Attivisti protestano in piazza contro l'abuso animale
Attivisti protestano in piazza contro l'abuso animale (fonte: Wikimedia Commons)

Il 19 novembre 2024 è passata alla Camera dei Deputati la proposta di legge di modifica delle attuali leggi sui reati contro gli animali, avente come prima firmataria Michela Vittoria Brambilla (storica berlusconiana, ora in forze a Noi Moderati). Questa proposta di legge è frutto di voci provenienti da partiti politici, come Noi Moderati e Alleanza Verdi e Sinistra, e moltə attivistə e associazioni animaliste, tra cui la Lega Anti Vivisezione (LAV), che hanno impiegato mesi o anni di impegno collettivo per raggiungere questo risultato all’apparenza infimo.

All’interno dei movimenti animalisti e antispecisti spesso si vedono posizioni divergenti sul tema del riformismo: c’è chi saluta con entusiasmo i piccoli miglioramenti e chi li considera non sostanziali e spesso controproducenti alla lotta politica stessa. A complicare ancor di più un’analisi dei risultati di queste proposte di legge è l’ostilità delle istituzioni nei confronti della questione animale, dimostrata nel loro aver ampiamente ridimensionato le ambizioni iniziali di attivistə e associazioni animalistə.

Il disegno di legge originale e le modifiche alla Camera

Grazie alla possibilità di visionare del disegno di legge online, si nota chiaramente come sia stato modificato e depotenziato dalla Camera dei Deputati.

Tra gli elementi positivi, sopravvissuti al vaglio della Camera, vi è il cambiamento della denominazione dei reati contro gli animali e l’aumento di pene e multe per i reati di uccisione, maltrattamento e vendita e abbattimento illegali.

Nell’articolo 1, la modifica da “delitti contro il sentimento per gli animali” a “delitti contro gli animali” riconosce gli animali come individui aventi diritto alla tutela legislativa, piuttosto che come semplici beneficiari della legge in quanto oggetti degli esseri umani.
Per alcune associazioni, come la LEga Italiana Difesa Animali e Ambiente (LEIDAA), si tratta di una svolta importante nella politica italiana. Tuttavia, altre associazioni e collettivi sottolineano che a questa svolta semantica non segue una riforma altrettanto impattante dei reati contro il maltrattamento animale.

Per il reato di uccisione si passa da una reclusione prevista tra i 4 mesi e i 2 anni a una tra 6 mesi e 4 anni, con multe che aumentano da 5 mila a 30 mila euro. Infine, in caso di maltrattamento (art.6) e vendita o abbattimento (art.7), gli animali coinvolti potranno essere affidati ad associazioni animaliste o a cittadinǝ durante il processo.

Oltre agli aspetti positivi, come sviscera in maniera molto approfondita l’analisi di LAV, vi sono anche numerose ombre, presenti sia nel progetto iniziale del disegno di legge sui reati contro gli animali, sia aggiunte in sede della Camera.

I peggioramenti lungo l’iter alla Camera sono sull’ordine delle decine e impattano notevolmente la portata della riforma sui reati contro gli animali. Una delle modifiche è l’aggiunta dell’articolo 15: la clausola di invarianza finanziaria. Ciò vuol dire che la maggioranza non vuole spendere denaro per la riforma sui reati contro gli animali. Da questa clausola seguono altre modifiche al disegno iniziale come la soppressione degli articoli 12 e 13, che prevedevano l’istituzione rispettivamente di centri di accoglienza per gli animali vittime di reato e di attività formative sul benessere animale.

L’eliminazione dell’allargamento dell’azione delle guardie zoofile, ad altri animali oltre il cane e il gatto, come previsto nell’articolo 12 del disegno iniziale, mostra una palese visione specista, con animali di serie a e di serie b. Questa visione era già evidente da dichiarazioni fatte da alcuni parlamentari durante le discussioni nei mesi precedenti, come quelle del leghista Francesco Bruzzone, secondo cui con questa legge si “rischiava” di equiparare tutti gli animali.

È stata anche introdotta la possibilità per chi maltratta di accedere a sconti di pena per “tenuità del fatto” o con richieste di “messa in prova” (art. 5); sono state eliminate alcune circostanze aggravanti (art. 3) e, al netto del caso dei combattimenti clandestini, è stata soppressa la responsabilità per chi partecipa a spettacoli ed eventi illegali con animali (art. 2).

La modifica che però lascia più perplessi (art. 10) è la reintroduzione della possibilità della detenzione con catena degli animali, un vero passo indietro rispetto alle politiche precedenti. Se questo emendamento verrà confermato, si potrà tenere un animale fermo in giardino con la catena senza autorizzazione veterinaria e con la sola garanzia di una catena abbastanza lunga da dare libertà di movimento al povero malcapitato.

I reati contro gli animali: una faccenda di facciata

Queste leggi dimostrano come le tutele per gli animali trovino nell’alveo delle forze di maggioranza forti opposizioni. Da parlamentari come Bruzzone, noto sostenitore della caccia e della dieta carnivora, al ministro Lollobrigida, secondo cui i non umani non sono esseri senzienti (salvo poi incolpare i giornali delle proprie affermazioni), le attenzioni di gran parte del gruppo di maggioranza vanno verso gli interessi di cacciatori, allevatori e allevamenti intensivi più che degli animali.

Il forte depotenziamento della proposta di modifica di legge alla Camera ne è la prova: un retorico posizionamento contro il maltrattamento animale (in linea con nuove sensibilità che stanno emergendo), ma nei fatti una massiccia opera di depotenziamento delle riforme e nessun nuovo finanziamento all’orizzonte. Anzi, l’aver lasciato la “rivoluzionaria” dicitura dei delitti contro gli animali, che equivarrebbe a una loro tutela in qualità di soggetti riconosciuti, e l’aver allo stesso tempo pesantemente modificato il disegno di legge mostra come sia facile cooptare un linguaggio sovversivo a livello teorico, ma lasciare tutto com’è.

Un’ultima questione è l’impostazione dell’animalismo di Brambilla, spesso molto criticato da diversi fronti della lotta per i diritti degli animali, in modo particolare da chi si rifà a un approccio antispecista. Seppure non si possa negare un importante impegno di Brambilla negli anni per gli animali, molti gruppi criticano il suo animalismo generico e liberista, che non riconduce la sofferenza animale alle cause sociali che la creano. Per capire davvero le cause dello sfruttamento animale, sarebbe necessario adottare un approccio antispecista, e non fermarsi a un semplice punto di vista animalista. Questo permetterebbe di mostrare come le forme di sfruttamento degli animali abbiano molto in comune con quelle subite dagli esseri umani. Collegare la condizione degli animali alle cause profonde del sistema economico attuale, però, è un approccio più complesso e meno facile da banalizzare o ridurre a slogan, e si presta meno a essere strumentalizzato per fini politici superficiali.

Fabrizio Ferraro

Fabrizio Ferraro
Mi sono laureato nel 2022 in filosofia con una tesi su Darwin. Da quel momento ho coltivato una passione per tutte le questioni intorno alla vita e ai viventi, soprattutto quelle legate agli animali non umani e alle nostre relazioni con loro. Grazie a Libero Pensiero cercherò di scrivere di ambiente, degli animali e dei loro diritti, con l’intento di fare la mia parte in queste sfide complicate.

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