La Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato oggi il IX Rapporto Italiani nel Mondo, nel quale è contenuto un dato sensazionale: in Italia il numero di italiani che espatriano all’estero è superiore rispetto a quelli dei lavoratori stranieri che arrivano regolarmente nel nostro Paese.
Nel corso del 2013 hanno lasciato l’Italia 94126 italiani contro i 78941 del 2012, una variazione del 16.1% su base annua. Il numero dei cittadini italiani residenti all’estero è così salito a 4’482’115, dei quali 2’379’977 per espatrio e 1’747’409 per nascita (i figli degli italiani espatriati): in questo caso, la variazione in base annua del totale è del 3.1%, con un incremento di quasi 140’000 persone.
Analizzando gli italiani in fuga dal Bel Paese, si scopre che l’emigrante medio è uomo (56.3%), non sposato (60%), di età compresa tra i 18 ed i 34 anni (36.2%), ma è alta anche la componente 35-49 anni, che costituisce il 26.8%: dati che confermano quanto la crisi economica e gli elevati tassi di disoccupazione, giovanile e generale, costituiscano una forte spinta all’emigrazione dall’Italia.
Quanto ai lavoratori stranieri in ingresso, Migrantes sottolinea che si registrano in una cifra costantemente prossima alla metà degli espatri: 43000 nell’anno 2010, una quota a ben vedere funzionale a sostituire il capitale umano e lavorativo che decide di lasciare l’Italia, con poche prospettive di poter ritornare in pianta stabile.
Il dato tuttavia, per ragioni comprensibili, non tiene in considerazione le migliaia di migranti che approdano clandestinamente sulle coste meridionali della nostra penisola e delle isole mediterranee: le stime per il 2014 oscillano tra i 20000 ed i 30000 immigrati, molti dei quali però desiderano raggiungere i paesi nordici e scandinavi e non fermarsi in Italia.
La Fondazione Migrantes ha analizzato anche le iscrizioni all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero con la sola motivazione dell’espatrio avvenute nel corso del 2013. Questi dati, insieme alle riflessioni sugli spostamenti interni, su quelli dei ricercatori e su quelli dei frontalieri, offrono un quadro articolato sul significato della migrazione italiana. “La prospettiva storica è prerogativa fondamentale di questo annuario soprattutto perché affiancata alla riflessione sull’attualità con indagini non solo su specifiche situazioni territoriali di partenza e di arrivo, ma anche sull’idea che i media trasmettono della mobilità, il desiderio di partire e quello di tornare dei nostri connazionali”, riporta infatti la presentazione del rapporto.
Simone Moricca