Il fotovoltaico è una modalità di produrre energia oggigiorno molto diffusa, e alla quale non si può che guardare con favore, in quanto utilizza una fonte inesauribile e non inquinante, il sole.

Accanto alla creazione di piccoli impianti localizzati sui tetti degli edifici, però, stanno ora iniziando a proliferare le richieste di autorizzazione alla creazione di impianti a terra, denominati  “parchi fotovoltaici”: si tratta di schiere di pannelli disposti in file parallele con adeguato orientamento sopraelevati rispetto al piano di campagna.

Il fenomeno è diventato un vero e proprio business considerato che è facile ottenere finanziamenti bancari per la realizzazione dell’impianto e la rivendita dell’energia frutta molti incentivi. Quello che fa discutere è l’impatto ambientale prodotto da pannelli solari posizionati a terra, in pieno campo, diverso da quelli sui tetti delle abitazioni o strutture industriali.

Il direttore della Coldiretti Francesco Sossi ha di recente espresso la sua posizione a riguardo:<<Siamo favorevoli al fotovoltaico, in particolare per quanto riguarda gli impianti posizionati sopra le strutture agricole e i capannoni, alcuni dei quali coperti ancora da Eternit: per molti operatori del settore può essere una buona occasione per produrre energia e sanare il tetto. E’ certo che devono sempre essere scelte che portano benefici all’azienda, preoccupa quando l’obiettivo prende strade diverse.>>

Per far chiarezza sulla questione un gruppo di ricercatori della Lancaster University e del Centre for Ecology and Hydrology del Regno Unito ha effettuato una ricerca denominata “Effetti della gestione del microclima e della vegetazione dei parchi solari sul ciclo del carbonio dei pascoli”.

Gli esperti hanno monitorato per circa un anno gli impianti presenti nel grande parco solare di Swindon prima di trarre le loro conclusioni. Gli scienziati hanno notato che al di sotto dei pannelli la temperatura era in media inferiore di 5 gradi rispetto al resto della superficie. Questo effetto di ombreggiamento provoca una variazione del clima che può danneggiare la crescita di alcune piante.

La dottoressa Alona Armstrong della Lancaster University ha spiegato <<Questa comprensione diventa ancora più interessante se applicata a zone che sono molto soleggiate che possono anche soffrire di carenza d’acqua. L’ombra sotto i pannelli può consentire alle colture che non possono sopravvivere in pieno sole, di essere coltivate. Inoltre, le perdite di acqua possono essere ridotte e l’acqua potrebbe essere raccolta dalle grandi superfici dei pannelli solari e utilizzata per l’irrigazione delle colture.>>

Dall’analisi degli scienziati inglesi è emerso che l’utilizzo del fotovoltaico su superfici agricole non va osteggiato, come affermato da Sossi, ma sfruttato. Gli agricoltori, una volta compresi gli effetti dei parchi solari sul territorio, potrebbero scegliere le colture più adattate in modo da incrementare la produttività. Una lieve alterazione del microclima non deve essere vista come un problema, ma come una risorsa.

Vincenzo Nicoletti

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