La prestazione di sabato contro il Cagliari ha ribadito ancora una volta l’enorme crescita che il Napoli ha messo in luce a partire da novembre, mese nel quale gli Azzurri si erano ritrovati al settimo posto in classifica, nel momento più buio di gioco e dei singoli che ancora dovevano assimilare il passaggio da un centravanti di ruolo come Milik ad uno totalmente diverso come Mertens.

Da quell’1-1 in casa contro il Sassuolo, gli azzurri hanno portato i tre punti a casa in 16 partite sulle 21 disputate, con una sola sconfitta in casa contro l’Atalanta e 4 pareggi con FiorentinaJuventusPalermo ed ancora Sassuolo, con 52 reti segnate e 20 subite. Una risalita inesorabile che ha riportato gli azzurri a -1 dal secondo posto, occupato dalla Roma, e che ha tenuto a bada i tentativi della Lazio di agganciare un posto Champions, con i Biancocelesti che sono ormai lontani 7 punti. Con le tre reti ai sardi, gli azzurri hanno sfondato nuovamente il muro dei 100 gol (102 al momento, 81 in campionato) in tutte le competizioni e con tre giornate da disputare è possibile battere il record della scorsa stagione di 106 reti, cifra impensabile per molti dopo l’addio di Gonzalo Higuain.

Insigne, Mertens, Hamsik e Callejon dopo il gol alla Lazio. I 4 hanno realizzato 61 delle 81 reti azzurre in campionato

Non solo numeri però, perché il Napoli ha per larghi tratti messo in campo un gioco spettacolare, di gran lunga più entusiasmante rispetto a quello della stagione precedente. L’invenzione di Sarri, ovvero Mertens centravanti, ha dato ancora più velocità al palleggio azzurro, con triangolazioni che si ripetono in ogni zona del campo ed una fase offensiva che non dipende più nella maggior parte dei casi dalla produzione della fascia sinistra ma che si estende ad ogni uomo presente in campo. Verticalizzazioni sempre più repentine e continui tocchi di prima hanno permesso al Napoli di poter sfruttare appieno le caratteristiche di Mertens, che il fisico per fare il centravanti non lo ha ma ha l’intelligenza e la qualità per crearsi occasioni da gol tramite gli assist dei compagni oppure intervenendo sulla trama di gioco con i suoi dribbling repentini, ed i 24 gol in campionato lo dimostrano. Da registrare anche le straordinarie stagioni di InsigneHamsikCallejon, tutti e tre in doppia cifra e con una palpabile crescita sia di personalità che di gioco, un Jorginho finalmente ritornato ai suoi livelli, con il 90% di passaggi riusciti (su una spaventosa media di 100 effetuati a partita), ed i due giovani ZielinskiDiawara, sempre fondamentali ogni volta che sono stati chiamati in causa.

Ritornando ai numeri, il vero problema degli azzurri sono le 36 reti subite in campionato (poco più di un gol a partita) che tengono il Napoli sotto Roma e Juventus che sì, segnano meno degli azzurri (rispettivamente 79 e 71) ma che subiscono anche di meno (36 e 23). “Colpa”, se vogliamo, di un gioco estremamente propositivo il cui ritmo va sostenuto dal primo all’ultimo minuto. Il paragone con il dato della scorsa stagione è però quasi allarmante: dai 39 gol subiti in tutte le competizioni lo scorso anno (32 in campionato), il Napoli è passato a 55 e con ancora tre giornate da disputare. Allarmante perché il pacchetto difensivo azzurro è stato l’unico in cui non ci sono state cessioni in estate. Ciò significa che gli stessi uomini che lo scorso anno hanno tenuto la rete inviolata in 20 occasioni, in questa stagione ci sono riusciti solamente in 13. È quindi chiaro che c’è stato soprattutto un calo anche da parte dei singoli, palpabile in HysajGhoulam, decisamente sottotono rispetto allo scorso anno, meno evidente in Koulibaly ed Albiol, che comunque sono stati imprecisi in diverse circostanze. Anche lo stesso Reina è sembrato molto giù di tono in diverse uscite.

Il Napoli dovrà quindi necessariamente lavorare di nuovo sulla fase difensiva, che l’anno scorso è stata perfetta per molto tempo, limitare i cali di concentrazione nel giropalla (emblematici i casi di Jorginho contro Besiktas e Benfica e di Hamsik col Sassuolo), e più in generale evitare di staccare la spina contro avversari più abbordabili (i pareggi con Palermo e Pescare) o quando la partita sembra ormai chiusa (l’andata col Sassuolo, il 5-3 col Torino o il 2-3 con l’Empoli). Il futuro della macchina messa in piedi da Sarri è roseo, bisogna solo non accontentarsi.

Andrea Esposito

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