Nel nostro Paese c’è un tema, tra gli altri, che spesso non viene preso in considerazione o che si crede sia meglio minimizzare e ridicolizzare: la contraccezione gratuita, realtà vista come una questione marginale.
Nonostante ciò, il 12 novembre un passo in avanti verso la contraccezione gratuita è stato fatto: la giunta regionale della Toscana ha approvato una delibera che prevede la distribuzione gratuita di contraccettivi per tutti gli under 26 e non solo: per le donne fino ai 46 anni con basso reddito, nei due anni successivi a un’interruzione volontaria di gravidanza o a un anno dal parto. La Toscana si è così unita alle altre (poche) regioni italiane che prevedono la medesima cosa, ovvero Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Puglia.
Inoltre, la giunta regionale toscana ha previsto tutta una serie di incontri e interventi utili a rafforzare i programmi di educazione sessuale nelle scuole e sul territorio cittadino in generale, al fine di prevenire interruzioni di gravidanza e malattie sessualmente trasmissibili.
Ma perché ci si ferma a iniziative locali invece di pensare a una soluzione nazionale?
La contraccezione gratuita è un diritto
Dal punto di vista sociale e culturale la contraccezione gratuita dovrebbe essere un diritto a cui tutti, uomini e donne, dovrebbero aspirare e per il quale combattere. E un Paese altamente civilizzato dovrebbe consentire ai suoi cittadini di poter accedere a tutti quei metodi contraccettivi che permettano loro di vivere al meglio l’esperienza sessuale.
La legge 405 del 1975 faceva un primo passo in questo senso istituendo i consultori familiari, prevedendo la gratuità dei mezzi necessari a una procreazione responsabile. Tre anni più tardi, arrivava la tanto citata legge 194 che, tra le altre cose, disciplina le modalità di accesso all’aborto.
La presenza di queste leggi nell’ordinamento giuridico italiano non ferma tutte le associazioni cattoliche e/o di destra che eliminerebbero un diritto conquistato con fatica dalle donne perché “l’aborto è un omicidio”, né le campagne pro-life che sembrano intimare le coppie a dei rapporti sessuali non protetti e che abbiano come unico scopo quello di procreare.
Uno degli ultimi esempi a tal proposito è quello di Verona, dove il consiglio comunale ha approvato una misura “per la prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità” e si è autoproclamata “città a favore della vita”. Eppure, come riportato dal Ministero della Salute, da quando è stata approvata la 194 gli aborti sono diminuiti.
Questa sorta di bigotto ostruzionismo nei confronti della contraccezione gratuita dovrebbe essere affrontato.
Solo attraverso un’adeguata informazione e conoscenza dell’argomento “sesso”, ma soprattutto del sesso protetto, è possibile arrivare all’eliminazione di false credenze. Una coppia dovrebbe essere libera di scegliere se, quando e come avere un bambino. E fino a quel momento dovrebbe poter avere rapporti sicuri senza che questo implichi affrontare una spesa in più, e di conseguenza decidere di rinunciare ai contraccettivi solo per motivi economici.
Malattie sessualmente trasmissibili e contraccettivi
I metodi per rendere il sesso sano e quasi del tutto privo di rischi esistono: perché preferiamo accantonare la discussione, evitando di arrivare alla possibile soluzione della contraccezione gratuita?
Le malattie sessualmente trasmissibili sono tutto tranne che scomparse. In Italia, ogni anno, ci sono almeno 3.700 nuove diagnosi di HIV e l’84% di queste è contratta a causa di rapporti sessuali non protetti. Nel nostro Paese, le persone che vivono con l’HIV sono circa 130mila. Il 1° dicembre è stata la Giornata Mondiale della lotta contro l’AIDS e l’onlus Anlaids ha lanciato per l’occasione la nuova campagna “#TIRIGUARDA“, coinvolgendo personaggi famosi del mondo dello spettacolo e dei social. La campagna vuole sottolineare come l’AIDS non sia una malattia scomparsa, ma come invece colpisca ancora tantissime persone ogni anno e come questo coinvolga tutti noi, nessuno escluso. La ragione di questa tendenza, secondo la onlus, è proprio nella disinformazione della popolazione, spesso inconsapevole di avere avuto comportamenti a rischio.
Ci sono poi tutte le altre malattie: fino al 2004, nei centri monitorati dall’Istituto superiore della sanità i casi di infezioni da clamidia, sifilide o gonorrea sono stati mediamente 4mila all’anno. Dal 2005 al 2013 sono aumentati del 31%, e sono maggiormente diffusi tra gli adolescenti. Nel 46% dei casi gli uomini e nel 48% le donne hanno ammesso di non aver usato contraccettivi nei mesi precedenti all’infezione. Solo l’8,8% aveva indossato sempre il profilattico.
La contraccezione è un privilegio di pochi
I preservativi sono costosi, soprattutto per una popolazione che ha vissuto e deve affrontare ancora le conseguenze della crisi economica. Nelle farmacie o parafarmacie le confezioni di profilattici vendute sono scese dagli 11,1 milioni del 2007 ai 9,3 del 2014; e questa tendenza (-16%) non è stata recuperata dai supermercati.
Oltre ai preservativi maschili, ci sono quelli femminili, i contraccettivi orali e molti altri. Questi metodi contraccettivi, costosi o di cui non si è neanche a conoscenza, dovrebbero essere messi a disposizione di tutti e tutte. Come si legge da una petizione lanciata su Change.org da ginecologi e ginecologhe, ostetriche, pediatri e farmacisti:
«La disponibilità di contraccettivi gratuiti, erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale, è condizione necessaria per assicurare il diritto alla procreazione responsabile, con ricadute importanti sulla salute delle donne. Nel nostro Paese, a differenza di altri Paesi europei, come la Francia, il Belgio e la Germania, la contraccezione è interamente a carico delle cittadine e dei cittadini, salvo rare iniziative locali».
Permettere a donne, famiglie e giovani di accedere gratuitamente ai contraccettivi è una battaglia civile che sarebbe meglio non ridicolizzare né minimizzare. Promuovere programmi di educazione sessuale nelle scuole e in tutti i luoghi cittadini aiuterebbe tutti ad affrontare un argomento, che è ancora un tabù sociale, a diventare conosciuto e interiorizzato.
Per permettere a chiunque di vivere la propria sessualità in modo sano, civile, libero e senza rischi.
Federica Ruggiero