Borrtex è un compositore minimalista per pianoforte proveniente dalla Repubblica Ceca, nato a Havirov e cresciuto a Praga. L’identità che si cela dietro questo nome in arte è quella del giovane Daniel Bordovsky, di soli 21 anni. Egli ha iniziato a suonare all’età di sei anni e ha intrapreso la Scuola di Musica di Leos Janace. I suoi lavori da artista indipendente lo hanno condotto ad un successo dalla portata internazionale; Borrtex ha raggiunto oltre 100.000.000 ascolti su Spotify, Apple Music, Youtube e i suoi brani hanno fatto parte di oltre 3.000 progetti internazionali. La sua musica è stata utilizzata per colonne sonore e pubblicità per vari brand come ad esempio Montblanc, Xiaomi, Ikea, etc.
A dicembre Borrtex presenta l’uscita di “Harmony”, il suo nuovo album da solista caratterizzato da 12 composizioni tutte diverse l’una dall’altra in termini di velocità, intensità, performance e stile. La playlist si compone di: intro, “Crossing”, “Monde”, “Fluid”, “Calme”, “Spiral”, “Encanto”, “Living”, “Aqua”, “Propos”, “Forte” e “Vera”. Le melodie dei suoi brani sono spesso malinconiche ma al contempo si legano ad una profonda energia che racchiude diverse atmosfere ed evoca sensazioni contrastanti come la nostalgia, il romanticismo, speranza e ottimismo.
Abbiamo intervistato Borrtex spinti dalla curiosità di conoscerlo meglio. Ecco quanto ci racconta.
Ciao Daniel, il tuo successo internazionale ti precede. Ci piacerebbe conoscerti meglio anche in Italia. Il tuo nome in arte è “Borrtex”, cosa significa?
«Ciao a tutti e grazie per questa intervista! Sono un compositore di musica classica moderna e pianista di Praga, Repubblica Ceca. Il mio nome d’arte è Borrtex e viene dalla mia infanzia; è un mix di parole, incluso il mio cognome, Bordovský. I miei amici mi chiamavano Borrtex quando eravamo ragazzini perchè più corto e più cool!!» – ride.
A che età hai iniziato a suonare? Com’è nata questa tua passione? Hai 21 anni e sei giovanissimo. Raccontaci un po’ di te.
«È stato un percorso molto lungo! Suono il pianoforte da quando avevo sei anni, ma da bambino non volevo mai andare a lezione di piano, non mi piaceva per niente. Era più che altro un’idea dei miei genitori, soprattutto di mia mamma. Lei suona il piano e voleva che suonassi anch’io. La mia insegnante era bravissima, era sempre molto gentile e d’aiuto, ma a me non interessava suonare la musica di altri compositori secondo le loro note e istruzioni. Sette anni dopo ho finito la scuola e pensavo che non sarei mai più tornato al pianoforte, ma accadde che, dopo quattro anni, quando ascoltavo una bella canzone sentivo dentro di me il bisogno spontaneo di imparare a suonarla al pianoforte che avevamo a casa. È iniziato a piacermi molto di più perchè non ero limitato da un piano di studio. Era una mia decisione. Ad oggi credo che la libertà sia fondamentale perché dà gioia alla musica.»
Il tuo stile musicale è molto carismatico, ma anche romantico, nostalgico. Ci sono dei compositori al quale ti sei ispirato?
«Questo album è molto speciale per me e il processo creativo è stato differente. La mia musica è conosciuta soprattutto per l’aspetto rilassante, meditativo e relativo all’atmosfera da ambiente. In “Harmony” ho deciso di essere più energico, volevo mostrare che so fare anche altro. Cerco di trovare ispirazione nella natura e nella mia fede in Dio, di solito non voglio essere ispirato dalla musica di altri, quindi non influenzano la mia prospettiva. Posso dire però di essere un grande fan della musica di grandi artisti come Nils Frahm, Philip Glass o Hania Rani.»
Quali sono invece i tuoi compositori contemporanei preferiti?
