"Streghe" di Fabio Meini, un album emblema del potere sovvertitore
Fonte: Fabio Meini

Noi tutti, nel corso della nostra infanzia, siamo cresciuti leggendo o ascoltando dagli adulti fiabe che hanno, nella gran parte dei casi, come personaggi antagonisti streghe, regine prive di scrupoli e matrigne crudeli che mettono sé stesse al proprio posto, senza curarsi dell’altro. Queste rivali, etichettate sin dall’inizio della storia come malvagie, sono potenti, in grado di utilizzare con maestria il potere femminile e la magia, a discapito delle protagoniste che si dimostrano, nella gran parte dei casi, remissive, silenziose e in attesa del principe dal cuor di leone che arriva, giusto in tempo, per salvarle.

Ponendosi al di là e oltre la cultura nazionalpopolare, i movimenti sorti per conquistare l’emancipazione della donna, dalla loro nascita ad oggi, hanno cercato e, tutt’ora, cercano, di dare al termine una nuova linfa: la parola strega, nella concezione femminista, evoca il potere femminile, la spiritualità e le lotte contro un sistema che reprime e demonizza figure di donne forti, le quali vengono percepite come pericolose, tentatrici e devianti rispetto all’integrità patriarcale.

Ce lo spiega meglio Fabio Meini, autore e produttore, in collaborazione con Josephine Chiara Lunghi, del disco “Streghe”, album che si compone di otto brani, incentrati su tematiche relative la condizione della donna nella società odierna, interpretati da altrettante voci femminili. La stregoneria viene, in questo lavoro, intesa come la rivendicazione dei propri diritti, l’essere connesse con la propria intuizione, con la sacralità della femminilità, soppressa da una società nella quale, ahimè, vigono pregiudizi e stereotipi di genere tossici.

 Scalfendo l’immaginario comune e, al contempo, rivendicando le caratteristiche che erano legate alla passata concezione di questa figura, nei brani contenuti all’interno dell’album “Streghe” vi siete riappropriati del termine strega. Chi sono le streghe di oggi? Quali sono i motivi che vi hanno spinto a musicare le loro storie?

 «Le streghe di oggi sono tutte le donne che continuano a non vedere riconosciuti i propri diritti, a subire trattamenti disparitari rispetto agli uomini, quelle donne che, non rispondendo ai canoni sociali, vengono messe ai margini. Le donne, i loro diritti e la valorizzazione degli stessi all’interno della società sono tematiche che, da sempre, ho a cuore; l’aumento delle violenze di genere, sia fisiche che psicologiche, che, purtroppo, si stanno verificando nel nostro paese in questo periodo, mi hanno spinto a lavorare ad un album che toccasse questi argomenti. Ritengo che la musica possa essere, tutt’oggi, un valido mezzo per trasmettere valori umani, per smuovere le coscienze.»

 Non deve essere stata facile la scelta delle otto voci femminili che, nell’album, hanno interpretato altrettante canzoni. Su quali criteri si è basata? Ci racconta, gentilmente, qualche aneddoto relativo la lavorazione dell’album “Streghe”?

 «La scelta è stata fatta insieme a Marina Mulopulos che si è occupata degli arrangiamenti dei cori e che, nel disco, canta uno dei brani. Non è stato semplice decidere le interpreti: al di là del fatto che per ogni canzone dovevamo trovare la voce che meglio ci si adattasse, allo stesso tempo era necessario che l’interprete sentisse proprio, dal punto di vista emotivo, il brano da cantare. Siamo rimasti molto soddisfatti, ognuna ci ha messo del suo. Il disco ha avuto una lunga gestazione, se dovessi raccontarvi ogni aneddoto potrei scrivere un libro a riguardo. A mio parere, il più curioso è quello che riguarda il coinvolgimento di David Brandon per il brano “Lady Frankenstein”. Stavo cercando un artista madrelingua inglese per recitare il monologo della creatura di Frankenstein da inserire in coda alla canzone; un mio amico mi fece il nome dell’attore irlandese che già conoscevo per i suoi trascorsi nel cinema italiano degli anni Ottanta (Deliria”, “Caligola”, “Le foto di Gioia”, ecc.). Mai e poi mai avrei potuto immaginare che abitasse a un quarto d’ora da casa mia!»

Le otto canzoni contenute nel disco “Streghe” parlano alle donne, invitandole, a credere nella propria forza e nei propri valori, riversando il proprio coraggio e la propria determinazione nella costruzione di un mondo migliore. Qual è, a suo avviso, la più grande ingiustizia che le donne, oggigiorno, subiscono?

 «Le otto canzoni parlano sì di donne, ma si rivolgono, soprattutto, ad un pubblico maschile. Per far fronte alle disparità e alle violenze di genere, credo che si debba partire proprio dall’educazione degli uomini. Alcune tra le grandi ingiustizie che le donne, oggigiorno, subiscono sono sotto i riflettori, anche se si dovrebbe fare di più per fronteggiarle. Le più subdole e meschine, a mio avviso, sono quelle che si consumano nel quotidiano, nell’ambiente domestico e lavorativo: sono tenute all’oscuro da tutti, se ne parla ben poco e diventa difficile, quindi, contrastarle.»

 Che valore ha l’indipendenza femminile?

 «Penso sia di vitale importanza, l’indipendenza di ogni essere umano lo è. È fondamentale per il progresso sociale.»

Vincenzo Nicoletti

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