Il 12 agosto, un timelapse registrato dal gruppo UrgentSeas, ha catturato un momento straziante: Kshamenk, un’orca di sesso maschile di 35 anni, è rimasta immobile nella sua vasca per 24 ore, fissando il cancello del suo recinto con uno sguardo che trasmette una profonda sofferenza, quasi come se implorasse la libertà, la pietà umana. Per chi non lo sapesse, Kshamenk è rinchiuso in una piccola vasca di cemento al Mundo Marino, il più grande acquario dell’Argentina sin dal 1992, ed è stato soprannominato “l’orca più sola al mondo”, proprio come avvenuto per Kiska, l’orca tenuta in cattività in Canada.
Kshamenk si spiaggiò nel novembre del 1992 nella baia di Samborombon, in Argentina, insieme ad altri tre maschi. All’epoca aveva circa tre anni ed era molto più piccolo degli altri. I pescatori avvisarono il parco acquatico Mundo Marino solo il giorno dopo e, quando gli operatori arrivarono sulla spiaggia, trovarono solo Kshamenk, disidratato e ustionato dal sole, mentre gli altri esemplari erano probabilmente tornati in mare.
Kshamenk fu salvato, curato e nutrito, ma i veterinari argentini decisero che non poteva essere liberato nell’oceano. Divenne quindi un’attrazione del parco, dove fu messo in compagnia di Belén, un’altra femmina orca in cattività. Belen ebbe due gravidanze, ma il primo piccolo morì nel 1998 e la seconda gravidanza, nel 2000, fu fatale per la stessa orca. Dopo la sua morte, Kshamenk è rimasto solo in una piccola vasca di cemento, nonostante un periodo di convivenza con un’altra orca, Floppy.
Ad oggi, le associazioni per la tutela degli animali, come UrgentSeas, hanno documentato il suo comportamento ripetitivo, evidenziando la sofferenza di Kshamenk all’interno di uno spazio inadeguato. Le immagini hanno fatto, grazie soprattutto ai social, il giro del mondo in poche ore, suscitando grande indignazione tra coloro che si battono per i diritti degli animali, il loro benessere e la loro tutela. Ancora una volta, infatti, un essere vivente si trova confinato in un habitat innaturale, lontano dal suo ambiente naturale, dove non dovrebbe mai trovarsi.
Una questione che ad inizio agosto è salita all’attenzione grazie all’hashtag #FreeKsahmenk, utilizzato dagli attivisti per chiedere condizioni di vita migliori per questo esemplare. La campagna ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle difficoltà che affronta e a promuovere azioni concrete per il benessere dell’orca Kshamenk.
Sara Spiniello