“Cient’anne aggi’a campa’ ‘mmiez’a sta terra: quanno voglio fa’ ‘a vita, vaco ‘Acerra!”.
Così si chiude una nota poesia dell’artista Raffaele Viviani che nel 1931 componeva i versi che rappresentavano un territorio fecondo e incontaminato, quello della cosiddetta “Campania Felix”, e che aveva come centro prediletto la città di Acerra. Una città che ai giorni nostri è conosciuta dalla cronaca nazionale come il luogo dell’inquinamento e dell’inceneritore, ma che ha dentro di sé il sentimento del riscatto culturale e sociale, della protesta contro le innumerevoli ingiustizie subite che hanno deturpato l’ambiente e mortificato un’intera comunità.
La stessa comunità che riscopre la rappresentazione della sua identità collettiva nel docufilm “Primitivamente” ideato e messo in scena dal regista acerrano Giuseppe Alessio Nuzzo che attraverso la voce di Giancarlo Giannini ripercorre la storia – dai tempi andati del paesaggio quasi paradisiaco, raccontato da Viviani, fino all’attualità – di un territorio dove un tempo sorgeva l’antica città osco-etrusca di Suessola di cui sono riaffiorati i resti.
Questa sera, alle 20.05 (con replica domani alle ore 10) l’emittente televisiva Canale 21 fa rivivere in prima serata le emozioni del documentario con gli excursus storici del filosofo Aniello Montano e del direttore del Museo di Pulcinella Tommaso Esposito; l’esposizione di studi scientifici come quello dell’Università Federico II sulla qualità dell’aria e del suolo; l’intervista a don Maurizio Patriciello, parroco-coraggio di Caivano; il commento di un Pulcinella con maschera antigas, impersonato da Carmine Coppola; le musiche di Enzo Avitabile e Adriano Aponte, oltre a tante immagini inedite e di repertorio.
«L’idea del film – come spiegato dal regista Nuzzo alla prima assoluta dell’opera – nasce da due esigenze: da una parte la necessità di trovare in un racconto, realistico e metaforico, il modo per parlare del mio territorio, dalla sua storia millenaria alle sue tradizioni ancora oggi vive, attraverso la voce di studiosi e di persone comuni; dall’altra la voglia di raccontare il presente del tristemente noto ‘Triangolo della morte’, cercando un filo di verità dalle parole di chi studia la mia terra, in un contesto mediatico troppo spesso scellerato».
Maria Luisa Allocca