Squid Game
Guardie della serie tv coreana "Squid Game"

Squid Game (in coreano Ojing-eo geim o Ochingŏ keim, lett. “Il gioco del calamaro”) è una serie televisiva sudcoreana scritta, diretta e ideata da Hwang Dong-hyuk. Il grande successo che ha generato è dovuto agli opposti e ai contrasti su cui si regge: sulla scia dell’opera giapponese Battle Royale, uomini e donne con gravi problemi economici vengono reclutati per affrontare sei prove che consistono in quelli che apparentemente sembrano essere i giochi con cui si intrattenevano da bambini. Perdere significa morire fucilati brutalmente, in uno scenario dai colori pastello e con un sottofondo di canzoncine infantili.

Squid game e i parassiti della società

Dietro questo scenario si cela una fondamentale lettura allegorica; se a tenere il pubblico incollato allo schermo è l’ansia nutrita dalla partecipazione emotiva che spinge a tifare per l’uno o per l’altro giocatore, anche la morale e la critica sociale suggellano vistosamente ogni episodio.

Il tema è ben chiaro: l’uomo è pronto a divorare se stesso e un suo simile solo in nome del denaro a cui ha devoluto tutta la sua esistenza. A loro volta, i giochi sono una fonte di intrattenimento per una casta di milionari annoiati dalla propria routine, che perciò vanno alla ricerca di emozioni sempre più estreme. Il binomio “poveri disperati e indebitati” e “classe sociale privilegiata ed elitaria” è un tema molto sentito soprattutto dai fruitori orientali, come ha anche testimoniato il successo di Parasite, opera cinematografica del 2019 vincitore di quattro premi oscar e nominato ad altri due. Diretto da Bong Joon-ho, il film ha sfruttato i topoi della casa e della cantina come luoghi identitari e di simbologia sociale: i padroni come parassiti nullafacenti si godono la luce del sole dalle loro stanze vetrate, mentre la povera servitù sfruttata vive nell’ombra e nella polvere e rende possibile lo stile di vita borghese dal quale è esclusa. “Parassiti” sono anche i giocatori di Squid Game, ombre che si muovono tra le strade dei bassifondi delle città, figli di una crisi economica che affonda le sue radici nella Guerra di Corea.

Dalla Guerra di Corea alla Brothers’ Home

Il 25 giugno del 1950, dopo appena cinque anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e sulle macerie di un’economia già a pezzi, il mondo si trovò improvvisamente davanti a una delle fasi più acute della guerra fredda: le truppe della Corea del Nord (affiancate a quelle cinesi) invasero la Corea del Sud, alleata degli Stati Uniti. La guerra si concluse tre anni dopo con la firma di un armistizio, lasciandosi alle spalle quasi tre milioni tra morti, feriti e dispersi.

Per sopperire ai disagi sociali sorti dalla crisi economica del dopoguerra, nel 1960 furono inaugurati orfanotrofi e case famiglia, poi convertiti in centri assistenziali nel 1975 da Park Chung Hee, presidente e dittatore della Corea del Sud. Sulla carta le 36 strutture sparse in tutto il territorio avevano il fine di accogliere i senzatetto e i vagabondi per rieducarli e reintegrarli in società, tuttavia la realtà era ben diversa. Gli edifici erano veri e propri campi di concentramento in cui venivano imprigionate migliaia di persone, di cui meno del 10% era effettivamente senzatetto. Le vittime principali erano persone disabili, venditori ambulanti, prostitute e bambini rapiti, che venivano reclusi nei centri per ottenere maggiori sovvenzioni dal governo. Ad arricchirsi fu principalmente il direttore Park In-geun, in un sistema che prevedeva l’aumento di donazioni statali in linea con il numero dei detenuti. Con il pretesto di ripulire le strade in occasione delle Olimpiadi di Seul nel 1988, i reclusi aumentarono da 8600 nel 1981 a 16 mila nel 1986.

La Brothers’ Home di Busan era una di queste case assistenziali, diventata il simbolo della tragedia per le testimonianze dirette delle atrocità commesse al suo interno, tra torture e abusi sistematici sui bambini ospitati. Sebbene gli ideatori di Squid Game non l’abbiano mai confermato, l’idea che possa essere stata oggetto di ispirazione per la serie tv sembra del tutto plausibile. I detenuti della Brothers’ Home indossavano delle tute blu distintive (molto simili a quelle presenti in Squid Game), subivano abusi e maltrattamenti ed erano obbligati dal direttore della prigione, un estremista cattolico, a imparare versi della Bibbia e canti sacri. Inoltre le guardie, annoiate dalla loro routine, li obbligavano a partecipare a giochi violenti per il semplice gusto di intrattenersi.

La ripresa economica sulle spalle dei lavoratori

La Corea del Sud si è costruita su tali fondamenta e oggi è un Paese tecnologicamente avanzato, patria di colossi dell’elettronica e delle telecomunicazioni (come Samsung ed LG) e con una rete di infrastrutture efficientissima. Il suo quadro economico stabile è dovuto dalle strategie economiche messe in atto dal governo dopo la crisi del 2008, che ha impiegato circa il 5% del PIL, contro il 2% medio dei Paesi del G20. Nel 2009, nel pieno della crisi, il PIL è rimasto stabile (+0,2%), scongiurando una recessione e la Corea è stato il primo fra i Paesi OCSE a mostrare segni di ripresa, nonché l’unico insieme a Polonia e Australia a mostrare valori in crescita. Ma se i dati sembrano essere favorevoli, il popolo è stato piegato da ogni difficoltà.

Nella prima stagione di Squid Game, il protagonista Gi-hun perde il lavoro dopo 16 anni e scende per le strade per partecipare a uno sciopero. Tale episodio si ispira ai drammatici eventi del 2009, quando 2.600 lavoratori della SsangYong Motor Company, pari al 43% della forza lavoro, furono licenziati, provocando proteste sfociate in violenti scontri tra operai e forze dell’ordine. Il regista Hwang ha dichiarato di aver voluto dimostrare che «qualsiasi persona comune della classe media può cadere in fondo alla scala economica, da un giorno all’altro».

Lo sciopero dell’azienda Ssangyong Motor e l’occupazione dello stabilimento a Pyeongtaek si è concluso dopo 77 giorni con una sconfitta per i 976 operai che il 22 maggio 2009 avevano occupato e mantenuto contro un continuo assalto quasi-militare la piccola fabbrica di automobili. L’accordo è stato firmato dal presidente del tribunale in amministrazione controllata della Ssangyong, Park Young-tae e il presidente del sindacato locale Han Sang-kyun. La resa è stata seguita dalla detenzione e dall’interrogatorio di numerosi scioperanti da parte della polizia. In seguito, è stata avviata un’azione legale collettiva, con una richiesta di risarcimento di 45 milioni di dollari contro il Sindacato Coreano degli Operai Metallurgici, e azioni legali individuali contro gli scioperanti per i danni causati durante lo sciopero.

Il pesce più grande divora sempre quello più piccolo in una società che non ha scrupoli e che prima fa a pezzi i poveri lavoratori e poi si sbarazza di ciò che ne resta. Squid Game ha rielaborato questo truce meccanismo sociale nel modo più letterale possibile, dando in pasto al suo pubblico il narcisismo, la disperazione, la ludopatia e la hybris che sono tutte umane e tutte atavicamente attaccate alla speranza di rivalsa.

Alessia Sicuro

fonte immagine di copertina: depositphotos.com

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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