Fortuna di Nicolò Govoni è la “prova narrativa più matura e provocatoria” dello scrittore cremonese: ex volontario, attivista, insegnante, fondatore di Still I Rise e di numerose scuole dedicate ai bambini in difficoltà, dislocati negli angoli più “difficili” del mondo, torna in libreria, dopo il successo di Se Fossi tuo Figlio e Bianco come Dio, con un terzo romanzo “da brividi”, travolgente in ogni sua pagina. Fortuna di Nicolò Govoni è una lettura da mettere sotto l’ombrellone e assaporare a poco a poco. Govoni attraverso una storia distopica (non così troppo lontana dalla realtà) lancia la sua denuncia in tema di migrazioni, immaginando un futuro possibile governato dall’egoismo e dalla competizione, per ricordarci che è soltanto insieme, restando uniti, che noi esseri umani possiamo davvero salvarci. “Dicono che siamo gli artefici del nostro destino, che siamo liberi di agire come meglio crediamo. Ma la libertà è una grossa responsabilità, ed è reale solo se condivisa. Nessuno è libero, finché non lo sono tutti quanti”.
Di che cosa tratta Fortuna
Hans, Juju e Nonna sono i tre protagonisti di Fortuna di Nicolò Govoni: una famiglia particolare che, in un fuga da un’Europa al collasso, alle prese con guerra e crisi migratorie, tenta di raggiunge Truva, “la Città della Speranza“, un gigantesco campo profughi in cui il potere è gestito dalla piattaforma online Fortuna. Una volta arrivati, la donna anziana e i due “finti” nipoti ricevono come tutti gli ospiti una tenda per riposare e uno dispositivo elettronica, l’unico strumento di salvezza per “scalare” i gradini della società e acquisire potere. Il cibo, i vestiti, così come la reputazione e il rispetto te li devi guadagnare: ognuno è artefice del proprio destino, e nel campo la ricchezza di costruisce solo postando via social. Chi accumula più like e follower infatti ha accesso privilegiato agli aiuti umanitari; i meno popolari si accontentano delle briciole.
Così attraverso una narrazione al limite tra la distopia e la realtà, Govoni tenta di trasporre su carta le speranze e i tormenti di un lungo viaggio, che oltrepassa confini fisici e limiti umani. “Mentre Hans lotta con i fantasmi del passato e la cinica Nonna cerca con ogni mezzo di procurarsi visibilità, è Juju a domandarsi che senso abbia un mondo in cui ci si salva solo a spese degli altri”. Dentro l’animo della ragazzina si nasconde uno spirito da leader e i semi della rivolta. Il carattere forte di una quasi donna che non è disposta ad accettare i soprusi senza combattere. Se saprà gestire questo lato, Juju riuscirà a traghettare gli abitanti di Truva e quel bizzarro trio che chiama “famiglia” verso una convinzione: la speranza, anche qui dentro, anche in queste condizioni, mischiata a un pizzico di umanità, esiste ancora.
Il messaggio universale di Fortuna
Se da una parte nel romanzo è presente “una patina orwelliana”: la fiction si mescola alla realtà (seppur drammatica che sia), il linguaggio si colora di metafore e le situazioni più estreme e drammatiche diventano gag, ciò che Govoni tenta di raccontare è reale e tangibile. Lo ascoltiamo, vediamo, leggiamo, e a volte ci sembra quasi di viverlo, ogni giorno, attraverso i principali mezzi di informazione. Ciò che accade nei campi profughi europei, le condizioni di vita dei migranti, i problemi, le ansie e le speranze, ci sembra a volte quasi di toccarle.
In occasione dell’uscita di Fortuna di Nicolò Govoni, lo scrittore cremonese in un lungo colloquio con l’Agi, tra le principali agenzie stampa italiana, delinea quelle che sono i retaggi di un’opinione pubblica a volte così distante, e non curante dell’emergenza migratoria. “Siamo abituati come sappiamo alla comunicazione del migrante scheletrico, la faccia piena di mosche- spiega Govoni-con queste immagini si calpesta la dignità umana, basta che smuovano gli animi e si possono raccogliere fondi. Molte grandi organizzazioni fanno questo gioco, perché sanno che tanto la persona che ha bisogno di aiuto non può dire di no, e si presta”.
“E secondo me è una forma di coercizione, continua Govoni- Spessissimo quando si parla del migrante, specialmente nei fori politici, si parla per dualità. C’è infatti una parte politica che li esalta, prede a esempio gesti di eroismo, ed altri ancora che li classificano come criminali e tutta la retorica si incunea su questa dualità. è un concetto fortemente limitante: è vero che esiste l’eroe, come la ragazza che oggi è campionessa di nuoto e ha spinto il gommone verso la salvezza gettandosi in acqua trascinandolo, cosi come è vero che c’è quello che delinque. Ma questi sono 0,001 per cento dell’insieme”.
“Tutti gli altri sono semplicemente delle persone con pregi e difetti, persone come noi che sbagliano, si innamorano, vivono. Non si conosce la realtà dei migranti e dei profughi. Spesso vengono strumentalizzati. Io ho cercato, nel mio libro, di farli conoscere come persone a tutti gli effetti, pur calandoli in una storia quasi di tipo orwelliano. Volevo creare una situazione il più umana possibile, dove nessuno è più cattivo o più buono. La Fortuna fa cose dubbie, riprovevoli, ma nello stesso tempo permette di avere successo nel campo profughi dove si combatte per l’autodeterminazione”, conclude lo scrittore cremonese.
Il messaggio di Fortuna di Nicolò Govoni appare quindi chiaro e intuitivo: quella di Juiu, Hans e Nonna potrebbe essere la storia di ognuno di noi; anzi come scrive direttamente l’autore nella nota finale “potrebbe essere la tua”. La linea di demarcazione è quella Fortuna di essere nati dalla parte giusta, dalla parte di mondo in cui svegliarsi al mattino e andare a scuola, anziché in guerra, è la normalità. Così “quella dei tre protagonisti diventa la storia di 82 milioni di bambini“. “Ho scritto questo libro, rivela Govoni nella parte finale del testo, perché raccontare le loro storie non è più sufficiente, bisogna viverle“.
Chi è Nicolò Govoni
Classe 1993, Nicolò Govoni nasce e cresce a Cremona. All’età di vent’anni si unisce a una missione di volontariato in India, dove vive per quattro anni e studia giornalismo. A venticinque fonda Still I Rise, un’organizzazione umanitaria che apre scuola per i bambini più vulnerabili tra Grecia, Turchia, Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Colombia. Still I Rise è la prima no-profit al mondo a offrire gratuitamente il Baccalaureato Internazionale ai profughi. Nel 2020 Nicolò Govoni viene nominato al Premio Nobel per la Pace. Ora vive e lavora a Nairobi. I successi editoriali già citati sono essenzialmente due: Bianco come Dio pubblicato nel 2018 e Se Fosse tuo figlio, anno 2019, entrambi editi da Rizzoli.