questo microcosmo di anime inquiete e pietra lavica, che non sogna più ma muove tanti voti. Tante promesse seguite, come ormai sempre accade, da nessun fatto.
Domenico Vitale