I media locali lo hanno definito un vero e proprio Black Christmas. Un Natale nero, quello che ha colpito l’Australia in piena stagione estiva, da settembre devastata da incendi che si sono propagati in molte zone del Paese. Almeno ventiquattro persone uccise, villaggi completamente distrutti e quattro milioni di ettari divorati dalle fiamme che rischiano di lasciare un segno irreversibile nella storia della nazione dei canguri e dei koala.
Fiamme inarrestabili: dichiarato lo stato d’emergenza
Da mesi Sydney, capitale del New South Wales, sta vivendo un incubo senza fine: in quello che è al momento il posto più caldo della terra, la temperatura ha sfiorato i 42 gradi, superando ogni record. I roghi boschivi non accennano a placarsi, al punto da dover dichiarare lo stato d’emergenza. Solo tra giugno e dicembre gli incendi hanno bruciato oltre tre milioni di ettari e la situazione sembra destinata a peggiorare. Secondo Shane Fitzsimmons, commissario del Servizio antincendio rurale della regione, sono 20 i milioni di ettari che corrono il rischio di essere vittima delle fiamme durante l’estate che, nell’emisfero australe, è iniziata lo scorso 21 dicembre. «Sfortunatamente, la strada da percorrere è ancora lunga», ha dichiarato al The Sydney Morning Herald.
«La costa orientale dell’Australia sta affrontando una delle peggiori siccità della storia: gran parte del Paese che sta andando a fuoco è estremamente secco e, di conseguenza, si arde con maggior facilità. Questi incendi, a loro volta, sono peggiorati a causa delle alte temperature record e dei venti forti degli ultimi mesi» spiega Jamie Hanson, presidente delle campagne di Greenpeace Australia.
Le ondate di calore senza precedenti che stanno colpendo l’Australia in questi mesi, unite alla pesante siccità e all’inarrestabile riscaldamento globale, costituiscono una preoccupante minaccia per la biodiversità australiana. A Victoria, punta meridionale dell’isola, Bill Wallace, un agricoltore locale, ha denunciato la grave pericolosità del caldo torrido per la sopravvivenza dei pappagalli e di molte altre specie di volatili.
Koala sempre più a rischio estinzione in Australia
La vittima numero uno dei roghi boschivi australiani è però il koala, animale simbolo del Paese, insieme al canguro. La ministra federale per l’ambiente Sussan Ley ha sottolineato che per avere un bilancio attendibile dei danni arrecati alla flora e alla fauna bisognerà attendere le prossime settimane, quando i roghi saranno sotto controllo, sebbene sia probabile che il fuoco abbia distrutto circa un terzo dell’habitat primario di questi marsupiali. Il WWF segnala il rischio d’estinzione per la specie nello stato del New South Wales entro il 2050, soprattutto per colpa del disboscamento, in peggioramento a causa delle fiamme devastatrici. «La distruzione e la frammentazione del loro habitat naturale obbliga i koala a uscire allo scoperto, in cerca di un altro luogo per vivere. Così facendo, dovranno fare i conti con numerosi pericoli, da quello di essere investiti dalle macchine, a quello di contrarre malattie rare o incurabili» garantisce il WWF.
Nei giorni scorsi ha fatto il giro del web la foto di un koala che, con chiari segni di disidratazione, ha “fermato” una ciclista per la strada nei pressi di Adelaide, che gli ha offerto la sua borraccia d’acqua. «In tanti anni non mi era mai capitata una cosa simile. Appena i nostri sguardi si sono incrociati, il koala è venuto verso di me, saltando sulla mia mountain bike, nella speranza di ricevere aiuto» ha scritto Anna Heusler su Instagram.
A mettere a repentaglio l’incolumità dei koala è anche una delle piante tipiche di questa parte del mondo, l’eucalipto, di cui si alimentano questi marsupiali. Tale pianta è famosa per essere un materiale combustibile, in quanto le sue foglie contengono degli oli che lo rendono facilmente infiammabile.
Fumo tossico per le strade di Sydney
Nel frattempo le prime pagine dei quotidiani locali insistono da settimane sulla bassa qualità dell’aria che respirano ogni giorno gli abitanti di Sydney, la cui tossicità è arrivata a toccare livelli considerati pericolosi per la salute. La colonna di fumo provocata dagli incendi nella regione di Sydney è arrivata qualche giorno fa fino a Melbourne, a più di 700 chilometri di distanza in direzione sud-ovest.
Sono molti gli stabilimenti e le aziende che, per via del fumo intenso, sono state costrette a cessare temporaneamente le loro attività: secondo i calcoli della società di consulenza SGS Economics & Planning, il fumo causato dagli incendi fa perdere ogni giorno all’economia di Sydney circa 50 milioni di dollari australiani.
La classe politica australiana sotto accusa
In una situazione di emergenza ambientale, il Primo Ministro Scott Morrison, leader del Partito Liberale, è stato costretto a rientrare dalle sue vacanze in Hawaii, ammettendo le proprie responsabilità in qualità di Premier, incoraggiando gli australiani a «essere comprensivi gli uni con gli altri», in quanto le divisioni non portano a nulla.
Tra i maggiori produttori di gas serra al mondo, l’Australia è ancora lontana dal pianificare un futuro ad emissioni zero, mostrando poca sensibilità nei confronti delle politiche climatiche. Morrison minimizza pubblicamente le conseguenze del cambiamento climatico, considerandolo solo uno dei fattori che hanno scatenato i roghi, insieme alla siccità e agli incendi dolosi. Pur riconoscendo l’interdipendenza tra il cambiamento climatico e l’incremento degli incendi, il premier ha dichiarato che non effettuerà tagli sconsiderati sull’industria carbonifera, per il ruolo fondamentale che svolge nell’economia del Paese. Le autorità australiane hanno da poco firmato un contratto con il multimilionario indiano Gautam Adani, fondatore dell’impero industriale Adani Group, decretando il via libera a una contestata miniera per l’esportazione del carbone in India.
«Non cancellerò il lavoro di migliaia di australiani allontanandomi dalle industrie tradizionali» ha dichiarato il Primo Ministro conservatore, ribadendo che l’Australia non si impegnerà in obiettivi sconsiderati e distruttivi per il lavoro. L’atteggiamento freddo e disinteressato di Morrison nei confronti delle politiche ambientali è senz’altro discutibile: tale catastrofe naturale dovrebbe farci aprire gli occhi sulla necessità tempestiva di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, un problema che continuiamo erroneamente a ignorare e che per questo colpisce sempre più forte.
Matteo Allievi