Dopo una lunga e intensa crisi di governo, che ha visto una battaglia senza esclusione di colpi, il Presidente Mattarella ha saputo far valere quanto previsto dalla Costituzione, scartando l’ipotesi delle nuove elezioni e permettendo a Movimento 5 Stelle e Partito Democratico di formare una nuova maggioranza: il cosiddetto governo giallorosso. Oltre alla conferma di Giuseppe Conte alla presidenza del Consiglio, però, risulta interessante andare a vedere in che modo le due forze politiche si siano spartite i ministeri. Ecco, dunque, tra volti noti e altri meno, i nuovi ministri del governo Conte bis.
I componenti del governo giallorosso
Ministero dell’Interno – Al Viminale siederà Luciana Lamorgese, la quale eredita una delle ”poltrone” (come ormai si usa chiamarle) più pesanti, vista la presenza – si fa per dire – di Matteo Salvini fino a qualche giorno fa. Lavora negli uffici del Palazzo già dal 1979, diventando (dopo una lunga trafila) prefetto nel 2003. Dal 2017 al 2018, ha svolto lo stesso ruolo anche a Milano. Di sicuro, rispetto al suo predecessore, l’avvocatessa classe ’53 porta una laurea in giurisprudenza in più, oltre che una grandissima esperienza. Chi si affida alla narrazione dei “porti aperti”, però, è fuori strada: ci sarà sicuramente più umanità, ma la linea sugli sbarchi (considerata anche la sensibilità sviluppata dall’opinione pubblica sul tema) e sugli sgomberi resterà sostanzialmente la stessa.
Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Il Ministro degli Esteri sarà Luigi Di Maio, già conosciutissimo capo politico del Movimento 5 Stelle. Lascia lo Sviluppo Economico e il Lavoro dopo una prima fase della legislatura in cui aveva la responsabilità di entrambi i dicasteri. Non che avendone uno solo avrà vita facile: quella alla Farnesina è infatti una delle posizioni più rilevanti e raccogliere il testimone da un diplomatico come Enzo Moavero Milanesi rende il tutto più complicato. Ovviamente, Di Maio non potrà più permettersi di chiamare “Ping” il presidente cinese o di collocare geostoricamente la dittatura di Pinochet in Venezuela, ma questo lo sa già.
Ministero della Giustizia – Uno dei superstiti del governo gialloverde è Alfonso Bonafede, riconfermato ministro della Giustizia anche per il governo Conte bis.
Ministero della Difesa – L’ufficio più grande di Palazzo Baracchini andrà a Lorenzo Guerini, esponente del Partito Democratico che eredita l’onere da Elisabetta Trenta. Quest’ultima fa parte del gruppo dei ”bocciati” del Movimento 5 Stelle, non confermati nel passaggio dal governo gialloverde al governo giallorosso.
Ministero dell’Economia e delle Finanze – Una delle posizioni più importanti sarà occupata da Roberto Gualtieri. Storico di formazione e docente presso la Sapienza di Roma, svolge il ruolo di eurodeputato per il PD dal 2009. L’accusa che gli è già stata mossa riguarda la sua presunta impreparazione in ambito finanziario (vista la laurea in Lettere Moderne e non in Economia), ma c’è un dato incontrovertibile che gioca a suo favore: prima di succedere come ministro a Giovanni Tria, ha presieduto la commissione per i Problemi Economici e Monetari del Parlamento Europeo. Qualcosa, insomma, deve pur aver dimostrato prima di ricoprire una carica di tale levatura.
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Il dicastero preposto alla conservazione del patrimonio artistico e culturale sarà assegnato a Dario Franceschini (PD). Raccoglierà su di sé i ministeri che sono stati, durante il governo M5S-Lega, di Bonisoli e Centinaio.
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – A continuare il lavoro del tanto discusso Danilo Toninelli, ci sarà Paola De Micheli del PD. Con una laurea in scienze politiche e una carriera cominciata nel 1999, toccherà dunque a lei provare a fare meglio del collega a Cinque Stelle, finito peraltro tra i ministri grillini bocciati cui si accennava poco fa.
