Hanno fatto e faranno discutere le ultime affermazioni del candidato repubblicano alle presidenziali Usa Donald Trump, in tema di immigrazone, internet e social media.

In riferimento alla prima tematica, nel corso di un comizio, Trump ha proposto di vietare ai musulmani l’ingresso in territorio USA in risposta alla sempre più sentita emergenza terrorismo. Immediate e variegate le critiche, a partire da quelle di esponenti dell’amministrazione Obama per arrivare a quelle di Jeb Bush e Chris Christie, repubblicani ed avversari dello stesso Trump alle primarie.

Bollata come incostituzionale, poiché chiaramente lesiva della libertà religiosa da giuristi e costituzionalisti interpellati sul punto, la proposta ha irritato molte cancellerie europee, vedasi le razioni di Valls e Cameron, alle prese con una non facile gestione di un perdurante periodo di altissimo livello d’allerta. D’altro canto i sondaggi però sembrano aver premiato Trump, che, dopo la strage di San Bernardino, ha visto ulteriormente aumentare i suoi consensi, avendo provato con una strategia comunicativamente aggressiva ma ben ponderata ad esorcizzare le paure di gran parte parte della società americana, fortemente acuitesi dopo gli ultimi fatti. Proprio per queste ragioni, alcuni degli altri avversari di Trump alle primarie hanno preferito non smarcarsi dal multimilionario, avendo fiutato la direzione netta che la base del partito sembra aver preso sul tema.

Secondo Trump, inoltre, per una efficace lotta al terrorismo sarebbe necessaria una limitazione di internet in alcuni paesi, ciò al fine di porre un argine al reclutamento dei miliziani da parte dell’Isis. Il candidato repubblicano ha inoltre aggiunto di voler approfondire l’argomento con Bill Gates, fondatore di Microsoft, che “capisce realmente cosa sta succedendo”.

Il tema dell’immigrazione è stato, comunque, sin dall’inizio al centro del dibattito repubblicano e, grazie alle ultime affermazioni, la stella dello stesso Trump sembra essere tornata a brillare dopo un periodo di appannamento coinciso con l’incontro di Novembre a Milwaukee organizzato dalla Fox Business tra i candidati repubblicani. In quel caso ad emergere fu un Jeb Bush che, partito come favorito, veleggia tutt’ora nelle ultime posizioni nelle classifiche di consenso. Bush criticò la proposta di Trump di costruire un muro sul confine con il Messico e rispedire a casa milioni di immigrati clandestini, cercando anche di accreditarsi le simpatie dell’elettorato latinoamericano.

Bush, presentatosi nell’occasione come un politico esperto, moderato e realista, si è dato un profilo equilibrato e di governo, cercando prima di indebolire Trump, poi Rubio, cioè gli unici due ritenuti in grado di poter concorrere realisticamente alla nomination, nonostante il neurochirurgo di fama mondiale Ben Carson sia stato per settimane in testa ai sondaggi

Secondo molti osservatori la pur ritrovata verve di Bush è stata tardiva e non basterà a convincere né la base del partito, spostata verso Trump, né gli stessi finanziatori che parrebbero aver puntato sul giovane Marco Rubio.

Gennaro Dezio

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