Il 1700 e la guerra russo-turca: in questa frase si racchiude uno di quei momenti momenti della storia che a volte stentiamo ritenere verosimili. Eppure, in realtà, questi eventi accadono e sono addirittura documentati. Il 21 luglio 1774 in Dobrugia (area geografica ad oggi ripartita tra Bulgaria e Romania) si metteva fine alle guerra russo-turca. Il trattato, firmato anche in lingua italiana, indicava l’appartenenza di alcuni territori alla Russia e la protezione sugli abitanti di fede ortodossa nell’allora Impero Ottomano.
Le relazioni diplomatiche russo-turche nella seconda metà del ‘700 si presentavano come molto tese poiché molti erano i territori contesi tra le due potenze. In effetti si può dire che gran parte dell’Europa Orientale e dei Balcani sia stata influenzata in modo determinante da questi conflitti che conobbero il proprio apice proprio tra il 1768 e il 1774.
La Russia attraversava in questo periodo una fase di forte trasformazione socio-culturale. Il forte divario con in paesi europei più avanzati era dovuto al fatto che la Russia non aveva beneficiato della buona parte degli sviluppi relativi alla storia medievale che invece avevano caratterizzato il resto del continente. I russi, però, guardavano con grande attenzione all’Europa: infatti la città di San Pietroburgo, costruita per volere dello Zar Pietro il Grande, doveva essere proprio una “finestra sull’Europa”. Caterina II, anch’essa denominata “La Grande”, regnò dal 1762 fino alla fine del secolo e il suo governo fu caratterizzato da un approccio ispirato al dispotismo illuminato e dalle forti mire espansionistiche, che avevano come obiettivo l’allargamento dei confini meridionali dell’Impero Russo. Questo avrebbe previsto l’invasione e la conquista di territori controllati dai Turchi ormai da secoli.
D’altro canto, la Turchia era un attore che intimoriva molti paesi Europei, che non gradivano il controllo dei sultani sui Balcani. A capo della Turchia vi era il Sultano Mustafa III, salito al trono nel 1757. La politica interna di Mustafa III fu caratterizzata dal voler rafforzare economicamente, amministrativamente e militarmente l’Impero. Il miglioramento delle capacità difensive e di gestione amministrativa erano parti ugualmente importanti della politica turca, fu messa più volte minacciata e avversata dalla presenza e dalle ambizioni dei russi.
La scintilla del conflitto tra russi e turchi scoccò con i disordini in Polonia del 1764, dove la nobiltà (nota come szlachta) si era opposta al re Stanislao Augusto Poniatowski, fortemente supportato e aiutato da Caterina II nel suo insediamento al trono polacco. I turchi, che non gradivano la crescita dell’influenza russa in Polonia, decisero invece di supportare i rivoltosi.
La guerra russo-turca vera e propria cominciò nel 1768, quando un reggimento cosacco alleato della Russia entrò erroneamente in territorio turco, presso Balta, per sedare un gruppo di rivoltosi polacchi. La violazione dei confini causò la reazione ottomana in quanto, secondo i turchi stessi, i russi avevano massacrato le popolazione locali.
In seguito al massacro di Balta, Mustafa III dichiarò guerra alla Russia, alleandosi con le forze di opposizione della Conferenza di Bar. I russi, invece furono supportati, in termini di consulenza, dalla marina inglese. L’armata della Confederazione di Bar fu sconfitta dal generale Suvorov, che successivamente spostò il conflitto lungo il confine russo-turco. Qui, il feldmaresciallo Rumjancev-Zadunajskij conseguì importanti vittorie nelle battaglie di Larga e di Kagul mentre il generale Panin espugnò la fortezza di Bender. Nel 1770, Pietro Da Gartenberg aveva occupato Sadgora mentre Alksej Orlov aveva ottenuto già grandi successo con la marina militare.
Dopo numerose altre sconfitte, il 21 luglio 1774 la Turchia firmò il trattato di Küçük Kaynarca, composto da 28 articoli e redatto in tre lingue ufficiali: il russo, l’italiano e il turco. Il Gran Visir Muhsinzade Mehmed Pascià firmò le copie turche e italiane del trattato, mentre il Feldmaresciallo Rumyantsev firmò i testi russi e italiani.
La scelta della lingua italiana rimane un elemento caratteristico e interessante, poiché essa rappresenta in un certo senso un elemento importante di questo conflitto. La motivazione della scelta sta nel fatto che in caso di divergenze interpretative tra il testo russo e quello turco, la regola avrebbe previsto il rifacimento al testo scritto in italiano. Un ruolo diplomatico di primo piano per la nostra lingua, in uno dei trattati di pace più rilevanti di quel secolo.
Il 1700 e la guerra russo-turca furono certamente tra gli avvenimenti più importanti di quel che tempo, che avrebbe non solo influenzato le future relazioni tra i due Paesi ma anche la futura geografia del continente europeo.
Gianluca De Santis