Ma poi che fine ha fatto la Sinistra? Sarebbe all’opposizione, anche se non se n’è ancora accorto nessuno.
Dopo la batosta elettorale, la Sinistra nel suo complesso versa in un preoccupante stato comatoso, ostaggio di una crisi identitaria, valoriale e comunicativa che sembra irreversibile. Nel frattempo, però, il mondo non si è di certo fermato. L’Italia ha un nuovo governo, quello “del cambiamento“, retto dal triumvirato Conte-Salvini-Di Maio, che miscela pericolosamente Destra e qualunquismo. L’opposizione spetta necessariamente proprio alla Sinistra.
Il suo declino e la sua irrilevanza si misurano adesso nella difficilissima prova che consiste nella declinazione della difficile opposizione ai “populisti“, forti di un vastissimo consenso sociale, alla quale questa Sinistra arriva completamente impreparata da un punto di vista comunicativo, organizzativo, sostanziale.
Il rischio concreto è quello dell’ultimo fallimento, che porterebbe la cultura politica di Sinistra (in ogni sua declinazione) a essere completamente e definitivamente cancellata dal dibattito pubblico e politico, palesandone l’incapacità di mettere al centro i propri temi e le proprie soluzioni, alla vigilia degli appuntamenti cruciali su questioni fondamentali del nostro futuro come Europa, lavoro e immigrazione. Il momento è delicato e decisivo: “che fare?”.
Il vuoto cosmico della Sinistra (si può definire ancora PD come sinistra?) all’opposizione
Il responso del 4 marzo avrebbe innanzitutto suggerito una riflessione radicale e complessiva per analizzare le ragioni della sconfitta con rigore politico e strategico. La gravità dei risultati elettorali e la più o meno volontaria auto-esclusione dalle travagliate trattative per la formazione del governo avrebbero consentito, agevolato, e logicamente sollecitato, una sana autocritica per gli errori commessi, nonché la formulazione puntuale di nuove strategie all’interno del Partito Democratico, di Liberi e Uguali o delle altre formazioni a Sinistra del neo-costituito arco parlamentare.
E invece la prospettiva di rilancio è ancora oggi clamorosamente impantanata e informe. Arrivati al battesimo del nuovo esecutivo, la Sinistra non è ancora riuscita a dare segni di vita (intelligente).
La linea politica del PD consegna il proprio destino nelle mani degli avversari e glissa le responsabilità politiche: la sconfitta del centro-sinistra sarebbe da attribuire a spregiudicate strategie elettorali dei populisti, alle loro promesse irrealizzabili, pronte a scontrarsi con la dura realtà una volta al governo. Nel frattempo? Godersi lo spettacolo restando a guardare l’auspicato fallimento altrui che trascinerebbe a fondo le sorti del Paese. Un cinismo politico cieco e sterile, che risulta peraltro inconsueto e curioso quando si pensa all’identità di partito affidabile e responsabile che i democratici hanno sempre rivendicato.
E il resto della Sinistra? Non pervenuta.
LEU, movimento politico affollato (ma con pochissimi voti) da figure politiche che hanno portato la Sinistra ad autodistruggersi dibatte incessantemente sulla sua futura composizione (unitaria o meno), tra divisioni interne che lasciano poco spazio ai temi e conferiscono nuovo senso alla comune locuzione “scissione dell’atomo”. Ma davvero interessa a qualcuno?
Potere al Popolo, PC ed SR faticano ugualmente a costruirsi uno spazio mediatico e a mettere al centro della scena politica le proprie idee, che pure vanno nella direzione di una radicale svolta a Sinistra, prigionieri di un’angusta marginalità elettorale nella quale litigiosità interna ed esterna su chi è più di sinistra li porta ogni anno ad una nuova organizzazione. E tuttavia, nonostante si sia oltrepassata ormai anche l’autoreferenzialità, queste forze politiche sembrano entusiaste dei risultati conseguiti. Ottimismo? Chissà, si spera.
Ricostruzione o muerte
Una cosa è certa, un’opposizione all’attuale governo che assuma questa fisionomia livida, triste, inconsistente, altezzosa e incapace di attirare l’attenzione mediatica perché disorganizzata e priva di spessore e contenuti sarebbe l’ultimo chiodo sulla bara della Sinistra.
È necessario dunque un ripensamento complessivo, una prospettiva nuova, un rilancio vero, che non si fermi ai proclami e scenda nei dettagli, evitando l’avvilupparsi a discussioni infinite. Un’operazione titanica per dare al Paese un’opposizione al governo Lega-M5S. E non basta derubricare come “fascista” questo asse per poterlo efficacemente contrastare nel merito dell’azione di governo.
Bisogna costruire una proposta politica nuova, che si presenti con nettezza come radicale alternativa sociale tanto al populismo sovranista quanto alla globalizzazione ed al mercato senza freni. Senza ambiguità, l’attenzione deve tornare ai diritti sociali, ai diritti sul lavoro e alla lotta a tutte le disuguaglianze, attraverso proposte e progetti concreti, chiari e credibili.
Altrettanto deve affrettarsi il ripensamento della comunicazione coi cittadini attraverso nuove forme organizzative che rafforzino sia la presenza sui territori sia la comunicazione politica in rete e nei media. È infine necessaria l’unità delle formazioni che si raccolgono intorno a un progetto con questi fondamenti imprescindibili.
Dov’è il popolo della Sinistra?
La Sinistra non è una categoria dello spirito, non cresce spontaneamente sugli alberi. È piuttosto un’idea che assorbe esigenze, istanze e sentimenti dalla società. Quindi, se si è arrivati a questo punto, le colpe non possono essere attribuite in toto alla dirigenza del ceto politico: se l’operato di partiti e leader politici non ha certo funto da stimolo, non si possono accantonare le responsabilità che tutti noi portiamo nella crisi infinita della Sinistra, che affonda le proprie radici in fenomeni culturali e antropologici profondi e diffusi.
La partecipazione politica e l’impegno per la collettività in generale, preziosa base di ogni immaginabile Sinistra, sono divenute un fastidio sempre meno praticato. Tutti, o quasi, nelle urne come nella vita quotidiana, abbiamo incorporato individualismo sfrenato e vorace, dal laissez-faire neoliberale e dal consumismo incosciente e smodato, senza chiederci quali fossero le conseguenze.
Abbiamo desiderato credere a queste effimere illusioni. Siamo stati sedotti e abbandonati: sotto i colpi della crisi economica e dei fenomeni incontrollati e degenerativi della globalizzazione, quelle illusioni sono crollate, mentre avevamo messo in soffitta, tra i cimeli, la “vera Sinistra”.
Luigi Iannone