Secondo alcune indiscrezioni da parte dei mass media in base ai nuovi accordi della coalizione anti-Isis guidata dagli Usa gli aerei italiani saranno incaricati di bombardare in Iraq. Attualmente i velivoli italiani (quattro tornado, un aereo-cisterna e alcuni droni Predator non armati) si trovano in una base aerea in Kuwait in attesa di nuovi ordini.
Il Governo di Baghdad avrebbe chiesto a Roma un intervento militare immediato legittimando così l’azione bellica. Per ora le azioni di bombardamento restano solo un’ipotesi poiché per prendere una simile decisione è necessario il consenso del Parlamento.
Ecco le parole del Ministro della Difesa Roberta Pinotti a riguardo: «L’Italia sta valutando con gli altri partner della coalizione messa in piedi contro l’Isis “ulteriori ruoli” dei Tornado in Iraq. Quando sarà il momento, il governo riferirà in Parlamento. Le valutazioni sull’uso dei velivoli vengono fatte, sulla base delle forze su campo, delle richieste della coalizione e delle richieste del governo iracheno. Si deciderà? Vedremo, ma oggi non abbiamo elementi. Il momento di decidere non è arrivato».
Dello stesso tenore Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa al Senato, che ha spiegato che attualmente non ci sono i presupposti per un bombardamento in Iraq precisando quanto detto dal Ministro Pinotti: «Come è noto l’Italia è parte di una coalizione internazionale, è già impegnata con un’azione non attiva in termini di bombardamento. Ci è stata fatta una richiesta in tal senso e naturalmente il governo dovrà valutare questi aspetti e soprattutto preventivamente informare il Parlamento. Allo stato non c’è nessuna decisione di questo tipo».
La notizia ha suscitato subito scalpore soprattutto per quanto riguarda le opposizioni. Il leader pentastellato Beppe Grillo, in un post sul suo blog, ha così commentato l’indiscrezione attaccando per altro il Presidente Mattarella, reo di non aver preso nessuna posizione: «L’Italia non può entrare in guerra senza che prima non ci sia stato un dibattito parlamentare, un’approvazione da parte del Parlamento e un’approvazione da parte del Presidente della Repubblica. Mattarella dove sei? Pacifisti con le bandiere arcobaleno dove siete finiti? A girare le frittelle con Verdini e il Bomba (in nomen omen) alle feste dell’Unità?».
Pugno di ferro anche da parte di Sel e del suo portavoce a Montecitorio Arturo Scotto, che ha affermato: «In un Paese che si consideri democratico non si può apprendere dalla stampa che l’Italia cambierà le regole di ingaggio in Iraq impiegando i suoi tornado non più come aerei da ricognizione, bensì come dei caccia pronti a svolgere missioni di bombardamento. In queste ore leggiamo che la Difesa ha precisato che si tratta “solo di ipotesi”, il che, tuttavia, non costituisce di certo un sollievo. Chiediamo che il ministro Pinotti venga a riferire in aula immediatamente. Quanto emerso in queste ore è di una gravità che purtroppo conosciamo assai bene, già perpetrata in passato, con il Parlamento tenuto sempre all’oscuro di tutto. Noi continueremo a ripeterlo ogni qualvolta si presenterà il rischio di un intervento militare per il nostro Paese: no alle bombe, no a un’altra logorante guerra».
Contraria anche Forza Italia, che giudica un eventuale intervento troppo precipitoso. Così si sono espressi il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta e il suo compagno di partito Fabrizio Cicchitto: «Sulla politica estera l’Italia brancola nel buio. La situazione in Iraq va monitorata con grande attenzione e le scelte conseguenti ben ponderate e poi sottoposte al Parlamento».
Unici favorevoli al raid Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni: «È certamente interesse dell’Italia sconfiggere l’Isis in Iraq. Per questo Fratelli d’Italia è favorevole anche ad eventuali bombardamenti condotti dalle nostre Forze Armate». Salvo improbabili colpi di scena l’intervento militare in Iraq sembrerebbe essere quindi scemato e destinato a restare solo un’indiscrezione della stampa. La maggioranza ha detto no.
Vincenzo Nicoletti