Ormai sembra fatta. La sinistra italiana arancione, mainstream e senza falce e martello è completamente avvolta tra le note dell’inno alla gioia.

Per partiti di “sinistra europeista” sono costretto a considerare anche il Partito Democratico. Nonostante i Dem non abbiano più nulla da spartire con la sinistra, rimangono comunque i leader nel processo di costruzione di questi presunti “Stati Uniti d’Europa” di cui la propaganda giornalistica, televisiva (memorabili gli spot del “Ci vuole più europa” in piena campagna elettorale per le Europee del 2014) e culturale ci riempie.
Non ci vuole molto a notare come qualsiasi scusa sia buona per parlare di Europa: pensate un po’, se esistessero gli USE, avremmo avuto un medagliere ben più ampio del nostro da “semplici italiani”, peccato che la notizia sia stata ben smentita dai più attenti con buona pace degli europeisti.

Da quando il monopolio dell’euroscetticismo è caduto in mano all’estrema destra, per la sinistra non europeista la vita è diventata complicata tra accuse di conservatorismo, rossobrunismo (parola travisata dai liberali, radical-chic e dei sinistrosi mai anticapitalisti, ma sempre antisocialisti), nazionalismo e chi più ne ha, più ne metta.

La motivazione principale che ha spinto la sinistra ad abbracciare l’europeismo è un presunto internazionalismo, che altro non è che un cosmopolitismo mascherato buono solo per il mercato e non per i popoli. Ci si rifà al pensiero di Spinelli, ma si ignora tacitamente quello di Lenin sugli Stati Uniti d’Europa e sull’autodeterminazione dei popoli. Il rivoluzionario infatti diceva che “gli Stati Uniti d’Europa in regime capitalista sarebbero o impossibili o reazionari”, descrizione che calza a pennello con il periodo attuale.

Il sogno è finito con le avventure europee di Tsipras, mettiamoci l’anima in pace: questa Europa non è minimamente riformabile da sinistra se non sul piano dei diritti civili.

Da quando è mondo la sinistra dovrebbe essere quello schieramento politico che ha come obiettivo l’abbattimento della società capitalista a favore di quella socialista e l’Unione Europea è il primo nemico da abbattere per la realizzazione di questo obiettivo: nel Trattato Fondamentale di questa, infatti, si legge come vengano privilegiate le privatizzazioni (a discapito delle nazionalizzazioni) e del regime di concorrenza all’interno del mercato stesso. Parliamo del Trattato Fondamentale, non di un tovagliolo qualsiasi, questo per capire che questa Unione Europea è ben lontana dalla realizzazione del socialismo e dai problemi dei lavoratori. Stiamo parlando del risultato dell’operazione meno a sinistra di sempre.

Tuttavia la sinistra si ostina ad essere europeista, anzi, si vanta pure di esserlo e nel periodo della Brexit abbiamo visto di tutto: dai salotti culturali (capitanati dai vari Saviano) in cui si lamentava che i vecchi hanno rubato l’Europa ai giovani (poi scopri che solo meno della metà dei neo elettori è andata a votare), ai piagnistei degli Europeisti che sui social auguravano una sorta di collasso per la Gran Bretagna andando contro la decisione del voto del popolo, il tutto condito da aria di snobismo e superiorità degna della peggiore destra liberale. Sarebbe questa l’Europa democratica che lorsignori sognano?

La campagna a favore dell’uscita dalla UE di alcuni dei laburisti e del Partito Comunista Britannico chiamata “Lexit” è stata del tutto ignorata, come è stato ignorato il fatto che ad aver votato per la Brexit ci sia stata una buona fetta della working class britannica. Tutto questo non ha avuto un minimo di menzione da parte di nessun partito di sinistra italiana (ad esclusione di quelli comunisti) e la cosa che più mi ha messo i brividi è stato l’applauso unanime dato sui social a persone come Juncker responsabile di aver fatto un cazziatone (!) a Nigel Farage. Lo stesso Juncker che l’estate di un anno fa era il bersaglio preferito, insieme alla Merkel, di quella sinistra vicina ai problemi della Grecia guidata da Tsipras. Beh, se questa è la vostra Europa, allora io preferisco davvero non averne un minimo a che fare.

La sinistra dovrebbe iniziare a rivedere le sue priorità e i suoi punti di riferimento, che siano persone degne di esserlo e non chi, con tutto il rispetto, considerava necessaria una tensione russo-americana e una successiva guerra alla Unione Sovietica per realizzare l’Europa. Sì, sto parlando di Altiero Spinelli, il nuovo punto di riferimento non solo della sinistra, ma della politica europeista in generale.

Se la sinistra vuole puntare sulla cooperazione tra popoli allora deve tornare a parlare di internazionalismo, solidarietà tra popoli e socialismo, unico sistema economico e sociale che può permettere tutto questo abbandonando questa Unione Europea cosmopolita e capitalista.

Jacopo Sabato

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.