Tesa a evitare il collasso del sistema produttivo già debole ben prima della crisi sanitaria, l’approvazione del nuovo DPCM ha messo in campo una “potenza di fuoco” significativa per aiutare le imprese attraverso garanzie finanziarie per 400 miliardi di euro. Tuttavia, come riporta il New York Times, la situazione per molti lavoratori e lavoratrici è disastrosa, mentre ancora poco si è fatto per migliorare e completare le misure di sostegno al reddito previste dal decreto “Cura Italia” attraverso forme più o meno collaudate di Reddito di Emergenza.
In queste circostanze, il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD), in collaborazione con l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e Cristiano Gori (Università di Trento), ha avanzato una “proposta operativa” tesa a integrare le misure del decreto “Cura Italia” attraverso l’istituzione di un Reddito di Emergenza, affinché nessuno resti indietro.
L’obbiettivo fondamentale del Reddito di Emergenza è quello di evitare la diffusione dell’impoverimento e l’inasprimento delle disuguaglianze, fornendo sostegno immediato al reddito delle persone e delle famiglie colpiti pesantemente dalla crisi economica indotta dalla situazione sanitaria. Esplicitamente progettati come misure temporanee ed eccezionali, il “Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza” (REM) e il “Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo” (SEA) andrebbero ad affiancarsi alle tutele già esistenti fino al 31 agosto.
Il REM è una versione temporanea del Reddito di Cittadinanza (RdC), e andrebbe a sostituirlo per i nuovi richiedenti. Attraverso una drastica semplificazione dell’iter burocratico, la velocizzazione dell’erogazione dell’importo, la modifica dei vincoli di patrimonio mobiliare e immobiliare e soprattutto l’allentamento delle sanzioni per il lavoro irregolare, il REM costituirebbe un Reddito di Emergenza come “diga contro l’impoverimento”, poiché riuscirebbe a raggiungere la popolazione in condizione di necessità che non beneficia di altre tutele (altro che assistenzialismo).
Ma la vera novità riguarda il lavoro autonomo ed è costituita dal SEA, che sostituirebbe il bonus di 600 euro una tantum. Finanziato attraverso la fiscalità generale, questo tipo di Reddito di Emergenza punta a estendersi non solo temporalmente, ma anche a forme di lavoro autonomo non raggiunte finora. Il sostegno al reddito sarebbe determinato progressivamente in base alle condizioni economiche del nucleo familiare del beneficiario e calibrato secondo la perdita di guadagno, calcolata come proporzione del volume abituale di attività. Al di là dell’eccezionalità della misura, è sicuramente un punto di partenza per una politica strutturale di protezione contro la disoccupazione per il lavoro autonomo.
Il Reddito di Emergenza elaborato dal ForumDD è, a detta dei promotori (tra cui Fabrizio Barca), “un documento di lavoro aperto a un confronto costruttivo”, e si affianca a misure più radicali, come il Reddito di Quarantena, presentato al Governo da Cinelli e Costagliola. Se quest’ultimo prevede di sostituire per la durata dell’emergenza COVID-19 gli strumenti di sostegno attualmente in campo (come la Cassa Integrazione Guadagni), il REM e il SEA costituiscono una strategia di breve termine meglio orientata verso le questioni del medio e lungo periodo. Infatti, non solo vi è alla base un pacchetto di misure diverse per esigenze diverse, ma si coniugano strumenti già esistenti con nuove forme di Reddito di Emergenza che tutelano soggetti finora esclusi o irraggiungibili, favorendo l’attuabilità tecnica e allo stesso tempo mettendo al centro la (ri)costruzione del sistema di welfare di domani.
Decenni di segmentazione e flessibilizzazione del mercato del lavoro, esacerbato dall’esternalizzazione dei processi produttivi e dalla compressione salariale, hanno reso evidente l’impreparazione del sistema del welfare di far fronte a una crisi del genere, facendo ricadere maggiormente i costi sugli strati della popolazione più vulnerabili e meno tutelati: donne, giovani, immigrati, lavoratori inquadrati in contratti atipici o in nero, finte partite IVA, etc. È ora, nella fase d’emergenza, che è necessario porre al centro del dibattito pubblico queste questioni: non solo l’introduzione di un salario minimo, ma la costruzione di un sistema di protezione sociale che sia davvero universale e inclusivo, capace di affrontare anche attraverso il Reddito di Emergenza la crisi che ci aspetterà e di cui stiamo già vivendo gli effetti.
Augusto Heras