Innanzitutto, voglio scusarmi con Milan Kundera per aver messo in relazione la sua opera con il disegno di legge costituzionale sul quale dovremo esprimerci il 4 dicembre, se non altro perché Kundera sa scrivere, e chi ha redatto la proposta di riforma sicuramente da questo punto di vista deve avere più di un problema.
Entrando nel merito: per insostenibile leggerezza intendo non soltanto l’arroganza con cui il Governo si è approcciato alla decisione di riformare la Costituzione, minacciando le dimissioni qualora non venisse approvata la riforma, e quindi successive non precisate invasioni di cavallette, stragi di primogeniti e così via.
Bensì, mi riferisco principalmente all’inconsistenza degli argomenti addotti a sostegno della necessità di cambiare la legge fondamentale del nostro Stato.
Un breve esempio? Basti prendere anche soltanto i temi che saranno presenti sulla scheda del referendum:
– “superamento del bicameralismo paritario”: vero solo in minima parte, perché all’interno della riforma c’è una lunga lista di procedimenti legislativi che riguarderanno sia la Camera che il Senato; incoerente con la propaganda sul rendere più snello il procedimento legislativo.
– “riduzione del numero dei parlamentari” e “contenimento dei costi delle istituzioni”: vero solo in minima parte, si taglia pure un numero rilevante di senatori, ma il Senato resterà in attività, composto da consiglieri regionali e sindaci che non verranno eletti dagli elettori, ma dai consiglieri regionali stessi. E potrà perfino legiferare su materie di grande rilevanza! Inoltre non ci saranno risparmi superiori ai 50 milioni di euro [fonte: ragioneria di Stato]; per rendersi conto di quanto poco rappresenti questa cifra, basti pensare che accorpando il referendum sulle trivellazioni alle elezioni amministrative si sarebbero risparmiati 300 milioni di euro…
– “soppressione del CNEL”: questa sì, almeno una su quattro è vera (comunque per un risparmio estremamente ridotto: 9 milioni di euro).
E ci sarebbe comunque molto altro da dire: ad esempio riguardo alla neo-centralizzazione di materie importanti quali sanità, università, ambiente e energia (si, il governo potrebbe decidere di venire ad aprire un pozzo di petrolio sotto casa vostra, e nessuno potrebbe opporsi), oppure all’aumento delle firme necessarie per i referendum e per le proposte di legge popolari; ma al riguardo è stato scritto molto da esperti ben più autorevoli, tra cui quasi tutti i più importanti costituzionalisti italiani, che in larga parte bocciano questo progetto di riforma.
C’è un ultimo punto che mi preme di sottolineare: l’insostenibile leggerezza della propaganda a sostegno della riforma. Ma forse dovrei dire incoerente, sarebbe più onesto da parte mia.
Da quando si è iniziato a parlare di questa riforma, da parte del Governo ne abbiamo sentite di tutti i colori: in un continuum che va da “la riforma è fatta per non avere più Berlusconi al governo” a “è la riforma che voleva Berlusconi”, abbiamo assistito ad ogni sfumatura di accaparramento dei voti indecisi, senza alcuna coerenza interna al discorso pro-riforma. Un esempio particolarmente divertente al riguardo è l’accusa a chi fa campagna sul fronte del no di votare insieme a Brunetta, Salvini, e gentaglia simile; detto da chi governa insieme ad Alfano ed alla Lorenzin, per dirne due.
Ancor più ridicola è la continua accusa, sempre rivolta verso chi sostiene il rifiuto di questo progetto, di votare no per contrastare Renzi e di non saper contestare nel merito la riforma: eppure, sono gli stessi testimonial della riforma, Renzi in primis, a non essere mai entrati nel merito dei provvedimenti, esprimendosi per slogan e affrontando i temi costituzionali perlopiù in modo incompleto e poco dettagliato.
Diciamoci la verità: non tutti coloro che voteranno al referendum lo faranno perché convinti dei meriti e dei demeriti della riforma costituzionale; probabilmente è un errore, ma è ancor più grave che a non rispondere alle critiche nel merito sia chi quella riforma l’ha prodotta e la sostiene.
E mi chiedo: davanti a una propaganda così confusa, contraddittoria e incoerente, come si fa ad aver fiducia nel prodotto?
Lorenzo Fattori
Se posso aggiungere un elemento preoccupante di novità persino rispetto al berlusconismo della riforma costituzionale sonoramente bocciata nel 2006, Renzi lo scorso 2 ottobre, alla scuola di formazione del PD, ha annunciato la “discesa in campo” nelle scuole con queste parole testuali (non smentite):”Noi dobbiamo partire dalle scuole, dai licei, ciascuno si faccia un elenco”.
Siamo al Minculpop ma anche al ridicolo: Renzi e il minstro Giannini sono decisamente contrari a reintrodurre nelle scuole superiori lo studio del Diritto e della Costituzione abolito dalla Gelmini.
Non solo ma qualche giorno fa il MIUR ha firmato (con tutti i professori di Diritto inutilizzati nelle scuole) un protocollo di intesa con Consiglio Nazionale Forense per favorire “lezioni di legalità” impartite da avvocati del tutto privi di competenze pedagogiche.
Un bel “NO” si impone per contrapporsi alla leggerezza di chi vuole persino lasciare gli studenti ignoranti ma poi li vuole indottrinare ideologicamente.