La commissione UE respingerà, tramite il commissario agli affari economici, il bilancio 2015 della Francia che prevede un rapporto deficit-pil al 4,3%, ben oltre il 3% previsto dal trattato di Maastricht.
Questa violazione del Governo francese è stata spiegata così “La Francia rifiuta ogni politica di austerità”, quindi invierà il bilancio preventivo alla commissione che, a fine ottobre, risponderà sicuramente con un secco “No“ e la richiesta di modificare la legge per il 2015 (atto dovuto prima di avviare la procedura d’infrazione).
L’idea di Parigi è di smarcarsi dall’austerità in modo da effettuare quegli investimenti che non potrebbe attuare restando nei vincoli europei, infatti è previsto un piano che porterà quest’anno il rapporto deficit-pil a 4,4%, l’anno venturo al 4,3%, nel 2016 al 3,8% e nel 2017 al 2,8%.
Per la prima volta il commissario agli affari economici europeo potrebbe utilizzare i nuovi poteri affidatigli dal 2013 e chiedere la modifica di una bozza di bilancio ad un Paese, dopo che la settimana corsa Michel Sapin, ministro delle Finanze francese, ha presentato la bozza di bilancio dichiarando “La nostra politica economica non è cambiata, ma il piano di rientro del deficit rallenterà a causa delle circostanze economiche sfavorevoli“.
La sorpresa della UE
L’imbarazzo e l’imprevedibilità della mossa economica e politica della Francia ha colto di sorpresa le istituzioni europee, infatti le uniche dichiarazioni in merito alla violazione dei trattati di Maastricht sono giunte da Simon O’ Connor, portavoce del Commissario Katainen che ha commentato “I Paesi presenteranno le loro bozze di bilancio entro il 15 ottobre quindi sarebbe prematuro fare dichiarazioni sulle opinioni che daremo”. Se l’arco temporale prospettato da O’ Connor sarà rispettato, ci sarà un dubbio, di non poco conto, su chi dovrà firmare le valutazioni dei bilanci fra il commissario entrante Katainen e quello uscente Moscovici. La decisione spetterà al finlandese Katainen, da sempre pro-austerity, in caso di gravi inadempienze con conseguente giudizio entro due settimane dalla consegna del piano di bilancio, ossia ottobre; spetterà al francese Moscovici in caso non si riscontrino gravi inadempienze, quindi con giudizio in novembre. In ogni caso, la portavoce della Commissione, Hansen, puntualizza immediatamente “La commissione uscente e quella entrante lavorano assieme per assicurare la transizione”.
Le parole di Renzi
Dall’Italia arrivano le dichiarazioni di Renzi che non si sbilancia ma dice “L’Europa non può essere divisa fra chi insegna e chi fa i compiti”, riferendosi alla cancelliera tedesca che aveva detto “I Paesi UE facciano i compiti a casa”. Domenica, in un incontro Vendola-Civati-Landini, il segretario Fiom ha tuonato “Che il premier dia il suo appoggio alla Francia dicendo che sta facendo bene e poi rispetterà i patti ed eliminerà l’articolo 18 non ha senso e dimostra, ancora una volta, tutta la sua incoerenza”, vedendo un opportunismo tipicamente italiano nelle parole del primo ministro.
La ripresa Greca
Intanto da Atene le notizie vanno esattamente nel verso opposto perché, mentre il ministro dell’economia greco, Staikouras, tratta con Bce, FMI ed UE sulla fine del commissariamento, la stessa troika approva il bilancio 2014 greco che vedrà una crescita superiore all’Italia (0,6%) e l’anno prossimo un tasso positivo addirittura del 2,9%. Finalmente, la Grecia tornerà ad avere la sua autonomia di scelta in campo economico e politico, dopo che l’anno scorso erano arrivate le scuse della troika visti i risultati negativi della “cura a base di austerità” imposta ad Atene che non era servita a nulla, se non a peggiorare le condizioni di vita, dell’economia, del debito pubblico, del deficit e del pil dei Greci.
Da quest’anno, secondo il ministro dell’economia, il disavanzo pubblico sarà del 2% e l’anno prossimo i dati macroeconomici prevedono un’ulteriore riduzione.
Ferdinando Paciolla