– DI EMANUELE TANZILLI
emanuele.tanzilli@liberopensiero.eu
Altro che Gangnam Style, ce l’abbiamo noi il nuovo tormentone mondiale dell’autunno/inverno 2013! Ed è tutto uno sfavillio di sonorità pop, una pirotecnia di rime apnoiche, conditi ovviamente da un beat trash e minimal in grado di catalizzare le orecchie in ogni anfratto del globo e trasmettersi al corpo trascinandolo con sé a ritmo di ricorsi in giudizio e sentenze di diciassettesimo grado. La Deka-Dance, il nuovo brano di un gruppo musicale emergente che si fa chiamare G.E.I. (da leggersi rigorosamente “Gi-I-Ai”) ed è composto da 23 membri, pronto a regalarci memorabili serate in compagnia di amici e magistrati!
Lo so cosa state pensando, che perlamordiddio vi siete appena svegliati ed eccolo qua, il fanatico di turno che attacca a parlare di Berlusconi, perché se ne sentiva proprio l’esigenza.
In verità sì, credo sia giusto esprimere un’opinione libera, perché se n’è parlato troppo e male. L’argomento è su tutti i canali tv, alle radio, su ogni quotidiano, rivista e cartellone pubblicitario, in qualsiasi sito internet, pure quelli che parlano di cucina o bricolage, e sugli aerei quando ve ne andate in spiaggia e volete starvene per fatti vostri ma broom!, arriva l’aeroplanino con tanto di codazzo che recita “Forza Silvio!”. E poi ci lamentiamo che gli incassi delle strutture turistiche sono piombati a picco.
Ad ogni modo, la realtà è talmente manipolata che se non siamo ancora in Matrix poco ci manca. E distinguere con giudizio il bene dal male, il vero dal falso, non è impresa facile. Io, come cittadino italiano, mi sento avvilito. E non tanto per il fatto in sé, ovvero che noi si stia per davvero ancora a discutere se sia legittimo o meno che un condannato in via definitiva possa star lì a governarci e rappresentarci. Abbiamo visto in altri Paesi politici dimettersi per molto meno, all’estero basta aver scopiazzato un compito in terza media o schiacciato involontariamente una formica col piede per far scattare le dimissioni. Ma giustamente qualcuno insiste che l’Italia non è l’estero, che il senso dell’onore e della dignità qui non valgono, e come dargli torto: ci sono ancora dieci milioni di persone che riescono a votarlo.
Ecco, il punto è proprio questo. A me dà fastidio che ci sia un terzo dell’elettorato attivo – ma per estensione diciamo pure un terzo della popolazione – che ritiene tutto questo normale, anzi legittimo. Un’idea della vita improntata alla furbizia, al disprezzo delle regole, alla prevaricazione degli altri, al menefreghismo più assoluto. Mi dà fastidio che una così alta percentuale di miei connazionali possa sentirsi in dovere di lamentarsi di tutto e di tutti, salvo poi giustificare ogni sorta di comportamento subdolo e meschino. Per senso di ammirazione, anzi forse per gelosia. Perché a lui è concesso fare tutto quello che “noi” vorremmo, quindi evadere le tasse, conquistare il consenso col potere, parlare alla pari con la mafia, comprare Balotelli o Kakà per smuovere un po’ le acque al Fantacalcio, per tacere poi degli spettacolini di burlesque. Fantastico, no?
Ve lo dico io: no. Non è per niente fantastico vedere famiglie che non riescono a mettere un piatto in tavola, camminare per strada ed essere fermati da padri di famiglia o giovani ragazze in cerca di qualche spicciolo, né constatare che in vent’anni la politica non è riuscita a produrre altro che soluzioni ad Silvium e tutto quello di cui si riesce a parlare oggi è un estenuante balletto in Giunta.
Ma a noi che ce ne frega, noi abbiamo il sole, il mare, gli spaghetti, la musica. Adesso va forte questa canzone, si chiama Deka-Dance, e promette di farci ballare molto a lungo. Perciò sfoderate gli occhiali da sole, le camicie di seta e le scarpe in vernice.
Se poi preferite ascoltare un brano di Ludovico Einaudi mentre vi versate la camomilla e cercate di non farvi prendere da una crisi di nervi, beh, non posso darvi torto.
Buona domenica a tutti.