SALERNO – Il 7 novembre, è stata celebrata, per il decimo anno consecutivo, la tanto attesa accensione delle Luci d’artista, avvenuta, come di consueto, nella villa comunale nei pressi del Teatro Verdi, rinominata e meglio nota come Giardino Incantato. All’inaugurazione erano presenti, oltre che centinaia di turisti, Vincenzo De Luca, governatore della regione Campania (nonché sindaco emerito della città), l’attuale primo cittadino, Vincenzo Napoli e, nelle vesti di padrino, l’attore comico napoletano, Biagio Izzo.
Tuttavia c’è chi afferma che questa, per così dire, tradizione, si potrebbe tranquillamente evitare o quanto meno ridimensionare. Se da un lato, infatti, il fenomeno porterebbe lustro, gloria e turismo alla città di Salerno, dall’altro i cittadini non si sentirebbero realmente protagonisti, sia perché non viene dato alcuno spazio alle idee e alle proposte dei giovani artisti, sia perché la città si ritrova ogni anno a dover far fronte ad un indicibile caos, dovuto alla cattiva gestione e coordinazione da parte dell’amministrazione pubblica.
In questo contesto entra anche in scena un altro fattore, quello del dispendio economico. In tutto sarebbero stati spesi 2,4 milioni di euro, di più rispetto agli scorsi anni, dato che, si difende l’amministrazione, si è cercato di abbellire e illuminare anche le zone periferiche.
Non sono evidentemente d’accordo i salernitani, i quali vedono chiaramente lasciati in secondo piano tutti i disagi che i cittadini devono quotidianamente affrontare, così come viene completamente abbandonata a se stessa tutta quella categoria di persone più debole, che non riceve alcun tipo di sostentamento da parte del comune.
A tal proposito, in contemporanea con l’inaugurazione, un gruppo di Giovani Comunisti appartenenti al Partito della Rifondazione Comunista della provincia di Salerno, si è data appuntamento alle ore 19.30 presso piazza Piazza Flavio Gioia, località Torrione, per partecipare ad un sit-in indetto da Rete della Conoscenza di Salerno. La protesta, dal titolo Luci accese, menti spente, si è svolta in forma di speaker corner, ovvero di narrazione di testi poetici di vari artisti, in particolare del poeta Alfonso Gatto, per immaginare una nuova visione e costruzione della città. Tra gli altri, anche Città Invisibili di Calvino e Città Vecchia di Saba.
“Riconversione è la parola scelta per ogni striscione affisso, perché crediamo che sia necessaria una inversione di marcia, che, oltre a mettere i servizi essenziali al primo posto (come il trasporto), preveda un piano culturale e generale teso a valorizzare quello che la nostra terra ha e non quello che delle ditte esterne creano su commissione per il periodo natalizio. Pensiamo al mare, al litorale, ai percorsi paesaggistici e storici, ai siti archeologici. Questo basterebbe e andrebbe valorizzato. Apriamo dunque, con questo nostro gesto di oggi, un gruppo di lavoro permanente, che, con le risorse artistiche e creative dei cittadini ed il capitale umano dei licei artistici salernitani possa realizzare luci d’artista con 1/3 dei fondi che attualmente vengono destinati alla loro creazione“. Queste le parole di Matteo Zagaria, studente presso la facoltà di scienze politiche all’Università degli Studi di Salerno, nonché referente di Rete della Conoscenza e Coordinatore Commissione Diritto allo Studio nel Consiglio Degli Studenti, il quale ci rivela il senso ultimo di queste azioni, ovvero far giungere la luminosità lì dove solitamente è lasciato tutto al buio.
Il desiderio dei ragazzi è infatti quello di “illuminare” la città non per abbellirla, ma per mostrare a tutti le condizioni di degrado che caratterizzano numerose zone e per far fronte ai reali bisogni dei cittadini.
Sembra chiaro e superfluo specificare che i cittadini non sono contrari alle luci in quanto tali, ma al modo in cui l’amministrazione ha per anni gestito (e continua a non smentirsi) la situazione, spendendo e sperperando denaro per cercare di rendere il più possibile vivibile la città nei mesi tra novembre e febbraio, pianificando inutili ed inefficaci misure di sicurezza e trascurando le necessità concrete di cittadini e negozianti che, dall’irrefrenabile onda di turismo non trarrebbero alcun beneficio, ma solo ingestibile caos e disordine generale.
Maria Iemmino Pellegrino