Ministero della Salute – Ad occuparsi di sanità ci sarà invece Roberto Speranza, unico rappresentante di Articolo Uno (ex LeU), che succede a Giulia Grillo (anche lei “saltata” dopo la svolta a sinistra del governo Conte bis).
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Altra casella fondamentale, che sarà occupata da Lorenzo Fioramonti, già vice-ministro con Bussetti (Lega). Ora sta all’ex deputato dei Cinque Stelle migliorare la situazione scolastica italiana, che versa in una situazione di crisi assoluta. Fioramonti ha già dichiarato, però, di voler risolvere il problema degli insegnanti precari e delle cosiddette classi pollaio. Buona fortuna.
Ministero dello Sviluppo Economico – Sarà Stefano Patuanelli, già capogruppo per il Movimento 5 Stelle al Senato, a farsi carico della responsabilità del MiSE. Come detto, eredita uno dei due ministeri rimasti vacanti dopo il passaggio di Di Maio agli Esteri.
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – L’altro ministero lasciato libero da Di Maio è proprio quello del Lavoro, di cui si occuperà Nunzia Catalfo. L’ex presidente della Commissione Lavoro del Senato è stata tra i grillini che più si sono esposti nelle battaglie per il salario minimo e, soprattutto, per il Reddito di Cittadinanza. Probabilmente, dunque, seguirà una linea di continuità e coerenza rispetto a quanto fatto dall’inizio della legislatura ad oggi.
Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare – Sergio Costa, al MATTM già da giugno 2018, continuerà il suo lavoro anche nel governo giallorosso. Il Generale di Brigata dei Carabinieri Forestali (indipendente, ma in orbita M5S) è dunque tra i ministri confermati nella squadra. Chiaramente, il tema dell’ambiente è uno dei più caldi (in tutti i sensi) negli ultimi tempi, vista la battaglia che si sta portando avanti nel mondo in virtù di un modello sostenibile. L’Italia è chiamata pertanto a fare la sua parte e a dire la sua – speriamo con una voce sempre più forte – in merito alle politiche che possono aiutare a ridurre il cambiamento climatico.
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Sarà Teresa Bellanova (PD, vicina a Renzi) ad assumersi la responsabilità di guidare il MiPAAF. Pugliese, classe ’58, da sempre in prima linea contro il caporalato, in difesa di quei braccianti di cui lei stessa ha fatto parte da quando aveva quattordici anni. Ha portato un po’ di blu nel governo giallorosso, ma sta facendo discutere soprattutto per la questione legata al suo titolo di studi. L’ex viceministra dello Sviluppo Economico ha infatti terminato il suo percorso scolastico con la licenza media. Tuttavia, per fare il ministro – così come per fare il giornalista -, non occorre (non ancora) un titolo particolare, di cui invece si necessita per qualificarsi come medici, psicologi o avvocati: sarebbe utile, pertanto, passare ai raggi X prima il curriculum di tutti quelli che si dichiarano appartenenti alle suddette categorie.
Ministri senza portafoglio
I ministri senza portafoglio sono divisi equamente, tra Movimento 5 Stelle e PD, in questo modo:
Ministri M5S:
Federico d’Incà, a capo del Dipartimento per i rapporti con il Parlamento. Succede a Riccardo Fraccaro, altro uomo del Movimento. Se ne deduce, quindi, che la linea seguita sarà pressoché la stessa.
Paola Pisano, docente universitaria classe ’77, all’Innovazione Tecnologica.
Fabiana Dadone, 35enne cuneese laureata in giurisprudenza, alla Pubblica Amministrazione.
Vincenzo Spadafora, già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel governo gialloverde, ricoprirà l’incarico di Ministro per le Politiche Giovanili e per lo Sport nel governo Conte bis.
Ministri PD:
Giuseppe Provenzano, 37enne, una laurea in scienze giuridiche e una in giurisprudenza. Sarà affidato a lui il ruolo di Ministro per il Sud.
Francesco Boccia, professore universitario, si occuperà di Affari regionali e autonomie.
Elena Bonetti, mantovana laureatasi in matematica a Pavia, si farà carico del Dipartimento per le pari opportunità.
Vincenzo Amendola, infine, prende il posto di Lorenzo Fontana come Ministro per gli Affari Europei.
Samuel Giuliani