«Oltre a quelli già citati, personalmente mi identifico con le composizioni di musica per film del mio caro amico Rob Simonsen che ha composto la colonna sonora originale di film quali “(500) giorni insieme”, “The Spectacular Now”, “Gifted”, “Tornare a vincere” e altri. Quando ero più piccolo ero anche un grandissimo fan di Hans Zimmer, che sono riuscito a incontrare qualche anno fa in concerto a Praga.»
Nella tua raccolta in uscita a dicembre, Harmony, ogni brano si ispira ad un’intenzione musicale diversa. A volte sembra che ci siano dei dialoghi tra la mano destra e la mano sinistra, giusto? Si alternano molto parti legate a parti staccate. C’è un filo conduttore che unisce tutti i brani?
«Questa è un’ottima domanda. Sì, il tema principale dell’album è una lenta trasformazione delle melodie da veloci ed energiche in tracce quali “Fluid” a ballate più lente come “Living” o “Vera”. L’album è molto malinconico, comprende diverse sensazioni e stili. Credo che il titolo “Harmony” rappresenti l’equilibrio tra queste espressioni diverse. Ogni brano è specifico, ma sono ben amalgamati in un set complesso di composizioni.»
Come nasce la raccolta “Harmony”?
« Improvvisando. La maggior parte delle idee sono arrivate in modo inaspettato mentre improvvisavo al mio nuovo pianoforte verticale acustico. Il processo creativo è stato liberatorio e mi ha arricchito molto perchè non c’era nessuna intenzione, mi stavo solo godendo la musica, è capitato molto spontaneamente e l’ho trovato stimolante.
Domanda difficile: qual è il brano che ti piace di più in “Harmony” e perché? Quello a cui senti di essere più emotivamente legato.
«Hmmm, di solito non ho preferenze tra i brani che ho prodotto, ma è vero che in questo album ce n’è uno in particolare che è più importante per me di tutti gli altri. È la traccia intitolata “Vera”. L’ho composta qualche mese fa, all’inizio del 2020, ma mi è servito un po’ di tempo per capire come arrangiarla e poi suonarla al pianoforte. È una ballata dal suono molto familiare che ho deciso di dedicare a mia nonna che si chiamava “Viera”. Il nome ha diverse varianti e interpretazioni ma mi piaceva anche il fatto che in ceco significhi “fede”, che mi piace molto.»
Borrtex tu sei coinvolto in tanti progetti internazionali e i tuoi brani vengono adoperati anche per le colonne sonore di film e pubblicità per brand dall’importanza globale. Te lo saresti mai aspettato?
«Per niente! Non prendevo neanche seriamente la musica; ero ancora un adolescente alle superiori! Poi però quando ho iniziato a ricevere messaggi e commenti sui miei primi brani e addirittura e-mail e proposte, ho iniziato a sentire che qualcosa stava per accadere. Successivamente ho iniziato a pubblicare sempre più musica e mi rendevo conto che sempre più gente l’ascoltava. È andata così. Al giorno d’oggi, però, noto un problema perchè in tanti vogliono avere successo e diventare famosi prima di meritarselo. Io non ci ho mai visto fama, soldi o successo. Vedo musica, vedo cultura, vedo gioia e divertimento, vedo il mio modo di servire Dio. È una passione per me e sono fortunato che possa essere anche il mio lavoro. Avere le giuste priorità è molto importante.»
Cosa consiglieresti ai giovani pianisti di oggi che si approcciano al mondo della scrittura musicale?
«Consiglierei loro di lavorare sodo sulle proprie abilità e di crederci. L’industria musicale sarà sempre competitiva, ma i musicisti bravi troveranno sempre un modo per avere l’attenzione che meritano. Sii vero, sii onesto, sii autentico e ama la musica con passione pura.»
Qual è, secondo te, la strada per il successo?
«Dovremmo chiederci, che cosa significa? Cos’è il successo? Personalmente, successo significa felicità, significa fare cosa amo e avere la mia famiglia accanto a me. Successo è passare del tempo con le persone giuste, divertirsi e godersi la vita che abbiamo. Successo significa anche trovare un fine più profondo, perchè sono qui, qual è la ragione di tutto? E trovare le risposte migliori. Quindi alla fine il successo è sapere chi sei, cosa devi fare e in generale essere soddisfatto di te e del tuo lavoro, dei tuoi amici e della tua vita.»
Sabrina Mautone