Sono deluso dai risultati delle elezioni europee 2024? Certamente sì. Sono sorpreso? No, affatto. Quello che noto è una lenta erosione dell’assetto tradizionale: i popolari guadagnano consensi, ma i socialdemocratici arretrano e i liberali crollano (coi gentili omaggi di Renzi e Calenda). A margine anche i verdi, finito l’effetto-Greta Thunberg, pagano dazio, e questo in favore di forze antisistema o più genericamente di estrema destra.
Ma al momento, e per i prossimi cinque anni, nulla cambia. La maggioranza Ursula è ancora al suo posto, incalzata, tampinata, ma solida. I sondaggi ci avevano preparato a un’onda nera, alla deriva totalitaria, alla disgregazione dell’assetto comunitario. Stavo già facendo scorte di olio di ricino su Amazon per rivenderlo al mercato (nero, ovviamente). Poi quest’onda è arrivata, ma ha fatto più danni a livello nazionale che continentale. E l’estrema destra, a mio avviso, oggi festeggia una vittoria di Pirro.
Se analizziamo i risultati delle europee 2024, infatti, possiamo notare che al momento i gruppi legati tradizionalmente all’estrema destra guadagnano appena 13 seggi: 4 ai conservatori dell’ECR, 9 ai nazionalisti di ID. Difficile, anzi impossibile pensare a scossoni con questi numeri.
Le vittorie più grandi arrivano in Stati importanti, questo lo riconosco: c’è da sottolineare, però, che in Francia Macron sta cercando da mesi di far scoppiare la terza guerra mondiale e questo, a mio avviso, potrebbe avere un pochino influito sul grande successo del Rassemblement National. In Germania il discorso è più complesso: la “coalizione semaforo” ha oggettivamente deluso, la locomotiva d’Europa è ferma su un binario morto e il contesto ha favorito i partiti di rottura come appunto AfD.
Ma altrove, al netto dei buoni risultati in Austria e Olanda, l’estrema destra è stata poca roba. In Italia, Fratelli di Giorgia ha confermato il buon risultato, ma senza gli exploit che in passato riuscirono a Renzi e Salvini. In Spagna, Vox deve contendersi il palcoscenico con Se Acabó la Fiesta (uno dei tanti partiti nati sui social, nda); in Ungheria e in Polonia due colonne portanti del populismo nazionalista come Fidesz e PiS si fanno portare via parecchie fette di torta.
C’è poi la questione delle frammentazioni interne: com’è logico attendersi – tranne che per i loro elettori – i partiti dell’estrema destra europea faticano molto a trovare una linea politica comune, e le tensioni sono all’ordine del giorno. Immaginare che questi gruppi possano governare congiuntamente l’Europa è a dir poco fantasioso: si sbranerebbero a vicenda dopo cinque giorni.
Ma i risultati delle elezioni europee 2024 lasciano un messaggio che sarebbe bene non ignorare. Si avverte una profonda stanchezza, e un diffuso malcontento, per le logiche tradizionali. Cinque anni di pandemia, crisi energetica e conflitti hanno logorato la fiducia nelle istituzioni comunitarie. Alla gente non interessa quale modello di carrarmato verrà regalato all’Ucraina; la gente vuole fare il pieno all’auto per andare al lavoro senza spendere 100 euro.
Nota a margine importante sulle politiche ambientali: l’ambizioso Green Deal, proposto da Ursula von der Leyen per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, si è rivelato una boiata pazzesca. Auto elettriche senza le infrastrutture per utilizzarle, efficientamenti energetici imposti senza alcun incentivo. Nessuna visione chiara e coerente, nessuna riorganizzazione dei trasporti, nessuna politica energetica comune, nessuna tassazione sulle attività inquinanti. Non è così che si combatte la crisi climatica, che l’Europa è destinata a soffrire più del resto del mondo. Una tirata d’orecchie andrebbe fatta al gruppo dei verdi, che in Italia è andato bene ma che altrove, soprattutto dove ha governato, ha dimostrato confusione e incertezza.
Ma in definitiva lo spauracchio fascista rimarrà un pernacchio. Se n’è parlato così tanto, con toni così allarmistici, che adesso non sapremo a chi dare la colpa dei fallimenti futuri. E alla fine ci renderemo conto che l’attesa dell’estrema destra, nell’inerzia di politiche inefficaci, con l’atteggiamento guerrafondaio di chi non rischia mai la pelle, era già molto peggio dell’estrema destra stessa.
Emanuele Tanzilli