Nella giornata di domenica si è notato come Renzi stesso sia stato vittima di una congiura da parte dei suoi stessi compagni, primo fra tutti il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano.
Lo stesso Emiliano in una intervista de La Repubblica ha specificato che la forte presenza del No in Puglia (67,2%) sia stata spinta «dagli ostacoli che il governo nazionale ha messo sulla strada del nostro programma» sottolineando che «la Puglia ha rivendicato la propria autonomia».
Da notare come gli accadimenti degli ultimi giorni pre-referendum siano stati decisivi per le scelte di buona parte della Puglia; come ad esempio i 50 milioni per le cure antinquinamento eliminati dalla camera, specificando solo dopo che i soldi sarebbero arrivati dopo il referendum.
Tuttavia, in un periodo “caldo” come questo, tra le file del Partito Democratico inizia a partire il toto-nomi per la segreteria del partito. Le dimissioni di Renzi (per ora congelate da parte del Presidente Sergio Mattarella) hanno dato il via ad una reazione a catena, alla ricerca di una nuova bandiera che proverà a gestire una situazione instabile come quella italiana.
Tra i tanti nomi sbuca proprio quello di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia, bandiera portante del No nelle regioni del sud (insieme a De Magistris). Emiliano, succeduto a Nichi Vendola (SEL), è in carica come governatore dal 26 giugno 2015; dopo aver vinto con il 47,12% dei voti, contro avversari come il M5S e FdI.
Invitato a Piazza Pulita, Emiliano spiega: «Noi abbiamo salvato la Costituzione» – riguardo al partito – «Il Partito Democratico ha bisogno di qualche mese per fare il congresso per andare a fare le primarie e stabilire chi sarà il segretario che ci porterà alle elezioni» – e aggiunge – «Senza questo processo il PD avrebbe un’involuzione assoluta e daremmo l’impressione di correre verso le elezioni per paura di fare un nostro congresso. Questo non se lo può permettere neanche Renzi soprattutto se vuole candidarsi».
Successivamente incalza i membri del partito dicendo: «Ho visto molti dei nostri al telefono con la grande finanza, la Confindustria, le lobby dei banchieri, i petrolieri, cosa c’entrano con noi, con il centrosinistra? Capitava che tutte queste persone fossero a conoscenza degli emendamenti prima di tutti».
Alla domanda di una possibile candidatura per il ruolo da segretario di partito, il governatore dice: «Pronto a candidarmi» – ma specifica – «Prima ho davanti altri quattro anni del mio lavoro».
Per il futuro del PD parla anche, Cesare Damiano, ex Ministro del lavoro e della previdenza sociale sotto il governo di Prodi, che spiega ai microfoni di TgLa7: «L’obiettivo principale è che la Legge di Bilancio vada in porto» – aggiunge – «È una legge che interessa il Paese e ho piena fiducia nel Presidente della Repubblica». Per quanto riguarda il partito: «È tempo di voltare pagina. Mercoledì ci sarà la direzione, ascoltiamo quello che ha da dire Renzi» – inoltre riferisce – «Il partito potrebbe avere dei rischi; potrebbero esserci delle spaccature interne, per questo sono da evitare gesti irreparabili. Il referendum passa il partito resta».
Nicola Capussela