Perché il governo deve occuparsi dell'emergenza ambientale

La questione ambientale è un’emergenza: lo dicono i cambiamenti climatici che viviamo, lo gridano la deforestazione, lo scioglimento dei ghiacciai, le trasformazioni climatiche, l’inquinamento, lo svilimento della biodiversità. Tutto questo ha messo in crisi gli ecosistemi, ma non solo: le ripercussioni si riversano sull’economia e sui rapporti sociali tra gli Stati, nonché i governi. Facile intuire quanto la politica sia dunque l’attore che detta le regole di un gioco importante, vitale.

In giorni tesi e caotici di un agosto italiano mai così caldo, si è parlato di accordi, ripensamenti, contrattazioni. Al di là di colori, nomi e linee strategiche, è bene che il nuovo governo si presenti stabile, equilibrato e credibile, ma che soprattutto sia sensibile all’emergenza ambientale e attivo perché questa possa essere il perno delle future scelte politiche.

Perché bisogna pensare a un mondo green? Quali ripercussioni ci sono sull’economia e sulla società? Cosa hanno in comune i programmi di PD e M5S sull’ambiente?

L’emergenza è ambientale, ma anche economica e sociale

Secondo il rapporto “Cambiamenti climatici e territorio” presentato poche settimane fa dall’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), il riscaldamento globale, di cui anche noi vediamo gli effetti, colpisce soprattutto le zone più povere come Africa e Medio Oriente, Asia e America Latina. Questo contribuisce all’aumento di guerre e migrazioni. Il rischio che si corre è di assistere a scontri per le terre fertili e all’aumento di fenomeni migratori, di ritrovarsi impotenti di fronte alle ripercussioni di un fenomeno che sembra oggi irreversibile: lo sfruttamento delle risorse, la noncuranza di ciò che ci circonda.

Anche la sicurezza alimentare è messa a dura prova: la disponibilità di cibo è in diminuzione, così come la sua qualità. In prospettiva tra i migranti saranno sempre più presenti anche i migranti climatici e questo rischia di rendere instabili i rapporti tra gli Stati più di quanto non siano già.

Cambiare i propri modelli di sviluppo è obbligatorio per salvare l’ambiente

L’emergenza ambientale è una questione complessa, e richiede un’attenta analisi per ricercare soluzioni praticabili. Le azioni personali sono ammirevoli e rappresentano un tassello della ricostruzione sostenibile, ma restano un fine in sé finché non si procede con accordi vasti e soluzioni coordinate.

Il prossimo 23 settembre il Presidente del Consiglio italiano parteciperà al summit del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla Crisi Climatica e all’Assemblea Generale ONU. Surriscaldamento globale, difesa della biodiversità e ricostituzione degli ecosistemi sono solo alcuni dei punti che dovranno essere analizzati. Parlare di ambiente oggi è determinante, ma è più cruciale agire.

Se il Governo vuole mostrarsi come nuovo, sarà necessario definire fin da subito la linea da seguire. Alcuni esempi? Il 26 ottobre 2019 scadrà la concessione “Val d’Agri”, tramite cui l’Eni estrae petrolio in Basilicata. I dati di Ecomafia 2019 dicono che l’illegalità ambientale è in aumento. Inoltre il Paese vive un elevato rischio idrogeologico. I danni climatici hanno causato danni per 14 miliardi all’agricoltura italiana nell’ultimo decennio. Le sfide aperte dall’agenda ONU 2030 sono ancora aperte.

Cosa dicono i programmi M5S e PD

«Ambiente non è uno slogan o un like ai post di Greta Thunberg. Se vogliamo parlare di ambiente allora chiudiamo le centrali a carbone entro il 2025. Vogliamo che non si realizzino nuovo inceneritori e che si chiudano quelli esistenti e chi si fermino le trivellazioni petrolifere nel nostro splendido mare» ha detto Di Maio, l’esponente del Movimento che parla di un’Italia al 100% rinnovabile. «Tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la tutela dell’ambiente, la questione dei cambiamenti climatici e la nascita di nuove imprese legate a questo settore» (i venti punti del M5S).

tra i punti la sostenibilità ambientale
Fonte: ANSA

Orizzonti sostenibili condivisi anche dal PD che, come ha affermato Zingaretti, vuole puntare su un’Italia verde e su uno «sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale».

Ancora, Filippo Sensi, deputato del PD, pochi giorni fa ha partecipato al fianco di Alexandria Ocasio Cortez alla presentazione dei nuovi manifesti del Green New Deal al Pelham Park del Bronx a New York.

La sostenibilità pare insomma essere, almeno nelle parole, un terreno condiviso tra i due partiti del governo giallorosso, anche se distanti restano le posizioni su trivelle e inceneritori. Forte il tono usato negli ultimi giorni dai pentastellati che hanno dichiarato il loro irremovibile stop a trivellazioni e inceneritori, anche se nei punti definitivi il riferimento non è esplicito quanto generico: il divieto per le trivellazioni riguarda poi nuove concessioni.

Dunque è auspicabile un’idea di Governo seguace di Greta Thunberg che ben si allinea al vento verde che soffia in Europa e ben riesce ad accattivare i cuori dei giovani che hanno fatto della piccola ribelle straniera una guida. Vedremo nel futuro prossimo cosa sarà del nuovo Governo, vedremo cosa sarà dell’Italia sostenibile, al di là di colori, nomi e linee strategiche.

Fino a questo momento è certo che entrambi i partiti, pur mostrando interesse per il tema sostenibilità, nella messa in pratica si sono dimostrati poco risolutivi. E le parole, pur se guidate dalle migliori intenzioni, non possono essere abbastanza, il nostro ecosistema ha bisogno di azioni concrete.

Alba Dalù

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